martedì 30 ottobre 2018

Serie Autori: KAREL CAPEK cecoslovacco


Karel Capek (1890-1938) è il maggior narratore boemo fra le due guerre.
Dopo studi di filosofia a Praga, Berlino e Parigi, iniziò la carriera giornalistica a Praga, viaggiando largamente fra il 1920 e il 1930 per l'Europa, dove era noto per le sue "utopie nere" che mostrano come le scoperte scientifiche e il progresso tecnologico costringono l'uomo a rivolte titaniche.
Così nel dramma R.U.R.(1920) l'uomo costruisce una macchina simile a sé (il suo nome robot è diventato un termine internazionale), più precisa e fidata dell'uomo stesso, che presto però lo domina e lo minaccia, benché all'ultimo l'uomo si salvi.
La crescente minaccia alla democrazia e all'indipendenza della Cecoslovacchia da parte della Germania hitleriana fece scrivere a Capek  una serie di opere intese ad ammonire e a mobilitare, fino ad esortare alla resistenza armata contro l'invasione.



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Mi faccia vedere", disse il dott.Mejzlìk con aria accondiscendente.
"Non vale niente", si schermì il poeta. "Tuttavia se proprio vuole, gliela leggerò".
Detto questo sgranò gli occhi con espressione ispirata e, prolungando come in una cantilena le sillabe lunghe, prese a recitare: "Marcia di oscure case un due fermarsi / l'alba suona il mandolino / perché fanciulla perché arrossisci / andremo con una macchina 120 HP ai confini del mondo / oppure a Sigapore /  fermate fermate la macchina vola / il nostro grande amore è nella polvere / fanciulla fiore spezzato / collo di cigno seno tamburo piatti / perché tanto pianto"!
"E questo è tutto", asserì Jaroslav Nerad.
"Ma mi dica un po' per cortesia", disse il dott. Mejzlìk, "che significherebbe tutto questo?".
"Ma è chiaro è quell'incidente con l'auto", si stupì il poeta. "Non si capisce forse?".
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Da "Racconti dall'una e dall'altra tasca" (Il poeta)



venerdì 26 ottobre 2018

Serie Autori: TIBOR DERY ungherese


Nato a Budapest nel 1894, morto a Budapest nel 1977, Tibor Déry,, il maggior narratore ungherese contemporaneo, narrò in romanzi e racconti il destino della gente qualunque coinvolta nel turbine delle esperienze rivoluzionarie e controrivoluzionarie dei Paesi dell'Est, esperienze che segnarono e determinarono anche la sua vita.
aveva preso parte alla rivoluzione ungherese del marzo 1919. dopo il suo fallimento si esilio nell'Europa occidentale.
Tornò in Ungheria alla vigilia della Seconda guerra mondiale e fu imprigionato dal regime di Horthy.
Nel 1945 entrò nel movimento rivoluzionario pro-sovietico, ma deluso dal regime Rakosi dopo un decennio reagì alla tirannia staliniana facendosene oppositore. Arrestato e costretto al silenzio dopo la grande rivolta del 1856, fu liberato e riabilitato nel 1960 e gli fu assegnato il premio letterario Kossoth nel 1973.
Nelle opere più recenti aveva dato maggior spazio alle ironiche osservazioni sulle debolezze dell'uomo, sui mali della società e su quelli degli anni che avanzano.



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Il sole primaverile era chiaro, caldo, l'aria indugiava immobile, come un blocco di cristallo senza peso, lievemente oscillante in sé, sopra l'ampia corrente.
Dall'altra parte, sulla riva del Pest si allungava la lunga fila grigio polvere dei magazzini cittadini, tremante dentro lo splendore cristallino.
Più lontano, sulla destra, alcune ciminiere nere tagliavano l'orizzonte e disegnavano tratti sottili dentro il cielo azzurro.
Il Danubio scorreva in silenzio, non un'onda increspava la sua superficie. 
Se dalla zona della fabbrica non fosse arrivato un penetrante odore di ammoniaca che tagliava l'aria, se la sabbia non fosse stata piena di detriti, Bòdi si sarebbe senz'altro sdraiato sulla riva.
Il muro rosso di mattoni splendeva nel sole. 
Presso uno dei suoi rientri, questa volta lontano dal reparto IV Bòdi inciampò di nuovo in un pezzo di cinghia. Lo scavalcò e continuo a camminare. Dal fiume venne un soffio d'aria, che disperse l'odore di ammoniaca.
" 'giorno, Bòdi", lo salutò il caporeparto. "Sei di nuovo in gamba?".
"Si", disse Bòdi.
"L'influenza?".
"Si".
Il caporeparto si mise a sfogliare le sue carte. "Anch'io, di questi tempi ogni tanto me la becco. Bisognerebbe prendere il Germicid".
"Si, infatti l'ho preso".
Il caporeparto si alzò, si fece riscivolare sul naso gli occhiali con la montatura di metallo e si avvicinò alla porta. Passando davanti a Bòdi gli diede una manata amichevole sulle spalle.
"Non essere giù di morale, vecchio!", disse. "Anche 'sta volta ce la caveremo, no?".
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Da La resa dei conti (Dietro il muro)





mercoledì 24 ottobre 2018

Serie Autori: NIKOLAJ SEMENOVIC LESKOV russo


Pochi narratori hanno avuto come Nicolaj Semenovic Leskov (1831-1895) una così vasta conoscenza della Russia, una così straordinaria ricchezza di lessico, una così stretta vicinanza allo spirito della favola e della leggenda.
Un misto di favola e leggenda, ad esempio, è alla base del "Viaggiatore incantato" (1873), la più nota delle sue opere.



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Dopo la tragica e dolorosissima fine del defunto sovrano, sotto il quale la nostra generazione godette giorni tiepidi, primaverili, molti di noi, seguendo un uso abbastanza diffuso nella società umana, desiderammo possedere un qualsiasi oggetto che ci ricordasse il nostro caro defunto.
A questo scopo gli adoratori del defunto sovrano scelsero le cose più diverse, in prevalenza però fra quelle che si possono portare sempre con sé. 
Alcuni comperarono dei ritratti in miniatura del defunto sovrano e li posero nei portafogli o in medaglioni da portare con l'orologio, altri fecero incidere in oggetti cari la data della sua nascita e quella della sua morte; pochi infine comprarono delle pietre di Alessandro II, con le quali fecero montare degli anelli da portare sempre al dito.
Questi anelli con l'alessandrite erano considerati il ricordo più caro e più raro e, forse, il più caratteristico, e chi era riuscito ad averne uno non si separava mai da esso.
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Da "Romanzi e Racconti" (L'alessandrite)



Conoscere ADHD

Fuoritema vi propongo un incontro che potrebbe interessarvi:


La  relatrice è quella stessa Tonini Alice di cui vi ho parlato nel post precedente (per questo mi pareva giusto proporvelo).

Vi aspettiamo numerosi!!!
Per ulteriori informazioni scrivetemi e vi risponderò il prima possibile.

martedì 23 ottobre 2018

libridialice.blogspot

Oggi vi ripropongo il blog dell'amica Alice Tonini "ilibridialice.blogspot".
Dovete assolutamente leggere il suo ultimo post e commentarlo, cosa che intendo fare anche io, così da poter avviare un bel dialogo su un argomento che io trovo interessante ed attuale, per chi come noi ama la lettura.
Potrebbero venirne fuori belle idee. 



sabato 20 ottobre 2018

FIERA DI SAN LUCA (21 OTT.)

Domani...
Domenica 21 OTTOBRE a Castelgoffredo ( MN )
in occasione della Fiera di San Luca 
oltre alle classiche bancarelle e giostre 
la PROLOCO ha organizzato:




e ancora....

Mentre al MAST  (Museo-Arte-Storia Territorio) torna l'appuntamento mensile col:



Impossibile mancare! 
Le cose da vedere, provare ed assaggiare saranno tante e... meritevoli.
Vi aspetto; dato che sarò presente col mio banco, ma non di libri, per questa volta.
A DOMENICA !!!

venerdì 19 ottobre 2018

Serie Autori: LEV NICOLAEVIC TOLSTOJ russo



LEV NICOLAEVIC TOLSTOJ (1828-1910) è lo scrittore più celebre del mondo a cavallo dei due secoli, universalmente apprezzato per i romanzi limpidamente popolari (Guerra e pace, 1865-69; Anna Karenina, 1875-77; Resurrezione, 1899) 
Aristocratico e individualista, Tolstoj tentò negli ultimi anni di condurre vita di povero contadino; temperamento sensuale, diventò un intransigente puritano; animato da singolare vitalità, temeva la morte quasi a ogni passo.
Spinto da vivo bisogno di coerenza e di giustizia, finì col collocare, non senza aggressività, tutta la sua fede nel progressivo sviluppo morale del popolo verso l'amore, la concordia, la fraternità, il rifiuto della violenza, della proprietà, dei governi, delle chiese, e col propagare infaticabilmente le sue idee sull'educazione, la storia e l'arte, non solo nei famosi romanzi, ma anche in racconti, saggi e drammi didattici che ne fecero una vera potenza morale in Russia e fuori.
L'edizione completa delle opere di Tolstoj, inclusi lettere e diari, comprende novanta volumi.



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Egli, con sua grande meraviglia, fece esperienza come tra una persona e l'altra, all'infuori di quei rapporti che derivano dal vicendevole bisogno, esistono anche degli altri rapporti d'una natura specialissima: non si trattava più che a una certa persona fosse indispensabile pulire le scarpe, o recapitare una compera, o attaccare i cavalli; si trattava che una certa persona, così senza nessun motivo, diventava indispensabile a un'altra persona, diventava indispensabile farle dei piaceri, circondarla di gentilezze: e proprio lui, Aljòsa, era questa persona, rispetto a cui si palesava una simile necessità.
Ne fece esperienza per mezzo d'Ustìnja, la cuoca.



Ustìnja era orfana, giovane , lavoratora anche lei quanto Aljòsa. 
La ragazza aveva cominciato a sentir pena e tenerezza per Aljòsa: e Aljòsa, per la prima volta in vita sua, s'accorse che lui, proprio lui - non già i suoi servizi, ma lui in persona - era indispensabile a un'altra persona. Quando la madre fli dimostrava la sua tenerezza, lui non ci aveva mai fatto caso, gli era sembrato che fosse una cosa naturale, che fosse la stessa cosa come se lui avesse tenerezza per sé stesso. Ma qui, tutt'a un tratto, che cosa vide? Che Ustìnja, una persona completamente estranea, pure, ecco, gli dimostra della tenerezza, lascia in serbo per lui in una casseruola la polentina condita con l'olio, e, mentre lui mangia,  appoggiata col mento sul braccio rimboccato, lo sta a guardare. E anche lui le dà un'occhiata, e lei si mette a ridere, e anche lui si mette a ridere.
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Da "Racconti" (Aljòsa Gorsok)




giovedì 18 ottobre 2018

martedì 16 ottobre 2018

Serie Autori: ATSUSHI NAKAJIMA giapponese



ATSUSHI NAKAJIMA (1909-1942) era nato in Giappone (Tokyo) in una famiglia di eruditi cultori della letteratura cinese, ed era egli stesso un approfondito conoscitore delle opere cinesi classiche, cosa ormai rara nel Giappone di quegli anni.
Aveva del pari studiato con impegno le letterature francese, inglese e tedesca.
I racconti che gli avevano procurato celebrità nonostante i suoi giovani anni, portano il segno dell'erudizione come della personalissima immaginazione, che spesso fa pensare ad AKUTAGAWA e talvolta anche a KAFKA.



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Fuori dalla finestra dov'era appesa la cimice, il paesaggio mutava lentamente d'aspetto. Il sole primaverile che splendeva luminoso lasciò il posto al fulgore violento dell'estate. Le anitre selvatiche attraversarono poi il cielo limpido di autunno, e di lì a poco un nevischio cadde dal cielo grigio e freddoloso.
Chi-ch'ang perseverava con pazienza a fissare il piccolo insetto pruriginoso dell'Ordine degli emitteri appeso al capello. La cimice fu cambiata decine e decine di volte e intanto passarono tre anni di tempo.
Un giorno Chi-ch'ang si accorse d'improvviso che la cimice alla finestra gli sembrava grande come un cavallo. "Fatto!", esclamò Chi-ch'ang e uscì di casa. E dubitò della propria vista. Gli uomini erano torri altissime. I cavalli, montagne. I maiali sembravano colline e le galline castelli. Saltando di gioia, Chi-ch'ang rientrò in casa, e mirando la cimice alla finestra tese un arco con la freccia. La freccia penetrò ammirevolmente il cuore della cimice e non spezzò nemmeno il capello al quale era legata.
Chi-ch'ang si recò immediatamente dal maestro ad annunciargli l'accaduto. Fei-wei balzò in piedi e,battendo il petto,gli fece per la prima volta un elogio dicendogli: bravo. 
Poi cominciò subito a insegnare a Chi-ch'ang tutti i segreti profondi dell'arte del tiro, nessuno escluso.
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Da "Narratori giapponesi moderni" (Il virtuoso o L'arciere)



giovedì 11 ottobre 2018

Serie Autori: NAOYA SHIGA giapponese


Naoya Shiga (1883-1966) ha studiato letteratura inglese all'università di Tokyo ed è uno dei maggiori scrittori giapponesi moderni, un maestro per la generazione successiva, grazie in primo luogo alle sue qualità di stile, che mirano alla maggior armonia e densità col minor numero di parole: ne risulta un linguaggio chiaro, teso, delicato, di ingannevole semplicità e, nonostante l'interesse per le emozioni umane, con un minimo di sentimentalità.
Come nel racconto "Il delitto di Han" (1913) dove la confessione del giocoliere Han, sincera fino alla disperazione, lascia nel mistero la parte segreta del suo gesto.


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Con sommo stupore di tutti i presenti, il giovane giocoliere cinese Han recise la carotide della moglie con uno dei suoi pesanti coltelli nel corso di un'esibizione.
La giovane donna morì sul colpo. 
Han fu tratto immediatamente in arresto.
sulla scena del delitto erano presenti il direttore della compagnia, l'aiutante cinese di Han, il presentatore dello spettacolo, e più di trecento spettatori. C'era anche un poliziotto che si teneva di fazione alle spalle del pubblico. 
Nonostante la presenza di tutti questi testimoni, era un assoluto mistero se la morte fosse stata intenzionale o accidentale.
Han agiva come segue: sua moglie si poneva ritta davanti a una tavola di legno pressapoco delle dimensioni di una porta, e da una distanza di circa quattro metri, Han lanciava nella sua direzione i suoi grossi coltelli in modo che andassero a conficcarsi nella tavola di legno a un cinque centimetri di distanza dalla donna, formandole come un'aureola tutt'attorno al corpo.
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Da "Narratori giapponesi moderni" (Il delitto di Han)



sabato 6 ottobre 2018

..... e anche...



Domani a LIBRISOTTOIPORTICI.....

Il 23 AGOSTO ho scritto di un libro "I GIOCHI DELLE OMBRE" che mi sarebbe piaciuto voi leggeste. Lo avete fatto? Bravi! Non lo avete letto? Peccato! 
Ad ogni modo, domani, Domenica 7 Ottobre, a Librisottoiportici potrete incontrare l'autrice di queste 120 pagine, Tonini Alice
Una giovane semplice, con tanta fantasia, che si è cimentata per la prima volta con la scrittura e proprio per questo abbisogna del vostro, anzi, nostro appoggio, consiglio, critica.

Allora domani alle 10,30, se il tempo è bello, (in caso di cattivo tempo l'incontro sarà al MAST) tutti in piazza a conoscere Alice e naturalmente a caccia di nuove letture "sotto i portici". 

Vi aspetto!!! 

giovedì 4 ottobre 2018

PROMEMORIA LIBRISOTTOIPORTICI


CastelGoffredo   MN
Domenica 7 OTTOBRE  
 LIBRISOTTOIPORTICI

Con tantissime iniziative:




Io ci sarò, col mio banco ricco di libri bellissimi, e voi verrete???

mercoledì 3 ottobre 2018

Serie Autori: RYUNOSUKE AKUTAGAWA giapponese


Riunosuke Akutagawa (ma secondo l'uso giapponese il cognome si dovrebbe mettere per primo), nato a Tokio nel 1892, fu uno dei primi fra gli scrittori giapponesi moderni. contemporaneo di Kafka, conoscitore delle letterature occidentali, di quella inglese e di Swist in particolare, sviluppò la propria sensibilità in una ironia limpida e amara, a volte grottesca. affetto da grave esaurimento, si tolse la vita nel 1927 col veronal. In una lettera a un amico attribuiva la ragione del suicidio a "un vago senso di insicurezza".



Da due suoi racconti, Nel bosco e Rashomon fu tratto il film che nel 1952 vinse il Festival di Venezia. Sono due fra le sue primissime opere, e Rashomon (1915) che è esemplare, prende le mosse, come molti suoi racconti, dal Kanjaku Monogatari, una raccolta di novelle che risalgono al XI secolo. Nella cornice degli avvenimenti Akutagawa mette l'interpretazione psicologica e il suo stile brillante. 
Fu subito, in Giappone, un notevole successo.



Nei rimanenti dodici anni della sua vita visse a Tokio, dedicandosi interamente alla letteratura; oltre a poesie e a qualche saggio, scrisse sopratutto racconti, circa 150, fra i quali un bizzarro e breve romanzo utopico-allegorico, Kappa, una settantina di pagine dove un pazzo narra la vita e i costumi dei Kappa, esseri immaginari di tradizione popolare la cui più appariscente prerogativa è quella di mimetizzarsi, come i camaleonti.
Il maggior premio letterario giapponese porta oggi il nome di AKUTAGAWA.



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Nel frattempo, altre centinaia di dannati emergevano contorcendosi fuori dalla Palude di Sangue e prendevano ad arrampicarsi in lunga colonna su per il sottile filo lucente, muovendosi convulsi ed avvicinandosi inesorabilmente, con inverosimile costanza.
Era necessario far qualcosa!
E Kandhata, con quanta voce aveva gridò: "Ehi voi, dannati peccatori! Chi v'ha detto che potete arrampicarvi lungo questo filo? Non sapete ch'è mio? Giù, presto, presto!".
In quello stesso istante, il filo di ragnatela che fin lì era risultato così robusto, d'improvviso si spezzò nel punto preciso dove Kandhata si teneva stretto. e subito, ancor prima di poter gridare, il peccatore capitombolò ruotando nel vuoto come una trottola, e in un baleno s'immerse a capofitto nella profondità tenebrosa dell'Inferno.
Della scena di qualche minuto prima non restava che il filo mozzo del ragno del Paradiso, tremulo e lucente nel cielo senza luna e senza stelle.
Kandhata, spinto da insensato egoismo, aveva impedito agli altri di seguirlo fuori dall'Inferno, ed era stato perciò giustamente punito e ricacciato nella profondità delle tenebre.
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Tratto da "Kappa"  (Il santone)



lunedì 1 ottobre 2018

Inizio Serie Autori: LU HSUN cinese

Eccoci di nuovo a parlare di scrittori e di vecchi articoli di giornale.
Si tratta di vecchi settimanali, di poco più di 20 anni fa, tenuti da parte per la presenza di una serie di racconti.
Non intendo, naturalmente, trascrivere i racconti ma approfittare degli spazi dedicati all'autore per una maggiore conoscenza di questi. 
Certo non saranno articoli esaurienti come quelli dedicati a Salgari e Smith, solo trafiletti, che comunque spero vi farà piacere leggere per curiosità, trattandosi in molti casi di autori poco conosciuti.
Aggiungerò anche alcune righe del racconto per darvi modo, nel mio piccolo, di conoscerli meglio.

Partiamo col primo:



Lu Hsun (pseudonimo di CHOU SHU-JEN 1881-1936), scrittore fra i maggiori della Cina moderna, appartiene alla generazione che ha trascorso infanzia e giovinezza sotto il vecchio impero e poi, attraverso gli anni della repubblica, delle guerre civili, e della guerra cino-giapponese, ha visto l'inizio di un cambiamento radicale della cina.
aveva studiato a Nanchino e poi in Giappone (scienze naturali, tecnica, medicina occidentale, ma anche le letterature straniere: per tutta la vita continuerà a tradurre e a farsi promotore di traduzioni).
I suoi primi racconti (Diario di un pazzo 1918; La vera storia di Ah Q 1921), un misto di sardonico humour e di lirismo, di ripudio della tradizionale società confuciana e del vecchio ordine, un ritratto mordente della psicologia nazionale, furono accolti come una svolta storica nelle lettere cinesi, e non solo perché erano scritti in volgare, nella lingua parlata e non in quella letteraria, o per l'opposizione ai principi tradizionali, ma perché mutuavano la struttura e il tono della narrativa contemporanea occidentale e mettevano sotto accusa l'intera civiltà cinese.
Un'altro tema caro a Lu Hsun è il recupero dell'autenticità perduta, quella dell'infanzia e del mondo popolare e contadino, colta nei gesti minimi, negli stati d'animo quotidiani. 
A questo tema si ispirano scritti come il racconto: Villaggio natale 1921.




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L'idea della speranza mi fece improvvisamente paura. Quando Jun-t'u mi aveva chiesto l'incensiere e i candelabri, dentro di me avevo riso pensando che continuava a adorare gli dei, che non riusciva a toglierseli dalla mente. Ma quella che ora chiamavo speranza, non era forse un idolo da me stesso creato? l'unica differenza tra noi era che lui voleva qualcosa a portata di mano, mentre ciò che io desideravo era lontano, difficilmente raggiungibile.
Mi assopii, e davanti agli occhi mi si parò un tratto di terra sabbiosa in riva al mare, del colore della giada, e sopra, sospesa nel cielo blu profondo, una luna d'oro, perfettamente rotonda. 
La speranza, in sé stessa, non si puo dire che esista o non esista, pensavo. E' come per le strade che attraversano la terra.
Al principio sulla terra non c'erano strade: le strade si formano quando gli uomini, molti uomini, percorrono insieme lo stesso cammino.
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Da "Fuga sulla luna(Villaggio natale)