martedì 27 novembre 2018

Il numero 40: parliamo della VOCAZIONE


N.40

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Molte volte la vocazione può essere anche il fiorire spontaneo e nuovo di una simpatia per un dato genere di lavoro. Oggi vanno aprendosi innumerevoli carriere affatto nuove, frutto del meraviglioso progresso scientifico ed industriale, e voi ragazzi non avete che l'imbarazzo della scelta.
Attenti dunque! A quindici anni si hanno tutte le vocazioni: basta un gesto affettuoso o indifferente per allontanare o incoraggiare in una via. Ma voi non dovete abbandonarvi così come foglie al vento. esaminate bene se avete veramente inclinazione per gli studi che dovete intraprendere onde prepararvi a quella data professione, se vi sentite la forza di volontà per superare le difficoltà, e se il vostro carattere è fatto per essa.
Un disordinato non è adatto a fare il medico; un timido non sarà mai un uomo d'affari né un avvocato; un impetuoso non sarà mai un diplomatico; un sognatore non riuscirà nel commercio, e così via.


Ma una volta incamminati, non abbiate l'aria di gente che si è seduta in treno e si lascia portar via. Voi dovete studiarvi di acquistare tutte le qualità che occorrono per la vostra professione.
E dovete pensare che, come un motore ha sempre bisogno di combustibile o di corrente per agire, così lo spirito umano ha bisogno di continuo eccitante: sarà il senso vivo del dovere, sarà l'interesse o l'amor del lavoro, o l'ambizione o l'altruismo.
Perché il lavoro sia una gioia e non un peso occorre che sfavilli sempre in noi una di queste fiamme.
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lunedì 26 novembre 2018

Il numero 39: parliamo di SOFISMI


N.39
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Carneade era un ingegnosissimo costruttore di sofismi.
I sofismi son dei ragionamenti ingannevoli, per mezzo dei quali alle cose più assurde di questo mondo si può dar tutta l'apparenza della verità.
Volete dimostrare, per esempio, che il moto non esiste? Ecco: Se un corpo si muove, evidentemente deve muoversi o nel luogo in cui è o nel luogo in cui non è. Ma non si muove nel luogo in cui è, perché se è nel luogo vuol dire che non si muove: né nel luogo in cui non è, perché è chiaro che, dove il corpo non è, ivi esso non può muoversi. dunque un corpo non si muove in nessun luogo: sicchè il moto non esiste.
Volete invece dimostrare che il prosciutto leva la sete? Facilissimo. Il bere leva la sete: il prosciutto fa bere: dunque il prosciutto leva la sete.



E se vi piacesse provare che ogni uomo a tre teste vi servo subito. Ogni uomo ha una testa più di "nessun uomo": ma nessun uomo ha due teste: dunque... ogni uomo ha tre teste.
Per architettare ragionamenti di questo genere ci vuole ingegno (che potrebbe essere speso meglio) e una buona dose di ciarlataneria. Ora, la storia c'insegna che tre ciarlatani d'ingegno, una bella mattina, arrivarono a Roma ov'erano stati inviati come ambasciatori da Atene. Il più accorto di essi, ch'era appunto Carneade, volle sbalordire i romani con la propria eloquenza e, presentandosi nel foro, pronuncio un magnifico discorso in difesa della giustizia. Non erano ancora terminati gli applausi, che Carneade cominciava già, in difesa dell'ingiustizia, un discorso ancor più bello del primo. 
Il venerando Catone, allora censore, intervenne proponendo che i tre greci fossero immediatamente cacciati da Roma giudicando pericolosa  la presenza di gente che aveva così poco rispetto per la verità.
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sabato 24 novembre 2018

Il numero 36: poesia di G. Bertacchi


N.36


Le Dimenticate

Uomo, confessa: quante volte alzasti
con degno cuore il pigro occhio lassù?
Quelle luci nei cieli aperti e vasti
quante mai volte le contempli tu?

Pur dall'azzurro le sorelle arcane
sgorgan fedeli ad ogni morto dì,
e brillan alte, brillano lontane,
che ognun le possa contemplar di qui.

Uomo, tu vai: tutte le cose amate
restano immote, come chiuse in sè:
sol di lassù le tremule obliate,
solo le stelle vengono con te.

di Giovanni Bertacchi


giovedì 22 novembre 2018

Il numero 32: parliamo dell'INFINITO

N.32

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- Non ho mai potuto concepire l'infinito, disse la signora Lucia. Su,su sempre più in alto verso lo zenith, senza limiti mai, senza confini! C'è da stordire!
- Eppure, sorella, l'idea dell'infinito non solo è comprensibile, ma oso dire che è connaturata all'uomo stesso. comprendo quello che tu dici. Ecco sopra il mio capo la volta azzurra del cielo gremito di stelle, ce ne sono a migliaia che vediamo ad occhio nudo, a milioni che si vedono nei grandi telescopi, a miliardi che non vedremo mai e il cielo è senza fine, l'universo senza confine; quand'anche ti sei con la mente portata tanto lontana quanto l'immaginazione lo consente, potrai sempre dire: Non ancora ho varcato la soglia dell'infinito.


"L'età delle stelle è segnalata dalla loro colorazione:
quelle bianche o azzurrognole sono le più giovani,
quelle gialle non sono più adolescenti ma rasentano la virilità,
quelle ranciate hanno varcato la soglia della vecchiaia,
quelle rosse, infine, sono decrepite." 
- Oh, lo so, di prima portata questo fatto ci sbalordisce, sembra inconcepibile...
- Proprio così, interruppe Elena.
- E' invece naturalissimo, seguitò lo zio. Supponiamo che l'Universo non sia infinito che, insomma, arrivati a un certo punto, lontano quanto volete, l'Universo finisca. Perché finisca ci vuole un limite, un qualcosa che lo comprenda: una immensa volta cristallina come supponevano gli antichi? Supponiamolo anche noi. Ma, allora nella nostra mente subito sorge la domanda: Se demolisco quella volta di cristallo che cosa c'è più oltre?
- Ci sarà un'altra volta più remota ancora, disse Elena.
- Sia come tu vuoi ma tu ti domanderai sempre, giunti al confine estremo: Se lo varco che c'è più oltre? Vedi dunque che l'idea dell'infinito non è un assurdo, ma è connaturata alla nostra stessa sostanza.


"Le nebulose, vere isole cosmiche disseminate qua e là nello spazio
e circuite dal deserto turchino del cielo, come le isole del mare,
ma, come in certe regioni del mondo abbondano gli arcipelaghi,
così in certe plaghe celesti sovrabbondano le nebulose."
- Hai ragione, disse la signora Lucia. Pensandoci su è proprio così. E, scusa se ti interrompo; voglio narrarti una curiosa storiella che un frate domenicano inventò un giorno per far capire a' suoi parrocchiani che cosa è l'eternità.
- Racconta, mamma, racconta! Disse Elena.
- C'era una volta, disse il frate, un uccelletto piccino piccino, un colibrì grosso appena come un calabrone, che aveva un becco esile e aguzzo. E c'era anche una montagna altissima tutta di schietto diamante. Ogni cento anni l'uccello piccino piccino si posava sul culmine e sfregava il suo beccuzzo sul monte. ebbene: quando la montagna di diamante sarà consumata non sarà ancora passato il primo minuto secondo dell'eternità!
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martedì 20 novembre 2018

Il numero 23: parliamo di Tiziano Vecellio


N. 23

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Ed eccoci di fronte alla figura più austera e imponente della luminosa scuola veneziana: Tiziano VecellioLa sua vita fu quella d'un sovrano, e a nessuno artista mai furon tributati gli onori ch'egli ebbe e seppe meritare.anche in quell'occasione rispettato
Nativo di Pieve di Cadore, uscì dalla scuola di Giovanni Bellini, aggiungendo subito all'insegnamento altrui, diretto o indiretto, la sua vigorosa nota personale.
Tiziano esordì come altri finivano, con un capolavoro: Amor Sacro e Amor Profano, ch'è a Roma nella Galleria Borghese; ne fece seguire ininterrottamente fino alla sua tarda età, per rievocare, con foga sempre giovanile, gli splendori della Venezia cinquecentesca. e capolavoro de' capolavori fu l'Assunta dipinta nel 1518 per l'altar maggiore della chiesa dei Frari, dond'è passata all'Accademia. E' una delle creazioni più sublimi del genio italico, e può ben collocarsi accanto alla Trasfigurazine di Raffaello, all'Ultima cena di Leonardo e al Giudizio Universale di Michelangelo.


L'Assunta 1516-1518
Olio su tela 690 x 360 cm
Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari
VENEZIA
"Gli Apostoli, in basso, balzano innanzi per la sola forza di colore, - osserva il Ricci, nell'esame del quadro; - mentre la semighirlanda degli angeli ti porta in un secondo piano in grazia di una tinta vaporosa, d'una prospettiva cromatica. Pel sentimento non siamo più nella composta e concorde contemplazione delle glorie anteriori, ma tutto è qui vita varia di chi ammira, di chi esclama, di chi parla, di chi accenna o canta o suona o prega."
E i grandi pregi di colorito e di composizione di questo capolavoro, si riscontrano in tutte le altre opere sacre o profane di Tiziano, che fu maestro insuperato anche nei ritratti, i quali fan ripalpitare nei secoli le anime oltre che l'immagine dei personaggi da lui studiati ed eternati.


Il risorto appare alla madre
1554
Olio su tela 277 x 178
Chiesa Parrocchiale dell'Assunzione della Vergine
MEDOLE (MN)
Onorato da Principi e Sovrani (si narra che, a Bologna, Carlo V raccogliesse il pennello lasciato cadere dall'artista esclamando: "Tiziano è ben degno di essere servito da Cesare" e che Alfonso d'Este, Filippo II e i più insigni dignitari della Serenissima facessero a gara per favorirlo) ed elogiato da poeti sommi, dall'Aretino all'Ariosto, Tiziano fu colto nel 1576 dalla peste e, anche in quell'occasione rispettato, se non dall'inesorabile male, dagli uomini del suo tempo, i quali, contrariamente alle leggi allora vigenti, lo sotterrarono nella chiesa dei Frari, dove, nella gloria vivissima del cielo azzurro, rideva fra gli angeli la sua Vergine trasvolante.
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PS: La pala del Cristo Risorto che appare alla Madre è una mia personale aggiunta con la quale vi voglio invitare a vedere un capolavoro distante appena 4 o 5 km da Castelgoffredo.
Quando venite a Librisottoiportici senza code, senza spesa, potete ammirare qualcosa di meraviglioso facendo solo una piccola deviazione e una breve sosta a MEDOLE presso la Parrocchiale.
E' un'opera di Tiziano Vecellio di cui pochi conoscono l'esistenza ma una volta vista non la si scorda più.

lunedì 19 novembre 2018

Vecchi Libri, Nuovi Post



Mi sono capitati tra le mani alcuni libretti dedicati ai ragazzi davvero particolari.
Sono stati stampati nel 1914 (data non certa) 
dall' ISTITUTO EDITORIALE ITALIANO MILANO  Biblioteca dei Ragazzi  COSTRUIRE





Non si tratta di romanzi, favole o racconti ma di "saggi" riguardanti vari argomenti: 
Arte, Poesia, Natura, Religione, Astronomia e tanto altro ancora.
Io ne possiedo, per ora, solo cinque; i numeri: 23, 32, 36, 39, 40, che intendo presentarvi nei prossimi 5 POST.
Spero li troviate interessanti così come io li ho trovati curiosi.
E naturalmente vi sarà possibile trovarli e acquistarli a "Librisottoiportici" la prima domenica di ogni mese.
Buona Lettura!





Serie Autori: INTERVALLO



Si!!! 
Mi pare il momento di fare una pausa prima che la lettura di questo elenco "autori" si faccia troppo noiosa, per chi legge e per chi scrive.
Riprenderò presto il mio elenco ma ora voglio cambiare argomento, parlare d'altro.
Di cosa? Non so; vedremo!
Allora vi aspetto al prossimo POST.


Continuate a seguirmi.....

giovedì 15 novembre 2018

Serie Autori: KAREN BLIXEN danese



Karen Christentze Dinesen (1885-1962) aveva diversi pseudonimi, tra cui Karen Blixen  o Isak Dinesen, sposò nel 1914 il cugino, barone Bror Blixen-Finecke, e dopo il matrimonio si trasferirono entrambi in Africa, nel Kenia.
Dopo il divorzio nel 1921 lei continuò per dieci anni a dirigere da sola la piantagione di caffè nel Kenia, finché la caduta dei prezzi del caffè la costrinse a tornare in Danimarca.
Esordì come narratrice a quasi cinquant'anni nel 1934 con Sette storie gotiche.
I suoi libri apparivano simultaneamente nelle due lingue, inglese e danese, e il suo prestigio cresceva nell'Europa letteraria con due nomi, Karen Blixen e Isak Dinesen.



Raccolte di racconti come Capricci del destino (1958), e altri suoi libri, nascono dal gusto per le sintetiche costruzioni metaforiche (i suoi maestri dichiarati sono stati Andersen, Hoffman e Melville), al cui centro stanno affascinanti personaggi femminili. 
Sono storie i cui luoghi variano fra le spettrali marine del Nord e un Italia carica di incanti; i tempi sono sospesi tra la fine del '700 e la metà dell'800, l'età dei romanzi fantastici e neri, che possono diventare un teatro del destino sotto le cui luci e ombre il lettore è invitato a riflettere anche sul suo rapporto col proprio personale destino.



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Un'idea la colpì; si fermò per meditarla.
Qualche giorno prima suo marito era andato a fare una cavalcata ed ella non aveva voluto andare con lui, ma era andata a spasso con Bijou per esplorare il suo dominio.
Bijou, allora saltellando, l'aveva condotta difilato nel boschetto. Quando l'aveva seguito, facendosi piano piano largo tra i cespugli, s'era improvvisamente trovata in una radura, uno spazio angusto come una piccola alcova con pesanti tendaggi di broccato verde e oro, tanto grande da ospitare due o tre persone.
In quel momento aveva sentito d'essere giunta proprio in mezzo al cuore della sua nuova casa.
Se oggi avesse potuto trovare di nuovo quel punto, ci sarebbe rimasta, ritta, perfettamente immobile, nascosta dal mondo intero.
Sigismondo l'avrebbe cercata in tutte le direzioni, non sarebbe stato in grado di capire che cos'era accaduto di lei, e per un minuto, per un breve minuto - o, forse, se fosse stata abbastanza decisa e crudele, per cinque - avrebbe capito quale deserto, quale luogo insopportabilmente triste e orrendo sarebbe un universo che non la contenesse.
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Da Capricci del destino   (L'anello)


mercoledì 14 novembre 2018

MAST Domenica 18 Novembre


E che dire di questo bell'appuntamento....

                               "Ci troviamo tutti al MAST!"

martedì 13 novembre 2018

MAST Sabato 17 Novembre

Eccovi un'altra bellissima proposta MAST


Sabato 17 Novembre alle ore 16 non potete mancare, anche perché la visita terminerà con una gustosissima merenda!!!
Venite, non ve ne pentirete!!!

Serie Autori: ALBERT CAMUS francese

                                           

Albert Camus, nato a Mondovì (Algeria) nel 1913, cresciuto in un ambiente molto povero, fece degli studi di filosofia universitari ad Algeri, interrotti per ragioni di salute.
Nel 1942 pubblicò la prima delle sue opere maggiori L'etranger, e lo stesso anno una raccolta di saggi, Il mito di  Sisifo.
Durante l'occupazione tedesca della Francia partecipò alla Resistenza e diresse il giornale Combat, prima clandestino e dopo la liberazione, quotidiano di sinistra, retto dall'idea che ogni azione politica debba avere una solida base morale.
Nel 1947 pubblicò La peste, dove i personaggi risaltano più nella loro asserzione di dignità umana e di fraternità che per l'incerto successo con cui contrastano l'epidemia.


In L'homme révolté,  del 1952, affermava che ogni rivoluzione, anche se ispirata a a nobili princìpi, conduce in ogni caso alla tirannia. Una maggiore speranza che nelle altre sue opere si rifletteva nei suoi racconti.
In quegli anni Camus era diventato il portavoce della sua generazione e il mentore della successiva, non solo in Francia.
I suoi scritti vertevano sopratutto sull'isolamento dell'uomo in un universo alieno.
Benché capisse il nichilismo di molti suoi contemporanei, sentiva anche la necessità di difendere valori come la verità, la moderazione, la giustizia, e di respingere ogni forma di dogmatismo.
Nel 1957 gli veniva assegnato il premio NOBEL per la letteratura, e nel 1960 moriva a Sens (Francia) in un incidente automobilistico.


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Rimase a lungo disteso sul divano a guardare il cielo chiudersi a poco a poco, ascoltando il silenzio.
Era stato quel silenzio a sembrargli penoso i primi giorni del suo arrivo, dopo la guerra.
Aveva chiesto un posto nella cittadina ai piedi dei contrafforti che separavano gli altipiani dal deserto.
Là, pareti rocciose, verdi e nere a nord, rosa o malva a sud, segnavano la frontiera dell'estate perpetua.
L'avevano nominato in una sede più a nord, proprio sull'altipiano.
Nei primi tempi, la solitudine e il silenzio erano stati duri da sopportare in quelle terre ingrate, popolate soltanto di pietre.
A volte alcuni solchi lasciavano credere che ci fosse qualche coltivazione, ma erano stati scavati per mettere alla luce una certa pietra, adatta a costruire.
Qui non si arava altro che per raccogliere ciottoli.
Talvolta qualcuno grattava alcuni trucioli di terra, accumulata nelle cavità, per ingrassare gli sparuti orti dei villaggi.
Era così, i ciottoli da soli coprivano tre quarti del paese.
Le città sorgevano, prosperavano, poi sparivano; gli uomini passavano, si amavano o si scannavano, poi morivano.
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Da La caduta, l'esilio e il regno   (L'ospite)



sabato 10 novembre 2018

Serie Autori: MICHEL TOURNIER francese



Michel Tournier nato a Parigi nel 1925 (deceduto nel 2016), figlio di noti germanisti, dopo essersi laureato in lettere e diritto, proseguì gli studi di filosofia con l'intenzione, poi abbandonata, di dedicarsi alla carriera universitaria.
Cominciò a scrivere a quarant'anni, vivendo in campagna a poche decine di chilometri da Parigi, e con tre romanzi conquistò un posto di primo piano nella narrativa francese contemporanea.



Tournier è scrittore tradizionalista sulla pagina, con una sintassi flaubertiana: "Il mio scopo non è rinnovare la forma, ma far passare attraverso una forma, la più tradizionale e rassicurante possibile, una materia che non abbia nessuna di queste qualità." Questa materia, tra la fiaba e la novella, mira a una profondità altrettanto inafferrabile di quella dei miti, che incarnarono le costanti della vita umana, sono dei ponti ideali che trasferiscono la riflessione in aneddoti narrativi.




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Fin dalla prima sera, Raffaele valutò la qualità di quelle risate. 
Il sadismo, la cattiveria e il gusto dell'abiezione vi si spiegavano cinicamente.
Esibendo la propria miseria, Bodruche attaccava il suo pubblico sotto la cintola e lo abbassava al livello più vile.
Di quei buoni borghesi né peggio né meglio di altri faceva con la sua particolare comicità la teppa più spregevole. tutto il suo numero si basava sulla forza comunicativa della bassezza, sul contagio del male.
Raffaele riconobbe nelle raffiche che s'infrangevano contro i muri della saletta la risata stessa del Diavolo, cioè il ruggito trionfale da cui sbocciavano l'odio, la vigliaccheria, la stupidità.
E doveva accompagnare al pianoforte questo spettacolo ignobile, e non solo accompagnare, ma sottolineare, amplificare, esasperare.
Al pianoforte, cioè con lo strumento sacro con cui suonava i corali di Giovanni Sebastiano Bach!
Durante tutta l'infanzia e l'adolescenza aveva conosciuto il male solo nella sua forma negativa: lo scoraggiamento, la pigrizia, la noia, l'indifferenza.
Per la prima volta lo incontrava incarnato positivamente, che faceva smorfie e ringhiava, ed era in quell'infame Bodruche, di cui egli si faceva complice attivo,
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Da Le coq de bruyère   (Che la gioia dimori)







venerdì 9 novembre 2018

giovedì 8 novembre 2018

Serie Autori: HEINRICH BOLL tedesco



Heinrich Boll è senza dubbio lo scrittore tedesco più conosciuto e più letto in Germania e all'estero. Nato a Colonia alla fine del 1917 (morto nel luglio 1985), ultimo di otto figli, la chiamata alle armi, poco prima che cominciasse la Seconda guerra mondiale, lo costrinse a interrompere gli studi universitari e lo mandò su vari fronti, finché cadde prigioniero degli americani in Francia verso la fine della guerra.
L'esperienza della guerra è al centro delle prime opere di uno scrittore che ricordava lo "spaventoso destino di essere soldato e di dover desiderare che la guerra fosse perduta".
In quelle prime opere, ancora aspre ma ricche di un loro fascino, si rispecchia infatti il mondo orrendo della guerra nazista.


Fra le prime opere è la raccolta di racconti Wanderer, kommst du nach Spa... (1951).
In seguito Boll continuò a narrare vicende inserite nella evoluzione del suo Paese, dalla Germania speranzosa e attivista del miracolo economico, a quella del benessere e a quella del terrorismo.
Il suo tema più frequente è l'accettazione o il rifiuto da parte dell'individuo di responsabilità personali.
Nel 1972 a Boll, considerato "La coscienza della Germania moderna", venne assegnato il premio NOBEL.
Cattolico e pacifista, ma accanitamente non conformista, egli finì con l'alienarsi alcuni gruppi di opinione.
Le sue polemiche più clamorose furono con l'arcivescovo di Colonia, a cui rifiutava di pagare la "tassa per il culto" e con la stampa di destra che lo aveva attaccato duramente quando aveva chiesto un atto di clemenza per il gruppo Baader Meinhof.



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Ero disteso sul tavolo operatorio e vedevo me stesso, chiaramente, ma piccolissimo, rattrappito, lassù, nel vetro lucente della lampada: bianco e minuscolo, un misero pacchetto color garza, come un embrione straordinariamente sottile.
Ero dunque io, quello, lassù.
Il medico mi voltava la schiena e stava dinanzi a un vecchio tavolo, dove rovistava in mezzo a strumenti chirurgici.
Largo e vecchio, il vigile del fuoco se ne stava davanti alla lavagna e mi sorrideva; sorrideva stanco e triste, e la sua faccia sporca e barbuta era come il viso di un dormiente.Al di là della sua spalla, sul retro mezzo imbrattato della lavagna vidi qualcosa che per la prima volta, da quando mi trovavo in quella casa dei morti, mi toccò direttamente il cuore.
In un qualche recesso segreto del mio cuore ebbi un profondo e tremendo sussulto, e il cuore cominciò a battermi forte: là, sulla lavagna, c'era la mia scrittura.



In alto, nella prima riga.
Io la conoscevo, la mia scrittura: è peggio che vedersi allo specchio, molto più esplicito, e non avevo la minima possibilità di mettere in dubbio che quella fosse la mia scrittura.
Tutto il resto non era stato una prova, né Medea né Nietzsche, non il profilo dinarico da film D'alta montagna né la banana del Togo, e nemmeno l'orma della croce sopra la porta: tutto questo era identico in tutte le scuole, ma no credo che nelle altre scuole scrivano sulla lavagna con la mia scrittura.
Eccola ancora là, quella frase che avevamo dovuto scrivere, quel giorno, al tempo della mia vita disperata di scolaro, ch'era appena trascorsa da tre mesi: Viandante, se giungi a Spa...
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Da Il pane dei verdi anni   (Viandante se giungi a Spa)




martedì 6 novembre 2018

Serie Autori: THOMAS MANN tedesco



Thomas Mann, uno dei maggiori scrittori del secolo scorso, nacque a Lubecca nel 1875.
Già nel periodo giovanile si vanno individuando le costanti della personalità dello scrittore, che si ritrovano in alcune opere maggiori: I Buddenbrook, 1900; Tristano, Tonio Kroeger, 1903; Morte a Venezia, 1912.
Inseriti nella transizione dal naturalismo allo psicologismo, senza rompere con la tradizione del grande realismo russo, immersi nell'atmosfera decadente fra i due secoli, i temi di Thomas Mann saranno la decadenza della grande civiltà borghese, il clima morboso e tragico delle forze che smembrano la società europea (La montagna incantata), le antinomie e i problemi dell'artista.



In alcuni scritti si concentra su un modo di confrontarsi con la realtà, la diversità e l'inevitabile dissidio fra chi è immerso senza traumi nel flusso della vita e chi si chiude in sé stesso e nel proprio avvilimento, alimentando a vicenda disprezzo di sé e vizio.
Le altre grandi opere di Thomas Mann sono la tetralogia biblica Giuseppe e i suoi fratelli (1933-43), Lotte a Weimar (1939) e Doctor Faustus (1947).
Premio NOBEL per la letteratura 1929, privato della cittadinanza tedesca nel 1936, dopo esser vissuto anche in Italia, si stabilì a Zurigo nel 1954, dove morì l'anno dopo.



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Era primavera, anzi già quasi estate. Il mondo sorrideva.
L'azzurro cielo di Dio era affollato da tanti piccoli frammenti di nuvole rotondi e compatti, punteggiato da una quantità nivei cumuletti dall'aria burlona.
Gli uccelli cinguettavano tra i faggi, e di sopra i campi soffiava un mite venticello.
Sulla rotabile, proveniente dal villaggio vicino e diretto alla città, se ne andava lemme lemme un carretto: viaggiava per metà sulla parte lastricata della strada, per l'altra metà su quella non lastricata. Il guidatore teneva le gambe penzoloni dai due lati del timone e zufolava tutto stonato.
Ma in fondo al carro era accucciato un cagnolino giallo, che volgeva la schiena all'uomo e, drizzando il musetto appuntito, guardava indietro con straordinaria serietà e compunzione alla strada da cui proveniva.
Era un canino impareggiabile, che valeva tanto oro e metteva allegria a guardarlo; siccome però, purtroppo, non ha nulla che fare con la nostra storia, non possiamo curarci di lui.
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Dalla novella La strada del cimitero






sabato 3 novembre 2018

Vi invito di nuovo a "LIBRISITTOIPORTICI"!!!

Programmi per domani Domenica 4 novembre:



Non potete assolutamente mancare.



Ricordate che anche se piove noi siamo sotto-i-portici!!!

venerdì 2 novembre 2018

Librisottoiportici News

Eccoci all'appuntamento mensile con ; Librisottoiportici 
Domenica 4 Novembre a Castelgoffredo MN


Le novità sono sempre tante, tutte da scoprire.

Ci si può abbuffare con la specialità del giorno...

Polenta fritta con lo zucchero
 oppure rimanere sul classico e scegliere un bel piatto di...


Tortelli amari
Si possono fare:


Conoscenze interessanti

e...


Piacevoli incontri


Ma sopratutto trovare quel che si cerca...


L'autore
o...


Il titolo
...che manca!