sabato 28 dicembre 2019

Un anno in 133 post


Ed eccoci arrivati alla fine di questo 2019 durante il quale spero di avervi "dilettato" con i miei consigli di lettura. Più di 130 i post proposti.
Tra questi vi ricordo i numerosi post dedicati agli "autori": Serie Autori, Vi presento..., Scrittori a Librisottoiportici, e altri ancora.
Quelli tratti da articoli di giornali che parlano: dei benefici della lettura, delle librerie, di come leggere l'arte, di cosa e come si leggeva nell'antichità, ecc. 
Quelli dedicati ad un particolare periodo dell'anno: Pasqua, Carnevale, 2 Giugno, Estate (Sii viaggiare), Autunno, Santa Lucia, e questi ultimi sul Natale.
Una bella serie di post sulle Quattro Stagioni, alcune Favole particolari e alcune poesie, una sola ricetta (mi pare), tante locandine di LIBRISOTTOIPORTICI ed altri avvenimenti Castellani, e molto altro ancora.
Infine le ultime serie iniziate: Vi propongo una pagina di..., Il fiore del mese..., che proseguiranno nel nuovo anno assieme ad altre nuove idee.
Detto questo vi faccio un'infinità di AUGURI e vi do appuntamento al 2020.


giovedì 26 dicembre 2019

Poesia di G.d'Annunzio: BIMBI E NEVE


Da: Il libro di lettura per la III° classe dei centri urbani
PATRIA
Ed. LA LIBRERIA DELLO STATO


Bimbi e neve     Gabriele d'Annunzio

Sugl'immensi candori
piove uno sciame lieve;
forse cercano i fiori
le farfalle di neve.
Noi siamo i fiori belli,
siam le fiorenti vite;
veniteci ai capelli,
o farfalle, venite;
o farfalle!

Ci piove sulla testa
freddo lo sciame lieve;
è una gran pioggia mesta
di farfalle di neve.
Noi siamo i fiori belli,
siam le vite fiorenti:
copriteci i capelli,
o farfalle morenti;
o farfalle!


mercoledì 25 dicembre 2019

BUON NATALE 2019



Vi auguro di tutto cuore un sereno Natale fatto di tante piccole gioie e immensa felicità!
da Carla

martedì 24 dicembre 2019

Proposta per il pranzo di NATALE





Al Gran Caffè Liberty di Asola MN

VII°) PRANZO MANTOVANO





Da Adulterio mantovano

..... Per cominciare si era procurata alla bottega del Gallico, esimio cultore della sublime culinaria israelita, caviale e storione del Po; prosciutto e culatello del Felino dal Crivellari, e coppa e spalla di Viadana; col polpettone di tacchino della ditta sopra lodata. Intorno al semplice servizio degli antipasti stavano in bella vista olive, capperi, sottaceti e sottolio dovuti alle tempestive preparazioni di Deifobe nelle sue ore libere.
Degni di menzione anche i pani all'olio e quelli allo strutto espressamente comandati. Dopo gli stuzzichini si passava al pranzo. Agnoli in brodo "sciapà" di manzo, coda e cappone, che a piacere dei commensali potevano essere preceduti da un assaggio "in bevr in vin", versando in una scodella di minestra lo spumoso lambruscone di casa, da servirsi in piedi dandosi reciprocamente di spalle. Era una sapida e pudica cerimonia "che preparava lo stomaco" della quale nessuno, tranne la finissima padrona di casa, si sarebbe privato.



Così, ben disposti al cibo, si sarebbe potuto apprezzare il solenne branzino portato per la festa da Giuan, il pescatore più rispettato del lago e compagno di imprese pescherecce dei fratelli di Francesca. Rifugio di profumate erbette al finocchio e passato al forno, anche il pescione col dovuto accompagnamento di patate, pure al forno, per la conosciuta leggerezza delle sue carni doveva lasciare disponibili a gustare le faraone arrosto farcite di un impasto di prosciutto e castagne confortevole e solleticante. Le insalate varie avrebbero poi rinfrescato il palato per l'assaggio dei formaggi, con il grana, il verde e il panerone ai posti d'onore. Cosa sarebbe mai stato un pranzo di festa senza la corona del dolce, e fosse mai uno comperato, ma fatto in casa, da buona famiglia? Qui il debole per l'eleganza della padrona, doveva giocare un tiro mancino ai suoi invitati con la preferenza da lei imposta ad una certa crema al mandarino adorna di delicate violette sucrées, da lei tenuta in conto di raffinatezza, ma "una insipidezza da educande" per quei palati robusti. Ah, il bel budino al cioccolato a montagna grondante di zabaglione al marsala ardente come il peccato! Il conforto di frivolezze varie, come spumiglie e amaretti con seguito di frutta fresca e secca, vini dolci, strega nocino e maraschino, riuscì moderatamente gli appetenti commensali del maltolto. .....



lunedì 23 dicembre 2019

VI°) UN MENU' BORGHESE


Da Profumo di casa

..... Preparare il pranzo di Natale mi richiede più di due giorni di fatica, ma alla fine son più che soddisfatta dei risultati. Dovendo tener conto anche dei gusti del dottore, che essendo non maritato pranza ogni anno con noi, e dovendo altresì ricordare che mia sorella arriva con due bambini, mi tengo su cibi leggieri e di buon sapore gustoso, alternando piatti di magro a piatti di grasso.

CAPPONE E LESSI VARI
A Natale abbiamo l'abitudine di iniziare con agnellotti in brodo, il quale brodo preparo con spezzature di carni diverse ed un intiero cappone, che avrò prima lasciato bollire in una pentola da solo, per un'oretta, in modo da fargli perdere tutto il grasso. Dispongo il cappone al centro d'un gran vassoio, con attorno le altre carni, e rallegro la portata con citriuolini, cipolline e fagiuolini sott'aceto, disposti a disegno regolare, tanto da formare una raggiera.




STORIONE ALLO SPIEDO
.....

MANZO ARROSTO
.....

COSTOLETTE DI MAIALE ARROSTO
.....

Poiché tutti gli ospiti giungon con torte varie, in genere io preparo dolci e dolcetti piccini, i quali son buoni da consumare anche dopo il pranzo, tra una chiacchera e l'altra.

CHICCHE DI CIOCCOLATA
.....

CAVALLUCCI
.....

Per il Bambino che nasce stanotte 
ogni donna nel mondo avrà un empito
di maternità ed ogni uomo sarà padre.
Per il Bambino che nasce stanotte
la cattiveria umana avrà un attimo
di sospensione e si soffermerà a pensare.
Per il Bambino che nasce stanotte.




sabato 21 dicembre 2019

V°) STUFATO IRLANDESE




Da Tre uomini in barca

..... Disse che ci avrebbe mostrato quanto si può fare sul fiume in fatto di cucina e propose di usare i legumi, i resti della carne fredda, nonché gli altri rimasugli per preparare uno stufato all'irlandese.
L'idea ci sembrò affascinante.....
George trovò assolutamente assurdo faro lo stufato con quattro patate sole e noi ne lavammo una mezza dozzina ancora e le mettemmo in pentola senza pelarle. Aggiungemmo un cavolo e circa due chili di piselli. George rimestò il tutto e poi disse che c'era ancora spazio nella pentola e noi scuotemmo le due ceste e aggiungemmo allo stufato tutti i pezzettini, i resti e i rifiuti che vennero fuori.
c'erano rimasti ancora mezzo polpettone di carne di maiale,  un po' di lardo lessato e freddo e infilammo tutto dentro. George scoprì inoltre una lattina di salmone e ne vuotò il contenuto nella pentola.



Disse che appunto in ciò consisteva la bellezza dello stufato irlandese: ci si libera di tutta la roba vecchia. Pescai ancora e trovai due uova incrinate, e dentro anche quelle. George ci assicurò che così l'intingolo sarebbe venuto più denso.
Ora non ricordo tutti gli altri ingredienti ma vi posso assicurare che nulla fu sciupato; e verso la fine Montmorency (il cane), che era stato attentissimo a tutto il procedimento, si allontanò con un'aria molto seria e pensierosa e poi riapparve, qualche minuto dopo, con un topo di fogna morto in bocca che, evidentemente, voleva offrire come suo contributo al pranzo; non saprei dire se in ciò vi era del sarcasmo o un certo desiderio di collaborare. .....





venerdì 20 dicembre 2019

IV°) TIMBALLO DI MACCHERONI


Da IL GATTOPARDO

..... Perciò quando tre servitori in verde, oro e cipria entrarono recando ciascuno uno smisurato piatto d'argento che conteneva un torreggiante timballo di maccheroni, soltanto quattro su venti persone si astennero dal manifestare una lieta sorpresa: il Principe e la Principessa perché si l'aspettavano, Angelica per affettazione e Concetta per mancanza di appetito. Tutti gli altri (Tancredi compreso, rincresce dirlo) manifestarono il loro sollievo in modi diversi, che andavano dai flautati grugniti estatici del notaio allo strilletto acuto di Francesco Paolo. Lo sguardo circolare minaccioso del padrone di casa troncò del resto subito queste manifestazioni indecorose.



Buone creanze a parte, però, l'aspetto di quei babelici pasticci era ben degno di evocare fremiti di ammirazione.
L'oro brunito dell'involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall'interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un vapore carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo, gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi impigliate nella massa untuosa, caldissima di maccheroncini corti cui l'estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio. .....




mercoledì 18 dicembre 2019

III°) A TAVOLA CON VIALARDI

Da La storia in un bicchiere

.....
Nelle cucine del Palazzo Reale di Torino, alcuni sguatteri avevano già pulito e messo a marinare le anguille, che adesso erano pronte per essere infarinate. Atri avevano tolto ogni briciola di terra ai tartufi, tritato l'aglio, il prezzemolo, e le erbe odorose. Il burro friggeva nei tegami e nell'aria c'era un buon profumo di mandorle tostate, di pistacchi, di cedro, di cannella e di cioccolato.
Vialardi andava qua e là, assaggiando salse, sughi, gelatine; aggiungeva ora un pizzico di sale, ora mezzo bicchiere di Madera. Rigirò adagio i beccaccini per non rovinarli e li pose con cura sul piatto di portata. Controllò una frittura, guarnì le animelle con un ciuffo di lattuga. E diede l'ordine di cominciare il servizio per il Re.



Da poco tempo la Corte di Savoia aveva adottato il "servizio alla russa". 
Fino a pochi anni prima, nei pranzi, si seguiva il cosiddetto "servizio alla francese": un gran numero di piatti messi contemporaneamente sul tavolo su vassoi o su scaldini. Ogni commensale mangiava secondo il proprio capriccio e con la massima libertà di combinazioni. Lo stesso succedeva con i vini, che erano serviti dai camerieri e si trovavano già pronti sul tavolo, senza alcun preciso abbinamento.
Il servizio "alla russa", invece, costituiva una vera e propria rivoluzione nel campo della gastronomia: i piatti erano portati in tavola uno alla volta, in successione prestabilita. Le pietanze si potevano mangiare calde, e si diminuivano anche gli sprechi. Il servizio alla russa prevedeva anche - fatto nuovo - un preciso abbinamento dei vini coi piatti.
Uno dei meriti che decenni dopo gli storici della gastronomia hanno riconosciuto a Giovanni Vialardi - oltre a quello di essere stato fra i primi a presentare assieme alla lista dei cibi una "carta dei vini" - è di aver proposto, quasi imposto, i vini piemontesi e in particolare il Barolo, là dove per tradizione venivano serviti i più classici vini francesi. .....



domenica 15 dicembre 2019

II°) A PRANZO CON LA REGINA


Da CUCINA MANTOVANA di principi e popolo


BANCHETTO 
ordinato per la maestà della regina
CHRISTINA di SVEZIA
dal Serenissimo di Mantova
fatto da Bartolomeo Stefani il 27 novembre 1655

.....
Primo servizio di credenza
Fraghe lavate con vino bianco servite con zuccharo sopra, e nel circuito dell'ala del piatto, conchiglie fatte di zucczaro empite delle stesse fraghe, tramezzate con uccelletti fatti di pasta di marzapane, che dal motto loro sembrano voler beccare dette fraghe.
Una suppa di piccioni grossi cotti in latte e malvasia, e cavati da quello, lasciati raffreddare, e con pane di Spagna facendo la suppa imbeverata di malvasia, polverizzata di zucchero e cannella, posti dentro li piccioni ben compartiti in forma di rosa, sopra coperti con latte di pistacchi, tempestati tutti di pignoli che erano stati imbevuti in acqua rosa: sopra l'ala del piatto vi era un rabesco di fiori fatto di pasta di marzapane, tutto agghiacciato di zuccaro e profilato d'oro, essendovi sopra un copertone di zuccaro, sottilmente qual copriva il piatto sforzato e non arrivava al peso di due oncie.



Un pasticcio di fagiano fatto al naturale,qual era tutto di pasta di marzapane, prima il fagiano lardato minutamente, stato in addobbo nelle speziarie e cotto nello spiedo non intieramente, e questo feci, essendo la pasta di marzapane gentile, ed agghiacciato sopra con un ghiaccio di zuccaro. Sopra l'ala del piatto dal lato dove pendeva la testa del fagiano, vi erano puttini che stavano seduti, fatti di butiro e con grani d'uva fresca, tenendogli uno di quelli la testa e l'altro li grani della detta uva, pareva che li ponesse nel becco di detto fagiano, ed altri puttini con fettucce di seta bianca, havendo legato le griffe del fagiano, con moto che pareva le volessero attraere, e fra un puttino e l'altro vi erano fiori di cotognata profilati d'oro. .....





venerdì 13 dicembre 2019

I°) UN BANCHETTO DEL '500



Da La bella tavola
.....
Banchetti è il primo termine che compare sul frontespizio del manuale di Cristoforo Messi Sbugo; cui corrispondono, nel volume, i menù pantagruelici di "dieci cene, tre desinari, un festino".
Possiamo farcene un'idea sintetizzando il primo, offerto il 20 maggio del 1529 dal cardinale Ippolito II d'Este "all'Illustrissimo Signor Don Ercole suo fratello", che sarebbe diventato, cinque anni dopo, duca di Ferrara.
La cena, ch'ebbe luogo nella "delizia" di Belfiore, iniziò in salotto con la recita di una farsa, mentre nel giardino attiguo veniva apparecchiata una tavola sontuosa. I convitati vi giunsero
preceduti da musici vestiti in livrea, e dintornati da giovanetti e fanciulle danzanti.
Ricevettero "l'acqua odorifera" per le mani e cominciarono.
Pastelle di trota, uova ripiene al sapor francese, fritture miste (di storione e di luccio) con arance, cannella e zucchero, storione lesso, orate fritte, minestra bianca d'amido, pizze a sfoglia, pesci piccoli del Po, fritti.



Suonavano tromboni e cornette.
Sfogliatelle di pinoli con formaggio grasso, lucci lessi e zuppa d'orata, rombi, lamprede fritte, tinche alla francese.
Suonavano un oboe, un trombone e un flauto.
Pastelle di bianco mangiare ai lucci fritti, fiordalisi alla francese, zuppa di zibibbo in malvasia, lucci allo spiedo, sarde di mare fritte, 400 "gambari rossi", strisce di storione fritte nel burro, all'inglese.
Accompagnavano un'arpa, un flauto, un clavicembalo.
Ma possiamo fermarci anche solo alla terza vivanda della "cena di pesce"; furono in realtà diciassette più i dolci. .....


giovedì 12 dicembre 2019

DOMANI 13 DICEMBRE

BUONA SANTA LUCIA A TUTTI!


7 INVITI


Nei DICEMBRE passati vi ho proposto: un CALENDARIO DELL'AVVENTO (2016) con 17 finestrelle, un CONTO ALLA ROVESCIA (2017) con 8 post, e una serie di 12 CARTOLINE (2018), quest'anno saranno 7 INVITI A PRANZO.
Estrapolati da alcuni libri di genere vario vi propongo pranzi/cene letterari.
Saranno: un banchetto cinquecentesco tenutosi a Ferrara, un menù pantagruelico suggerito da un ricettario del seicento, un pasto reale alla reggia piemontese dei Savoia, mentre in casa dei principi Salina nella Sicilia della seconda metà dell'800 si terra un pranzo "storico", della fine del 1800 è una simpatica cena sulle sponde del Tamigi, sempre sul finire del XIX secolo una distinta signora toscana ci propone il suo menù natalizio, ed infine, è del 1912 la cena in una casa borghese nella bella Mantova.
Ecco queste sono le mie proposte di lettura per questo fine anno. Spero vi siano gradite.


   

lunedì 9 dicembre 2019

Il fiore del mese di DICEMBRE:

Il VISCHIO, una pianta molto particolare: è un parassita che affonda le sue radici nei rami e nei tronchi di altre piante per nutrirsi direttamente dalla loro linfa.
Le foglie sono perenni mentre i frutti sono bacche gelatinose somiglianti a perle.
Esse se ingerite sono tossiche e ad alte concentrazioni possono risultare anche mortali.
La tradizione vuole che questa pianta che vive senza toccare terra porti fortuna: per questo si è soliti attaccarla alle soglie e baciarsi sotto le sue foglie per far durare un amore per sempre.
Da FIORI E PAROLE D'AUGURI



mercoledì 27 novembre 2019

Vi propongo una pagina di: I MALAVOGLIA

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Il soldato non finiva di chiacchierare con quelli che volevano ascoltarlo, giocando con le braccia come un predicatore.
"Si c'erano anche dei siciliani; ce n'erano di tutti i paesi. Del resto, sapete, quando suona la generale nelle batterie, non si sente più né scìa vossìa, e le carabine le fan parlare tutti allo stesso modo.



Bravi giovanotti tutti! e con del fegato sotto la camicia.
Sentite, quando si è visto quello che hanno veduto questi occhi, e come ci stavano quei ragazzi a fare il loro dovere, per la madonna! questo cappello qui lo si può portare sull'orecchio".
Il giovanotto aveva gli occhi lustri, ma diceva che non era nulla, ed era perché aveva bevuto.



"Si chiamava Re d'Italia, un bastimento come non ce n'erano altri, colla corazza, vuol dire come chi dicesse voi altre donne che avete il busto, e questo busto fosse di ferro, che potrebbero spararvi addosso una cannonata senza farvi nulla.
E' andato a fondo in un momento e non l'abbiamo visto più, in mezzo al fumo, un fumo come se ci fossero state venti fornaci di mattone, lo sapete?"
.....
Da I Malavoglia   di Giovanni Verga   1881



sabato 23 novembre 2019

Vi propongo una pagina di: TRE UOMINI IN BARCA


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A monte di Sonning il fiume va serpeggiando dentro e fuori di molte isolette ed è placidissimo, silenzioso e deserto. Poca gente passa lungo le rive eccetto qualche coppietta di contadinotti innamorati, verso sera. 



Dietro di noi sono rimaste Arry e Fitznoodle mentre l'orribile, sudicia Reading non è ancora vicina. Questo è un tratto del fiume in cui si possono sognare i tempi passati, le forme ed i visi che furono, le cose che sarebbero potute accadere ma che, tanto peggio per loro, non accaddero.



A Sonning sbarcammo ed andammo a fare una passeggiatina fino al villaggio. E' il cantuccio più incantevole di tutto il fiume e si direbbe più un villaggio da palcoscenico che uno autentico fatto di calce e mattoni.



 Le case sono coperte di rose che ora, ai primi di giugno, sbocciano a ciuffi in tutto il loro squisito splendore. Se doveste fermarvi a Sonning scegliete il "Toro", che sta dietro la chiesa. 



E' la riproduzione esatta di una vecchia locanda di campagna e ha dinanzi un giardinetto verde, squadrato, dove gli anziani si radunano per bere la birra e per discutere della politica del villaggio; le camere sono basse, bizzarre, le finestre hanno inferriate, le scale sono scomode e i corridoi sono a spirale.
.....
Da TRE UOMINI IN BARCA 
di Jerome Klapka Jerome 1889 



giovedì 21 novembre 2019

Vi propongo una pagina di: ELSA E L'ULTIMO UOMO


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Stava lontano, Lisetta, una casa i fondo a via Padova, lontana dalla strada, con prati spelacchiati intorno.
Lisetta era una ragazza graziosa, anche se doveva avere più di trentacinque anni. Dopo due minuti che la si guardava, però, dava una senzazione inquietante, a Tomaso pareva una morte che camminasse e parlasse. Lo sguardo non era vivo, e la voce neppure.
Pareva una che non provasse mai qualche sentimento e forse non lo provava davvero, di nessun genere. A starle vicino, Tomaso pensava qualche volta alle bisce.



Era laureata in legge e ufficialmente figurava come traduttrice, di chi sa che cosa, in realtà era un rifugio per gli uomini di Marcello, e la consulente legale. Per ogni impresa, Marcello sapeva prima, da lei, l'articolo preciso del codice che stava per trasgredire, gli anni di condanna che potevano avere i suoi uomini e il modo di averne di meno. 



Non era chiaro perché una donna delle sue capacità fosse finita per fare il tirapiedi a Marcello, ma nessuno se ne interessava. Così nessuno aveva mai tentato il minimo approccio con lei; per quanto fosse graziosa e ben fatta non ispirava niente, anzi.
Vi erano stati anche degli ubriachi, in quella casa, e ragazzi che non avevano rispetto di niente, ma lei l'avevano lasciata stare, e al massimo le dicevano qualche pesante frase di scherzo.



La villetta era fredda come la sua proprietaria, vi erano appena i mobili necessari e aveva più l'aria di una sale d'aspetto della mutua, che di una casa privata. non c'era un quadro, una stampa, un calendario appeso alle pareti. I mobili sembravano quelli di un ospizio di trovatelli, squallidi, impersonali, uguali agli squallidi, impersonali abitini grigi che portava sempre Lisetta.
.....
DA ELSA E L'ULTIMO UOMO 
di Giorgio Scerbanenco 1958