sabato 18 febbraio 2012

Continuando a festeggiare il CARNEVALE...

Ricordate i ricettari Bertolini con la dolce Maria Rosa (che sapeva fare ogni cosa) ?
Ebbene, proprio da uno di questi libricini abbiamo scelto la ricetta che ora vi trascriviamo, per continuare a festeggiare il carnevale "insieme".

Zeppole di San Giuseppe

                                     
gr 500 farina 
gr 50 zucchero 
gr 100 burro 
 7  uova 
un pizzico di sale 
1 bustina zucchero impalpabile vanigliato 
1 bustina lievito vanigliato (dose per mezzo chilo di farina) 
 olio per friggere


Mettere sul fuoco un tegame con quattro bicchieri d'acqua, il burro ed un pizzico di sale; non appena si alza l'ebollizione, toglierlo dal fuoco ed aggiungervi la farina fatta cadere a pioggia, mescolando energicamente con un cucchiaio.
Rimettere il composto sul fuoco e continuare a rimestare sino a quando si staccherà dal fondo e dalla parete del tegame.
Lasciare raffreddare ed unire lo zucchero, le uova e, da ultimo, il lievito avendo cura di ben amalgamarlo.
Prelevare una cucchiaiata di pasta e arrotolarla tra le mani fino ad ottenere un bastoncino col quale formare una ciambellina, continuando fino ad esaurimento dell'impasto.
Friggere le zeppole in una padella contenente abbondante olio caldo e, appena tolte, lasciarle sgocciolare su un foglio di carta assorbente, spolverizzandole con lo zucchero impalpabile vanigliato.










E' ARRIVATO IL CARNEVALE


E'Gianduia torinese,
Meneghino milanese.
Vien da Bergamo Arlecchino,
Stenterello è fiorentino.
Veneziano è Pantalone
con l'allegra Colimbina,
di Bologna Balanzone
con il furbo Fagiolino.
Vien da Roma Rugantino,
pur romano è Meo Patacca,
siciliano il buon Pasquino
di Verona Facanapa.


Dall 'ENCICLOPEDIA dei RAGAZZI " La giostra dei sette savi"
 abbiamo tratto questa breve descrizione di una tipica maschera italiana.

...e così i pubblici popolari, che nelle rappresentazioni all'aperto
avevano assistito alle sue gesta, si succhiavano come rosoli prelibatissimi
la sua disfatta e i suoi ignobili piagnistei...

"PANTALONE" venne espresso alla fine del diciassettesimo secolo dall'arguto popolo di VENEZIA.
Era un vecchio commerciante, sordido, testardo, diffidentissimo.
Ce lo presentarono con una lunga zimarra nera, dalle maniche corte, e con l'abito rosso.
Una breve barba appuntita gli dava un aspetto mefistofelico.
Cercava di gabbar il prossimo, non teneva calcolo che dei propri interessi, nascondeva il danaro.
E si mostrava irascibile coi domestici e  con la gentuccia da poco.
Ma poi, melenso e dolciastro, si chinava con rispetto dinanzi ai potenti, sperandone vantaggi.
Questo bel impasto di egoismo feroce e d'ingegnosità truffaldina finiva sempre col prendere un sacco di bastonate proprio da quelli che aveva offeso con la sua superbia e con la sua avarizia.

Anche Pantalone, come altre maschere che divertirono per molto tempo le folle di ogni contrada italica, finì marionetta.
E ancora, grazie a qualche vecchio marionettista dall'estro gaio e dalla lingua svelta, riesce a far ridere moltitudini popolaresche di ragazzi e di comari.

Nella nostra penisola, gli attori da piazza, sempre disposti a pungere,
con un sarcasmo grossolano, le pecche dell'umanità, non mancarono mai.
e proprio dal loro estro , dalla loro arguzia popolaresca,
nacquero le MASCHERE
Leggendo le biografie delle nostre tante belle maschere, ci siamo rese conto di quanto ancora siano attuali e rappresentative dell'animo umano.
A voi scoprire le altre sfogliando i nostri vecchi libri.
BUON  CARNEVALE!!!




lunedì 13 febbraio 2012

UN PO' DI BUONUMORE

Domenica 5 febbraio si è svolta la prima edizione del secondo anno di "Librisottoiportici".
Il tempo è stato avverso, (freddo sotto zero, neve) così che il mercatino non è andato gran che bene, ma ci rifaremo senza dubbio il prossimo 4 marzo, intanto ci consoliamo con questa simpatica lettura che, come sempre, vogliamo condividere con voi.




Certo giorno, un fattore dal contado di Perugia venne alla fiera del paese, e trasse di tasca la scatola piena stivata di tabacco, detto di Chiaravalle, sottilissimo e grato, offerendone a Biagio.
Biagio, che già la guardava con occhio feroce, non se lo fece dire due volte: ed ecco avventa le dita come artiglio di aquila; ma tanto si presentava compressa la polvere, che appena gli veniva fatto sfiorare la superficie.
Allora, per acquistar tempo e far lavoro, il subdolo Biagio prese a interrogare il fattore come stesse la moglie, e se i figli fossero costumati, e i bovi grassi, e poi come chiamasse suo padre, e se vivesse, e quanti anni correvano che il dabben uomo aveva detto addio ai campi; e intanto minava la scatola.
Il fattore, come colui che Biagio non era punto meno arguto, con un tal suo garbo romanesco  gli disse:
- Compare, o che volete vedere s'io lo abbia sotterrato qui dentro?-
Biagio diventò rosso fino alla radice dei capelli; e tanta vergogna lo prese, che fece voto starsene tutta la vita senza tabacco; e l'osservò per due ore.
                                                                                  F. Domenico Guerrazzi

venerdì 3 febbraio 2012

ALTRE LETTURE INVERNALI

Abbiamo ripreso in mano le antologie, che esercitano su chi scrive su questo blog un certo fascino, e abbiamo trovato una vecchia poesia scritta da...Giovanni Pascoli;



La ninna-nanna dell'orfano

Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca: 
senti, una zana dondola pian piano. 
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca; 
canta una vecchia, il mento sulla mano. 
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino 
c'è rosa e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta. 


e una di... Lina Schwarz;



Neve
C'è una bimba che spazza davanti alla sua porta!
La bimba è piccolina e la granata è corta:
la neve è tanta tanta che copre la città,
a spazzarla via tutta chi mai ci arriverà?...
Ci arriveremo tutti, se ognuno spazza un po...
La bambina è piccolina, ma fa quello che può.

C'è sempre qualcosa da scoprire su questi vecchi tomi!!!