mercoledì 22 aprile 2020

Cartoline dalla SICILIA


".....
ho detto i Siciliani, avrei dovuto aggiungere la Sicilia, l'ambiente, il clima, il paesaggio. 
Queste sono le forze che insieme e forse più che le dominazioni estranee e gl'incongrui stupri hanno formato l'animo: questo paesaggio che ignora le vie di mezzo fra la mollezza lasciva e l'asprezza dannata; che non è mai meschino, terra terra, distensivo, umano, come dovrebbe essere un paese fatto per la dimora di esseri razionali; questo paese che a poche miglia di distanza ha 


l'inferno attorno a Randazzo e la bellezza della baia di Taormina, ambedue fuor di misura, quindi pericolosi; questo clima che c'infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste; questa nostra estate lunga e tetra quanto l'inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo; Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come sulle città maledette della Bibbia; .....
e dopo ancora, le pioggie, sempre tempestose che fanno impazzire i torrenti asciutti, che annegano bestie e uomini proprio lì dove una settimana prima le une e gli altri crepavano di sete.



Questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche, del passato, magnifici ma incomprensibili perché non edificati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti; .....
hanno formato il carattere nostro."
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Da "IL GATTOPARDO" di Tomasi di Lampedusa 1957



Messina, in questo pomeriggio di sole spietato, è arsa e flagellata dal vento e dalla polvere. Fra le vie rinascenti rimangono ancora, e appaiono da varie parti ad angustiare la vista, i quartieri in rovina. Il vento saltabeccante vi va a grufolare e a levar polvere dolorosa. Poi la reca in giro, ostinato e destinato a toglierla e a riportarla dove l'aveva portata e ritolta.
Da otto mesi non piove.



Il vento non lascia pace. Due grossi trealberi che bordeggiano per entrare in porto mi attirano, alti e bianchi di vele, sul molo a guardarli.



Il vento sbatte il denso fumo d'un postale sull'acqua azzurra del porto, che freme e si corrusca e par che voglia sfuggirgli invano verso l'ancor più cupo azzurro dello Stretto. Di fronte Villa San Giovanni è tanto candida che abbaglia. Ho visto in Sardegna e rivedo in Sicilia queste luci in cui gli oggetti bruciano di sole, e questi straripamenti di azzurro marittimo.
Da "Italia per terra e per mare" di Riccardo Bachelli 




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