domenica 26 aprile 2020

Uno sa camminare sull'acqua l'altro è tutta passione

Dallo stesso libro dell'ultimo post, "La riserva di Castellaro Lagusello", vi voglio riportare l'animale e la pianta di questo mese.

Come animale ho scelto lo SVASSO; bellissimo uccello acquatico del quale, proprio in questo periodo, potete osservare la danza nuziale (Oltre che sul lago di Castellaro se ne possono vedere diversi anche sul Lago di Garda.), uno spettacolo MAGICO.



Svasso Maggiore - Podiceps Cristaus
Fra gli uccelli del lago è sicuramente uno dei più belli per forme, colori, portamento.
Per tutto l'anno lo possiamo osservare sullo specchio d'acqua libera; di tanto in tanto si tuffa per cacciare e riemerge poi, dopo un certo tempo, in un punto che può essere anche molto distante.


Nella sua danza
cammina sull'acqua
All'inizio della primavera, quando la coppia si forma, la complessa parata nuziale costituisce uno spettacolo affascinante, eseguito spesso nel mezzo del lago.
Il nido è un ammasso di vegetazione galleggiante, ancorato presso il bordo del canneto.
Appena nati i piccoli sono già in grado di allontanarsi dal nido e di nuotare.
Essi rimangono tuttavia accanto ai genitori, che per i primi tempi li portano spesso sul dorso e in tale posizione li imbeccano.



Guardando sul lago nella tarda primavera, è assai facile osservare tutta la famiglia, con i piccoli intorno oppure trasportati fra le piume degli adulti.




Anche il fiore da me scelto tra quelli presenti nella flora di Castellaro Lagusello è un fiore di grande bellezza: Il GIGLIO ROSSO.



Giglio rosso - Lilium bulbiferum
Il giglio rosso è uno dei fiori più belli tra quanti fioriscono nella conca morenica di Castellaro.
Esso vegeta abitualmente in montagna, sopra i 500 metri, nei prati freschi, ma nei nostri ambienti prediligie i boschi dove evidentemente trova un maggior grado di umidità.



Pianta alpina, è scesa verso la pianura incalzata dal ghiacciaio benacense che, all'epoca del suo massimo sviluppo, si è spino fino a Vota Mantovana.
Quando, con l'avvento di un clima più caldo, il ghiacciaio si è ritirato, il giglio rosso è restato sulle colline di Castellaro, ove ormai si era acclimatato.
Per la sua rarità e la sua bellezza merita il più assoluto rispetto e non va raccolto. E' specie protetta.


Nel linguaggio dei fiori:
"Brucio di passione"

venerdì 24 aprile 2020

Conosciamo il territorio mantovano

Il libro che vi voglio presentare oggi è uno di quei libri fotografici (con foto molto ben fatte) che presentano un territorio e le sue caratteristiche a possibili visitatori, ma anche a curiosi e appassionati dei bei luoghi.
Stampato nel 1990
LA RISERVA DI CASTELLARO LAGUSELLO 
NATURA E STORIA


Il lago di Castellaro è uno degli ultimi laghetti intramorenici esistenti nell'area collinare mantovana. Alla fine dell'ultima glaciazione infatti moltissimi laghetti andarono a colmare le conche e gli avvallamenti che separavano l'uno dall'alto i depositi di materiale incoerente spinti verso la pianura del ghiacciaio benacense.
Durante il lungo periodo, circa 20.000 anni, trascorso da allora, il naturale interramento ha lentamente trasformato gran parte dei laghetti da prima in zone paludose ed infine in praterie igrofile dominate dalle carici.


Man mano che il terreno torboso andava asciugandosi, comparivano ai bordi delle zone umide alcune piante legnose, salici ed ontani sopratutto, che formavano boschi igrofili sempre più consistenti. Saliceti e ontaneti si addensavano anche ai bordi di quei pochi laghetti che, per essere situati in conche profonde, e circoscritte, non furono interessati dall'interramento naturale.
Dai fontanili che si aprivano alla base delle colline prendevano origine numerosi rigagnoli che, solcando il terreno lentamente degradante, convergevano verso il centro della conca, mantenendo costante il livello dell'acqua.
Sono questi gli ambienti che ancor oggi caratterizzano la parte più bassa della conca di Castellaro.
.....


mercoledì 22 aprile 2020

Cartoline dalla SICILIA


".....
ho detto i Siciliani, avrei dovuto aggiungere la Sicilia, l'ambiente, il clima, il paesaggio. 
Queste sono le forze che insieme e forse più che le dominazioni estranee e gl'incongrui stupri hanno formato l'animo: questo paesaggio che ignora le vie di mezzo fra la mollezza lasciva e l'asprezza dannata; che non è mai meschino, terra terra, distensivo, umano, come dovrebbe essere un paese fatto per la dimora di esseri razionali; questo paese che a poche miglia di distanza ha 


l'inferno attorno a Randazzo e la bellezza della baia di Taormina, ambedue fuor di misura, quindi pericolosi; questo clima che c'infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste; questa nostra estate lunga e tetra quanto l'inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo; Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come sulle città maledette della Bibbia; .....
e dopo ancora, le pioggie, sempre tempestose che fanno impazzire i torrenti asciutti, che annegano bestie e uomini proprio lì dove una settimana prima le une e gli altri crepavano di sete.



Questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche, del passato, magnifici ma incomprensibili perché non edificati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti; .....
hanno formato il carattere nostro."
.....
Da "IL GATTOPARDO" di Tomasi di Lampedusa 1957



Messina, in questo pomeriggio di sole spietato, è arsa e flagellata dal vento e dalla polvere. Fra le vie rinascenti rimangono ancora, e appaiono da varie parti ad angustiare la vista, i quartieri in rovina. Il vento saltabeccante vi va a grufolare e a levar polvere dolorosa. Poi la reca in giro, ostinato e destinato a toglierla e a riportarla dove l'aveva portata e ritolta.
Da otto mesi non piove.



Il vento non lascia pace. Due grossi trealberi che bordeggiano per entrare in porto mi attirano, alti e bianchi di vele, sul molo a guardarli.



Il vento sbatte il denso fumo d'un postale sull'acqua azzurra del porto, che freme e si corrusca e par che voglia sfuggirgli invano verso l'ancor più cupo azzurro dello Stretto. Di fronte Villa San Giovanni è tanto candida che abbaglia. Ho visto in Sardegna e rivedo in Sicilia queste luci in cui gli oggetti bruciano di sole, e questi straripamenti di azzurro marittimo.
Da "Italia per terra e per mare" di Riccardo Bachelli 




Capire la TECNICA

Col libro di oggi abbandoniamo passeggiate e relax per tornare a scuola!
Più esattamente all'ora di tecnica. Non vi piace? Niente paura questa vi piacerà!!!
Da Ciò che io voglio sapere della TECNICA 
di Axel Rex 1973



Da circa un milione di anni esistono su questo pianeta gli uomini, esseri viventi dall'andatura eretta, dal pensiero cosciente e dalla capacità di approntare attrezzi e utensili. Da quel periodo è cominciata anche quella che noi chiamiamo tecnica. Per molte migliaia di anni il suo sviluppo fu lentissimo.
Da utensili di legno e d'osso si passo a più efficaci attrezzi ed armi in pietra, fino a che, poche migliaia d'anni avanti l'inizio dell'era cristiana, si imparò a ricavare i metalli dai minerali. Dalle caverne e dalle buche ci si trasferì in capanni di argilla, rami e arbusti, in abitazioni di pietra sbozzata o cotta. Si imparò la tecnica di preparare il fuoco e la tecnica di allevare gli animali e coltivare le piante.



Tutte queste capacità assicurarono all'uomo una posizione preminente di fronte al suo parente prossimo, l'animale. Il pensiero creatore, la curiosità e la fantasia, lo spirito di avventura e la passione per la scoperta fecero progredire la tecnica; la paura del nuovo e dello sconosciuto, l'incapacità o il timore di sostituire le idee e le consuetudini ereditate con le nuove, la incepparono. Oggi ci troviamo di fronte ad un mondo altamente tecnicizzato.
Il 21 luglio 1969 due uomini approdarono su di un corpo extraterrestre, la Luna. La loro straordinaria impresa illumina, come forse nessun'altra, le possibilità economiche, scientifiche e tecniche dell'uomo.
Eppure tutto ciò è solo un modesto inizio.



lunedì 20 aprile 2020

Storia Antica

Oggi con questo libro andiamo a passeggiare tra le rovine di un antico palazzo macedone (restando tranquillamente a casa), più esattamente a Verghina con l'archeologo Andronicos.
Da VERGHINA Le tombe reali di Manolis Andronicos   1997:

.....
Il palazzo si trova a breve distanza, a Sud-Est, dal villaggio di Verghina.
E' edificato in una posizione eccezionale, sia per il panorama sia per la sicurezza che il luogo offre sulle pendici settentrionali dei Pieria, che dominano su tutta la zona del basso Aliacmone. Vale la pena riportare la descrizione della località che fa Heuzey con la disposizione poetica caratteristica degli archeologi del secolo scorso.



"Difficilmente si sarebbe potuto immaginare una posizione migliore. Da qui gli occhi dell'osservatore abbracciano un maestoso orizzonte. Oltre la fitta linea dei fronzuti alberi, che segnano e sottolineano il percorso dell'Aliacmone, tutta la pianura della Macedonia si sviluppa sotto i nostri occhi come un prato infinito.



Verso Nord il monte Paiko descrive il suo ripido cono e protende verso Est una lunga discesa, alla cui estremità si sarebbe potuto scorgere, negli anni antichi, gli alti frontoni e le costruzioni di Pella che emergevano.  Più oltre, nella stessa direzione, le depressioni si allontanano e piano piano scompaiono nell'infinito, lasciando indovinare la vicinanza del mare, senza però poterlo vedere da nessuna parte.



Al contrario, verso Ovest e più vicino all'osservatore, si estende il Vermio, con i gradini delle sue terrazze, boscosi o coltivati, e alle sue pendici si estende la grande città di Verria, la quale tra i profumi delle rose in fiore e i freschi mormorii dei suoi torrenti, indica ancora oggi la posizione dei giardini del re Mida e dell'antico paradiso dei Frigi."
La grandezza e lo splendore dell'edificio fecero arrivare lo Heuzey alla deduzione che si trattasse di un palazzo.
Questa opinione è stata accettata anche da Romeos e da noi moderni scavatori.
.....






domenica 12 aprile 2020

PASQUA 2020 (state a casa?)

E anche questa PASQUA 2020 è alla fine.
Una Pasqua (state a casa, non vi muovete, state soli, ecc.) che chissà come verrà ricordata: con serietà del tipo "che eroi i nostri avi" o ridendo come matti del tipo "che imbecilli i nostri antenati a credere che così si sconfigge un virus).
In entrambi i casi noi, e per noi intendo la mia famiglia, siamo stati ligi al dovere, alla legge, al rispetto delle paure degli altri, ecc. 
Ne saremo orgogliosi? Ci diremo sciocchi? Non so!
In ogni caso noi abbiamo passato una BUONA PASQUA  e spero lo stesso per voi.
Un abbraccio, un saluto, al prossimo BLOG.



venerdì 10 aprile 2020

L'albero di PASQUA

Dalla stessa enciclopedia per ragazzi dalla quale ho trascritto IL GATTO ora vi scrivo di un bellissimo albero che quando fiorisce annuncia la PASQUA: 
Il Ciliegio
Un grande ciliegio fiorito sullo sfondo di un cielo celeste e sereno è qualcosa di immensamente bello che prepara l'animo all'arrivo della gioia della resurezzione.
Da CONOSCERE enciclopedia per ragazzi dei Fratelli Fabbri Editori 1963 volume II. 




Ogni anno la fioritura dei ciliegi annuncia la primavera e il loro frutto inaugura trionfalmente la bella stagione.
Col suo rosso smagliante, sia che trabocchi dai canestri dei fruttivendoli, sia che occhieggi sull'albero, la ciliegia ci da sempre letizia: comincia l'estate, la stagione tanto ricca di frutta fresca e dolce.
Il ciliegio appartiene al genere Prunus e alla famiglia delle Rosacee. Suoi prossimi parenti, appartenenti cioè alla stessa famiglia, sono il susino, il melo, il pero, il mandorlo, l'albicocco, il pesco, il nespolo, la fragola, il lampone e il rovo.



Esistono diverse specie di ciliegi. Le principali sono: 
Prunus avium, chiamato ciliegio di montagna o ciliegio agreste. Cresce spontaneamente nei boschi d'Europa centrale e dell'Italia. E' un albero che raggiunge l'altezza di 15-20 metri; il suo frutto è piccolo e molto dolce.
Prunus mahaleb, chiamato ciliegio di Santa Lucia o anche magaleppo. E' un arbusto cespuglioso, che da un frutto di nessun valore ma serve ottimamente come sostegno per l'innesto.
Prunus cerasus, chiamato visciolo o amaresco. Raggiunge la modesta altezza di 3 o 4 metri; il frutto ha polpa molto sugosa, di sapore aciduolo, spesso amarognolo; è chiamato comunemente amarena. Questa pianta è originaria dell'Asia Minore. Venne portata in Italia da Lucullo, generale romano famoso per la sfarzosità dei suoi banchetti. In alcuni scritti antichi si legge che Lucullo raccolse la pianta a Cerasonte, città dell'Asia Minore, e la trapiantò nei suoi giardini, circa 65 anni prima di Cristo.



Il ciliegio, rispetto al clima, è poco esigente; esso cresce in qualsiasi zona, dalla Sicilia alle Alpi. E' una delle piante da frutto più resistenti al freddo; infatti la temperatura diventa mortale per il ciliegio solo se giunge a 30 gradi sotto zero. Inoltre esso si adatta alla maggior parte dei terreni; teme soltanto il terreno troppo umido.




I fiori del ciliegio escono a mazzetti di  tre o quattro da un'unica gemma.
Questa disposizione (chiamata infiorescenza)
favorisce il richiamo visivo per gli insetti
che contribuiscono al trasporto del polline
dalle antere ai pistilli dei fiori.


La foglia appena uscita dalla gemma,
è piegata lungo la nervatura principale
e le due metà rimangono per qualche tempo incollate
una sull'altra da una specie di resina:
si ha l'impressione di una foglia con un unico lembo.
In questo modo la pianta protegge le foglie,
ancora sottili e delicate,
dal calore del sole.







giovedì 9 aprile 2020

GATTO enciclopedico

In questo periodo dove siamo tutti invitati con insistenza a "stare a casa" ci farebbe comodo una bella compagnia affettuosa come quella di un 
Gatto
Tratta da un enciclopedia per ragazzi stampata nel 1963, ricca di bellissime illustrazioni, non fotografie ma disegni, eccovi la pagina dedicata a questo affascinante animale:


IL GATTO
Non c'è casa di campagna o di città che non ospiti un gatto.
Ma perché questo animale solitario, indifferente ci è simpatico?
Perché ha la fortuna di essere molto grazioso. Ci piace il suo musetto baffuto e accarezziamo volentieri il suo morbido pelo. 
Il gatto fu particolarmente caro agli antichi Egiziani, i quali lo consideravano un animale sacro. Nessuno poteva uccidere i gatti; la punizione era la condanna a morte.


Il gatto è un animale pacifico, ma fino a un certo punto: non da fastidio a nessuno, ma vuole essere lasciato in pace. Molti bimbi sanno che se esso ha tentato di graffiarli è perché prima lo hanno molestato ben bene. Se viene lasciato tranquillo, il gatto è preoccupato sopratutto di due cose: riposare al sole, o al calduccio di una stufa e leccarsi con la massima cura il pelo per mantenerlo lustro e ben pulito. 
Ma non è detto che sia un poltrone incorreggibile, incapace di rendere qualche servizio utile. Se la vostra casa è visitata dai topi, lasciate fare al gatto: in breve tempo vi libererà da questi animali dannosi.


Non si creda però che il gatto si cibi soltanto di topi; sappiate anzi che esso è un buongustaio: si nutre sopratutto di latte, di pesce fresco e di carne cotta e cruda. E' solo quando non trova niente di tutto questo che si accontenta di topi, cavallette, lucertole e scarafaggi.

Il gatto comune, chiamato anche "europeo"
perché molto diffuso nel nostro continente,
presenta una grande varietà di esemplari.
Esso può essere a tinta unita
(bianco, nero, rossiccio, cenerino),
a strisce di due colori e raramente anche tricolore.
Gli occhi del gatto europeo sono di solito gialli o verdi;
i gatti dal pelo bianco possono anche averli azzurri.

Il gatto siamese, così chiamato perché la razza
 a cui appartiene è originaria del Sian,
ha il corpo ricoperto da un pelo color sabbia,
che diventa marrone molto scuro sul muso,
sulle orecchie, sulle zampe, sulla coda.
Il gatto siamese ha grandi occhi azzurri.

Un gatto  dal pelo molto lungo e folto è quello persiano.
I gatti di questa razza, originaria della Persia,
hanno pelo lungo, zampe corte, muso piccolo e schiacciato,
 testa larga e piuttosto tonda.
Possono avere occhi verdi, azzurri, gialli
e persino arancioni.
Molto raro il gatto persiano nero.


CARTA DI IDENTITA' DEL GATTO

Età a cui può giungere: fino a 15 anni.
Velocità in corsa: 40 km all'ora.
Quantità di cibo giornaliera: 300 gr.
Peso massimo: 7 km.

venerdì 3 aprile 2020

DOMENICA "BORGHESE"

Anche il libro di oggi non posso non definirlo insolito, curioso, originale.
Si tratta del bel libro VESTIRE UNA BAMBINA di CLARA AGNELLI in NUVOLETTI. 
Libro da sfogliare e ammirare (belle fotografie, begli spunti sartoriali) e, anche e sopratutto, leggere.
Ho scelto di accompagnare lo scritto con  immagini pubblicitarie, datate, di momenti passati in casa.


MATTINO DI DOMENICA

Che sorpresa, una domenica in vestaglia, una domenica milanese di oggi senza week-end!
Ma è proprio una domenica d'altri tempi. Una di quelle lunghe, forse noiosette domeniche che si trascinavano pigre ma non vuote, si girava per casa appunto in vestaglia, un poco tutti, vogliamo dire anche i genitori, per la crassa matinée della famiglia in un giorno senza ufficio, senza commissioni, senza scuola, finalmente da buoni disoccupati benestanti, in attesa dell'impegno unico ma inderogabile della Messa, possibilmente in San Babila o in San Carlo, per la onesta parata di qualche lusso, per l'occasione di qualche innocente pettegolezzo: Povero caro , come è invecchiato il Luigello; ma quella Carolina non diventerà mai una signora con tutti i suoi gioielli portati in parata alla chiesa che pare la Madonna delle Grazie.


Così le ore passano lente nella casa oggi meno frastornata dai crescenti rumori della strada di una Milano che sarà diventata si, una gran città ma le strade fuori che inferno con tutte quelle macchine automobili che ormai non si può nemmeno più andare in carrozza.


Intanto per le stanze si diffondono odori invitanti, aroma di zafferano d'Aquila perché il padrone di casa non decampa, la domenica in casa non può mancare, ci deve essere il "suo" risotto fatto in abbondanza, che se mai la sera lo si passerà al salto. Bisogna anche contentare il nonno, ecco perché dalla cucina esce un profumo dolce e acuto, quello del marsala per le scaloppine, che a conforto dei bambini si accompagneranno con montagne di patate fritte.
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giovedì 2 aprile 2020

MA STARE CHIUSI IN CASA NON E' UNA TRAGEDIA

Da un editoriale di DACIA MARAINI


..... Ma stare chiusi in casa non è una tragedia.
E' una occasione per riflettere, leggere, ascoltare musica, parlare con i propri cari.
Ma, scusi, perché leggere è così importante? Me lo hanno chiesto tante volte gli studenti delle scuole.
Beh, prima di tutto perché ti permette di viaggiare nel tempo e nello spazio. Pensa che libertà dà a chi è costretto in uno spazio limitato. Basta un battito di ciglia che si trasforma in un battito di ali e ti porta lontano.


Mi viene in mente un bellissimo racconto di Montale.
Vi si narra di un uomo per l'appunto che se ne sta chiuso in casa perché sta sfuggendo ai nazisti.
La finestra si apre e un uccello gli dice: vieni, andiamo in Inghilterra. Lui è perplesso, ma monta sul davanzale e scopre, in effetti, che basta allargare le braccia per volare, e così, vola vola, si trova a Londra nella casa di un amico che a lui, affamato, offre un pollo arrosto.
Ecco, la lettura ha questa capacità di farci volare fuori dalla finestra e portarci in strane case dove si mangia quando si soffre la fame o dove si parla di libertà quando la libertà viene negata.
Chi legge un libro lo riscrive. E leggendo, mette in moto l'immaginazione che è il motore più potente del nostro cervello.


Solo l'immaginazione ci può fare capire la sofferenza altrui, solo l'immaginazione ci permette di affrontare i pericoli di un futuro guerresco, solo l'immaginazione ci può far sentire la bellezza del pensiero e dell'amore. Per questo leggere è formativo. .....
..... Restare a casa vuol dire guadagnare un tempo in più, che ci permette di leggere un libro: con un battito di ali ci porta lontano, col tempo dinamico dell'immaginazione, in un paesaggio sconosciuto e tutto da percorrere.

Se gradite leggerlo interamente (molto bello) lo trovate sul settimanale 7 del 20 marzo 2020.