domenica 25 febbraio 2024

Usciamo da FEBBRAIO con un raccontino

 Mi sono capitati tra le mani 5 libricini di una collana dedicata ai bimbi piccini ognuno con un loro titolo e una serie di storielle.

ANIME IN FIORE - Letture per piccoli è il nome della collana edita da "LA SCUOLA" Editrice di BRESCIA nel 1945. 

Sono brevissime "letture illustrate" per bambini ai tempi della guerra. Alcune storie classiche, come ad esempio "La lepre e la tartaruga" sono state leggermente modificate per renderle comprensibili anche ai più piccoli e per adattarle agli insegnamenti che si volevano dare all'epoca. 

Ne ho scelto una, dal volumetto intitolato L'angiolinodove gli argomenti sono: il freddo e la guerra; proprio come in questo nostro periodo!

Il passamontagna dalle mostrine rosse  di O. BONAFIN

Il babbo di Nellina è in Russia, a far la guerra. E' inverno; fa freddo anche da noi, in Italia. Pensa un po' come farà freddo in Russia!

-Bisognerebbe mandargli degli indumenti di lana,- dice un giorno la mamma. -Ma la vera lana si trova difficilmente e costa un occhio. -Qual è la vera lana?- chiede Nellina. -Quella del tuo golfino grigioverde,- risponde la mamma. Se ne trovassi ancora di eguale, l'acquisterei subito, per farne un passamontagna. E' una lana morbida e calda. Ma non ce né più, purtroppo!

La Nellina ha un bel golfino di lana grigioverde proprio del colore del vestito dei soldati. e gode tutte le sue simpatie, quel golfino, perché ai polsi e al collo ha delle guarnizioni rosse. Per questo, la bambina lo chiama "il golfino dalle mostrine rosse".

-Proprio non si trova, mamma, la lana eguale a quella del mio golfino?- chiese ancora la bimba. -No, cara, almeno per il momento,- rispose la mamma. -Allora non c'è che una cosa da fare: disfare il golfino e usar la lana per il passamontagna. Così dice Nellina, con molta gravità.

La mamma la guarda commossa: -Ci avevo pensato anch'io; ma non sapevo decidermi. Il golfino ti ripara tanto bene dal freddo! e non hai che quello. -Oh,si! mi ripara benissimo! ma la lana potrà giovare più al babbo che a me. Non siamo in Russia, noi!

Qualche settimana dopo, in un posto avanzato della frontiera russa un combattente riceve da casa, con altri indumenti di lana, un bel passamontagna grigioverde: "E' fatto con la lana del mio golfino dalle mostrine rosse", dice il biglietto che accompagna il dono. E al soldato par di sentire, nell'indumento morbido e caldo, la carezza della sua bambina.





mercoledì 21 febbraio 2024

Ancora qualche passo nella "festa dell'amore"

Proseguendo il nostro viaggio, prima di uscire da questo "bosco di cuori", troviamo un libro, del quale penso di avervi già trascritto qualcosa, tra i miei preferiti:

 LA BELLEZZA NON SVANIRA'   A.J. Cronin

.....

 Pagò il conto e scesero fino alla sponda. Il sole, insolitamente caldo per quella stagione dell'anno, aveva lacerato il velo di nubi e, rispecchiato con abbaglianti riflessi della corrente, li avviluppò in un bagno di luce. Stephen amava il sole... l'acqua e il sole erano le due divinità pagane ch'egli avrebbe potuto adorare. E, mentre Emmy accendeva una Caporal, distendendosi con gli occhi chiusi all'ombra di un salice, sedette in piena luce e cominciò a disegnarla. Già le aveva fatto decine e decine di ritratti nei quali si rispecchiavano non solo l'intensità dei sentimenti che provava per lei, ma anche il giuoco complesso e reciproco dell'angoscia, del desiderio, e talora quasi dell'odio che li componevano.

Non gli sfuggivano quelle sue manifestazioni di egoismo, di crudeltà, di vanità che, in un'altra persona, avrebbero destato il suo disprezzo. Sapeva che ella lo tollerava appena, forse perché, con la sua mentalità gallica, non dimenticava la possibilità della grande propriété, ma sopratutto, egli ne era certo, per il fatto che quel suo non celato desiderio la lusingava, le dava quella sensazione di potenza della quale l'indole di lei non poteva fare a meno. Emmy gli donava più sofferenza che felicità. Eppure Stephen non poteva difendersi. La desiderava fisicamente, con un ardore che, non essendo soddisfatto, aumentava di giorno in giorno.

A un tratto,alzando gli occhi dall'album, vide che si era addormentata. Un sospiro irreprimibile, di nervosismo e di irritazione, gli sfuggi dalle labbra. Chiuso l'album da disegno e lasciata cadere la matita, seguì per un tratto la riva, poi, impulsivamente, si spogliò e si tuffò.

In prima pagina leggiamo:
"Agli uomini di genio, durante la loro esistenza,
non solo viene negata la gloria
(e in tempi non lontani veniva negata persino la libertà),
ma anche il necessario per vivere.
Dopo la morte ottengono, a titolo di compenso,
monumenti e retorica."
Cesare Lombroso



giovedì 15 febbraio 2024

La nostra passeggiata nel FEBBRAIO ci porta ad attraversare un boschetto di CUORI

 FEBBRAIO, ho scritto, mese di "cuori"; essendo il 14 giorno di San VALENTINO; che quest'anno coincide col primo giorno di QUARESIMA.

Per questo vi lascio una poesia o due scelte tra le tante, tutte di piacevole lettura, di un SUPERBUR CLASSICI del 2001 dal titolo: "POESIE D'AMORE" (adatto anche da regalare in questo giorno particolare).



Non so se è amore che possiedi o amore che simuli

quello che mi dai. Dammelo. Questo mi basta.

Se non lo sono più per età

che io sia giovane per sbaglio.

Poco gli dei ci danno, e quel poco è illusorio.

E tuttavia, quando ce lo danno, pur illusorio, come dono

è autentico. Lo accolgo,

chiudendo gli occhi: mi basta.

Ma che pretendo di più?

Fernando antonio Nogueira Pessosa        poeta portoghese, 1888-1935


So che la bellezza è la mia

sfortuna, così

affronto lo specchio con un sospiro.

Come devo adornarmi

per essere gradita a un signore

incontentabile?

Gli uccelli si radunano e cantano

quando il vento è caldo.

Quando il sole è alto,

si allungano le ombre dei fiori.

E nel Sud le fanciulle

ogni anno

colgono l'ibisco e sognano l'amore.

TU HSUN-HE            poeta cinese, X sec. d.C.




Ed ora togliamo la maschera per entrare nel lungo periodo della QUARESIMA

 Da un vecchio libro del 1936 "Storie del mio paese", edizioni CARROCCIO, scritto da AGOSTINO STOCCHETTI eccovi una paginetta che parla della QUARESIMA.

Santa Quaresima

Quaresima! Tempo di penitenza: giorni del perdono e della salvezza. adesso non usano più, ma un tempo, quando la vita era più serena e le anime più spiritualmente sensibili e attive, la sacra quarantena somigliava a una vera missione.

Il primo giorno, quello del Memento, lo si attendeva quasi con trepidazione. All'alba,noi ragazzi, uscivamo di casa portando gli ormai rinsecchiti ramoscelli di ulivo. In chiesa, si deponevano con riverenza in una capace corba di canniccio e bosso finchè Bista, il campanaro, avvicinandosi l'ora terza che i preti di tutta la Pieve entravano in coro da noi, li bruciava sulla bianca pietra consunta messa, a guisa di bassa ara, tra il battistero e il campanile. Ne raccoglieva poi la cenere fine e fresca in un vassoio d'argento lucente che, fendendo la folla, impettito e solenne, deponeva presso l'altare, squallido squallido con quel suo paliotto violetto e le candele giallicce.

Intanto, sulle valli e i villaggi e le case passava il pianto delle campane e dentro a tutti i capitelli seminati lungo le prode e i campi, i dirupi ed i boschi, s'accendevano i lumi...


Anche questo che vi ho proposto oggi è un libro particolare. Non mi entusiasma particolarmente però, per cui credo lo metterò in vendita, ma come sempre su questo blog cerco di proporvi libri o edizioni o scrittori insoliti (spero).



martedì 13 febbraio 2024

Rimaniamo in quel di Venezia per gustarci un dolce tipico: i NIGHELE

 Da LA CUCINA VENETA di Alessandro Molinari Pradelli  pubblicato nel 2003 

(libro che fa parte di una bella serie di libri di cucina regionale, della quale se interessati posso parlarvi)

ho scelto di proporvi questi piccoli dolci simili ai krapfen, ma senza ripieno.

INGREDIENTI

kg 1 di farina                                                 2 limoni, la scorza grattugiata

g 60 di lievito di birra                                   1 bicchierino di grappa

dl 0,5 di latte                                                  g 25 di miele

g 200 di burro ammorbidito                         g 10 di semi di papavero

g 200 di zucchero                                         strutto , per friggere

5 uova                                                            zucchero a velo


Innanzitutto sciogliete il lievito in poco latte, con 2 cucchiai di zucchero, e fate riposare nei pressi di una fonte di calore.

In una ciotola ampia impastate la farina con il burro, il rimanente zucchero, le uova, la scorza di limone e la grappa, aggiungete il miele e i semi di papavero, quindi lavorate di buona lena tanto da ottenere un amalgama liscio e sodo.

Ora unite il lievito e fate un tutt'uno; che sbattete sul piano di lavoro fino a che la massa si gonfia e fa le bolle; riponetela entro la ciotola, coprite e lasciate lievitare vicino a una fonte di calore.

Trascorse circa 2 ore, riprendete la pasta, adagiatela sulla spianatoia, staccatene una parte, per lavorarla ed assottigliarla a serpentello di circa 2 cm di grossezza;tagliate tanti rocchetti di 2 cm, infarinateli e lasciateli riposare nei pressi del calore.

Fate così, man mano, per tutto l'impasto. Quando li ritrovate ben gonfi, allora sono pronti per venir fritti in padella, nello strutto bollente. Appena dorano,scolateli, asciugateli su fogli di carta assorbente e spolverizzateli con zucchero a velo.

Serviteli caldi.

Non avendo trovato immagini dei dolci descritti 
ne ho scelto due similari. 


mercoledì 7 febbraio 2024

E così mascherati non possiamo non fare una capatina a VENEZIA

 Dal libro "LE MASCHERE VENEZIANE" di Danilo Reato 

vi trascrivo una paginetta che vi introduce nel complicato mosaico delle leggi che regolavano l'incredibile "mondo del mascherasi" nella repubblica veneta. Una vera scoperta!

Legislazione sulle maschere

L'usanza di mascherarsi a Venezia è molto antica e assai comune, vincolata da leggi che, nonostante l'apparente rigore della lettera, lasciavano molto spazio all'iniziativa. Il fatto poi che tale costume fosse tollerato per molti mesi all'anno, è la dimostrazione più evidente che la maschera era diventata ormai una sorta di abito d'uso corrente, rispondente pienamente alle esigenze di ogni veneziano, ma anche di qualche "foresto naturalizzato", votati entrambi all'edonismo più sfrenato. Ognuno era convinto che bisognava correr l'alea, se si voleva restare giovani e alla moda, e poiché non c'è azzardo che non incorra in qualche trasgressione della legge, si finiva per fare della trasgressione il mito da inseguire.


E' anche vero che gli stessi legislatori non erano immuni da questi vizi e quindi essi stessi giocatori della medesima partita e ciò tutto a scapito della legge che finiva per restare, in questo caso, lettera morta o tiepido monito, a cui ben pochi prestavano ascolto. D'altronde esisteva anche il detto "parte veneziana, dura una settimana" e questo per il troppo frequente succedersi di leggi sopra uno stesso argomento, causa o la sfrontata rilassatezza di chi doveva osservarle o la incomprensibile noncuranza di chi doveva farle eseguire.

.....

Le maschere erano permesse dal giorno di Santo stefano, 
data d'inizio del carnevale veneziano,
fino alla mezzanotte del martedì grasso.
Ma non solo...

venerdì 2 febbraio 2024

Ci vuole una bella maschera per viaggiare attraverso FEBBRAIO

 Siamo già a febbraio, mese di MASCHERE, CUORI, DOLCI FRITTI, PAGELLINI (di metà anno scolastico) e FREDDO INTENSO. Mese breve ma ricco; allora partiamo...

Cominciamo facendo conoscenza con una delle maschere più belle... BALANZONE.

Da MASCHERE di Bruno Lanata e Donato Sartori con belle tavole a colori di Giorgio Arvati  1984

La sua forza drammatica risiede nei discorsi. egli non può fare a meno di intervenire in ogni discussione, esprimendo opinioni e dando consigli, anche se dell'argomento della diatriba non conosce assolutamente nulla. Il suo sapere libresco, sopratutto mitologico e legale, è privo di ogni logica; utilizzando i sillogismi, il Dottore viene spesso ad affrontare, con estrema pomposità, verità assolutamente lapalissiane o a commettere con sicurezza errori madornali.



Il Perrucci, poeta lirico e autore drammatico della seconda metà del Seicento, ricorda come il Dottore sia di una presunzione e di una invadenza verbosa grottesca: "sentenzia sempre a sproposito, crede di essere filosofo, scienziato, medico, astronomo ed avvocato e di tutto e in tutto parla a vanvera, confonde i personaggi storici, crea anacronismi e, fra paroloni, citazioni greche e latine, è oggetto dei lazzi e delle burle dei servi".


Il Dottor Balanzone  indossa, sin dalle sue prime apparizioni, il costume con il quale ancora oggi noi lo conosciamo: un abito completamente nero, con un grande cappello dalle ampie falde. Di bianco, nel suo abbigliamento, spiccano solamente il collarino,i polsini e il fazzoletto che penzola dalla cintura. questo serve a varie funzioni, come sottolineare i gesti, tranne a quella sua naturale visto che il dottore, per soffiarsi il naso, usa metodi poco edificanti. Completano il suo abbigliamento la giubba e il mantelletto.



Nell'aspetto il Dottore è un uomo dalla figura imponente che rivela un certo amore per la buona tavola. Il viso rubizzo, era un tempo, incorniciato da una piccola maschera che copriva solo le sopracciglia e il naso, appoggiandosi poi su due grossi baffi.

Maschera della città di Bologna