domenica 24 maggio 2020

Ed ecco un finale

Come promesso ecco come finisce la fiaba (un breve riassunto e le ultime righe) che vi ho proposto, spero che voi coi vostri bambini abbiate trovato finali più fantasiosi e, perché no?, anche misteriosi.



A salvare le casette dalla triste malinconia sarà un bimbo che; prima vedrà un pezzo di cielo azzurro tra le nuvole, poi salverà un fiore rosso dalla vanga ed infine imparerà canzoni dalla natura circostante. E sarà il suo canto a "scongelare" il cuore degli abitanti del paesino.



..... Ecco, fuggivano le nubi grige lasciando irrompere il sole che avvolgeva d'una fiamma il paesino dove ora le mammine trovavano accenti soavi per cullare con il canto i loro piccini, dove i bimbi rincorrendosi ridevano felici, dove gli uomini lavoravano sereni, gettando al vento canzoni vive, perché la vita è dono del cielo e la poesia benedicie la fatica più dura.
- Ohè ohè ohèeee! - com'era gioiosa, ora, la voce delle piccole case! E voci d'amore rispondevano e più vibrante di tutte la voce di Lucio che aveva saputo donare tanto tono perché saliva da un cuore colmo di luce.







domenica 17 maggio 2020

Scriviamo noi un finale alla favola?

Il libro di oggi è un libro di favole, non classiche, difficile da trovare; 
La fiaba di Lena e Luna  di GERMANA COLOMBO della Società Apostolato Stampa
del quale vi trascriverò l'inizio di una storia che in questo "periodo di scuole chiuse" potrete far concludere ai vostri bambini.
Comunque vi scriverò nel prossimo POST la parte finale (solo le ultime righe) della fiaba, d'altronde scontata, trattandosi appunto di una favola.




Il paesino sulla montagna

C'era una volta un paese piccino piccino, sulla cima di una montagna nuda. Grigie, le casette d'un sol piano parevano tenersi faticosamente in equilibrio sulla roccia, come incerte se gettarsi giù, lungo il pendio che portava lontano lontano, alla pianura simile, dall'alto, ad una macchia palpitante.
E davvero le piccole case avrebbero voluto fuggire la zona brulla che le sovrastava; tristi d'esser così buie, d'un colore uniforme da cui neppure i raggi del più fulgido sole, quando faticosamente riuscivano a forare la cortina di nuvole avvolgente il paesino, potevano ricavarne una vibrazione vivace. Anzi, pareva che il sole accentuasse, nel contrasto, la bruttezza delle minuscole costruzioni.



Sempre affaccendati gli abitanti di quel paesino erano incapaci di osservare il cielo, i fiori, la bellezza del creato così che la poesia delle albe, dei tramonti, delle erbe profumate non toccava il loro cuore, freddo come il sasso sul quale sorgevano le loro abitazioni.
Ma le piccole case un cuore l'avevano che batteva batteva chiamando la poesia.
Oh, quale angoscia non poter raccogliere, nei balconcini protesi sull'abisso, fiori e fiori che avrebbero richiamato voli di farfalle, baci di vento, sorrisi di canzoni!



E perché i loro muri non venivano tinteggiati di rosa, di celeste o d'arancione per poter sorridere o riempire di luce lo specchio dei fili d'acqua che scorrevano intorno!
E poi, s'è mai visto una casa dove non si alzino canzoni; meste, dolci, allegre che la fanno splendere? Perché le mamme non cantavano, fra quelle mura così ansiose di musica?
Le canzoni delle mamme avrebbero certo richiamati gli uccelli festosi e nidi e nidi si sarebbero sospesi alle gronde.
Invece, soltanto l'urlo del vento investiva le piccole case che piangevano e piangevano sbatacchiando le imposte delle finestre e i battenti delle porte e il loro singhiozzo era cigolio di cardini arrugginiti.
.....

Come riusciranno queste casette a farsi ascoltare-capire dai suoi abitanti? 
Riuscirà questo paesino triste a trasformarsi (e a trasformare i suoi abitanti) in un borgo felice?

martedì 5 maggio 2020

Vi propongo una pagina di: LA DONNA DEL TENENTE FRANCESE



.....
Quando Sam tirò le tendine, la luce del mattino inondò Charles nella stessa misura in cui Mrs Poulteney - ancora rumorosamente addormentata - avrebbe voluto essere inondata dalla luce del paradiso al momento della morte, dopo una pausa appropriatamente solenne.



Una dozzina di volte all'anno il mite clima della costa del Dorset produceva giornate come queste, che non erano soltanto giornate piacevolmente miti fuori stagione, ma incantevoli frammenti del tepore e della luminosità del Mediterraneo.



In queste occasioni la natura sembra impazzire un poco. I ragni che dovrebbero essere in ibernazione corrono sulle rocce arrossite dal sole di novembre, i merli cantano in dicembre, le primule s'affrettano a sbocciare in gennaio e marzo imita giugno.



Charles si rizzò a sedere, si strappò dal capo il berretto da notte, ordinò a Sam di spalancare le finestre e, sostenendosi su entrambe le mani, fissò la luce del sole che affluiva nella stanza.



La lieve melanconia che lo aveva oppresso il giorno prima era stata soffiata via insieme con le nubi. Sentì l'aria tiepida della primavera accarezzargli la gola nuda attraverso la camicia da notte semiaperta. Sam stava affilando il rasoio e dalla brocca di rame che aveva portato si levava invitante il vapore con una forza evocativa di tipo proustiano: tanti giorni felici, tanta certezza della propria posizione e ordine, calma e civiltà.



Da basso sulla strada acciottolata, un cavaliere zoccolava placidamente verso il mare. Una brezza lievemente più ardita agitava le logore tende di velluto rosso alla finestra, ma in quella luce sembravano belle anche loro. Tutto andava a meraviglia, Il mondo sarebbe stato sempre così, e come in questo momento.
.....
Da LA DONNA DEL TENENTE FRANCESE 
di John Fowles  1969



domenica 3 maggio 2020

L'ingenua ROSA e l'irsuto BRUCO

Dalla stessa antologia della poesia precedente vi trascrivo la breve descrizione di un altro animaletto, poco gradito ai più: Il bruco.
Nella poesia precedente il bel tramonto faceva da contrappeso al "brutto" rospo, in questa descrizione è una fresca rosa ad addolcire l'immagine dello "sgradevole" bruco. 
Scritto da G. RENARD e tradotto da M. BONTEMPELLI:





IL BRUCO

Sorte da un ciuffo d'erba che lo aveva nascosto durante il caldo. Attraversa il viale di sabbia con grandi ondulazioni. Si guarda bene dal fermarsi, e per un momento si crede perduto nell'orma d'uno zoccolo del giardiniere.
Giunto alle foglie, si riposa, alza il naso a destra e a sinistra, per annusare, poi riparte e sotto le foglie sa ormai dove va.
Che bel bruco grasso, velloso, impellicciato, bruno, punteggiato d'oro e con gli occhi neri!
Guidato dall'olfatto, si dimena e si aggrotta come un sopracciglio folto.
Si ferma al fondo di un rosaio.
Con le papille sottili tasta la scorza ruvida, muove di qua e di là la testina di cane appena nato e si decide ad arrampicarsi.
E questa volta, sembra che divori faticosamente tutta la lunghezza del cammino inghiottendolo.
In cima al rosaio sboccia una rosa dal colorito di candida fanciulla. I profumi di cui è prodiga la inebriano. Non diffida di alcuno. Lascia salire sullo stelo il primo bruco venuto: l'accoglie come un regalo.
E prevedendo che stanotte sarà freddo, è ben contenta di mettersi un boa attorno al collo.




sabato 2 maggio 2020

Il bel TRAMONTO e il brutto ROSPO

Ho trovato una poesia su una vecchia antologia della quale vi trascriverò la sola prima parte, dato che la seconda mi infastidisce un po' (la brutalità verso gli animale di qualunque specie da chiunque perpetrata, anche se riportata in poesia, è per me sempre motivo di angoscia).
Questa prima parte trascrive, però, un tramonto di tale bellezza da desiderar di vederlo.
E' una poesia di VICTOR HUGO tradotta da Giovanni Pascoli dal titolo:


 
IL ROSPO
Era un tramonto dopo un temporale.
C'era a ponente un cumulo di cirri
color di rosa. Presso la rotaia
d'un'erbosa viottola, sull'orlo
d'una pozza, era un rospo. Egli guardava
il cielo intenerito dalla pioggia;
e le foglie degli alberi, bagnate,
parean tinte di porpora; e le pozze,
annugolate come madreperla.
Nel dì che si velava, anche il fringuello
velava il canto e dopo il bombir lungo
del giorno nero, pace era nel cielo
e nella terra.

......


venerdì 1 maggio 2020

Primo Maggio

TRE! Ben su tre libri di scuola ho trovato questo scritto.
Tre libri di lettura per le scuole elementari; 
RICOSTRUIAMO 1949 - L'età fiorita 1949 - MAMMA 1952.
Su questi "libri" alcune letture sono uguali, quella che vi trascrivo oggi la trovate su tutte e tre le pubblicazioni, e chissà su quante altre.
Adattissima, a mio vedere, da leggere il 1° MAGGIO "Festa dei lavoratori".
BUONALETTURA e BUONRIPOSO!!!



Di Goivanni Papini I mestieri più umani

Quelle del contadino, del muratore, del fabbro, del legnaiolo, sono, tra le arti manuali, le più compenetrate con la vita dell'uomo, le più innocenti e religiose.


Attardi Ugo - Muratori al lavoro
Il guerriero degenera in predone, il marinaio in pirata, il mercante in avventuriero. Ma il contadino, il muratore, il fabbro, il legnaiolo non tradiscono, non possono tradire, non si corrompono. Maneggiano le materie più familiari e debbono trasformarle, agli occhi di tutti, per il servizio di tutti, in opere visibili, solide, concrete, vere.




Cima Luigi - I fabbri
Il contadino rompe la zolla e ne cava il pane che mangia il santo nella sua grotta come l'omicida nel suo carcere.
Il muratore squadra la pietra ed innalza la casa, la casa del povero, la casa del re, la casa d'Iddio.
Il fabbro arroventa e torce il ferro per dar la spada al soldato, il vomere al contadino, il martello al falegname.


Attilio Milloni - Falegname
Il legnaiolo sega e inchioda il legno per costruire la porta che protegge la casa dai ladri, per fabbricare il letto sul quale ladri e innocenti moriranno.
Queste semplici cose, queste cose ordinarie, comuni, usuali, tanto usuali, comuni e ordinarie che non le vediamo più, che passano ormai disavvedute sotto i nostri occhi avvezzi a più complicate meraviglie, sono le più semplici creazioni dell'uomo, ma più miracolose e necessarie di tutte le altre inventate dopo.


Giacomo Balla - Il contadino