lunedì 30 gennaio 2012

MAGIA DI PRAGA

Oggi giornata splendida! Sole limpido, aria fredda e tersa in "odor di primavera", come non pensare ad una bella e salutare passeggiata?  O un giro spavaldo per la città? E se la città fosse Praga? Sarebbe perfetto!!!
Basta una delle nostre piccole guide:

Passeggiata trionfale!

E' impossibile non restare incantati.
Questa città, questo cuore irrequieto della Mitteleuropa che Angelo Maria Ripellino paragonava a una bottega lunatica, nella quale il tempo, gran rigattiere, ha accatastato, in un disordine che ha la lucidità di una fiaba, i frantumi e i relitti della storia, ha un fascino misterioso, che ammalia.
Il sortilegio deriva dall'essere stata una  dreivolkerstadt, una città di tre etnie, il miscuglio di tre culture, la ceca, l'ebraica e la tedesca, ricco di impulsi ma anche causa di conflitti.
Se ne è rapiti girando per le vie e le piazze, guardando vicino e lontano, come quel personaggio di Gustav Meyrink, l'autore di Golem, che puntava il cannocchiale sulla città e ne isolava le singole immagini: l'ala di una statua, il fregio di un portone, una guglia, un pilastro del ponte che affonda nelle acque della Moldava.
Nonostante lo straordinario paesaggio complessivo, che avvolge ogni parte, lo sguardo è catturato di continuo, con una seduzione imperiosa, da particolari, specie i tetti e gli abbaini, i coppi che si trasformano in ornamenti fantastici. Si potrebbe passeggiare per ore con gli occhi rivolti in alto, pur sedotti da tante altre cose indimenticabili.
Gotica, barocca, art-noveau, cubista, Praga sorprende per l'eclettismo degli stili, per la ricchezza e la varietà dei suoi volti di pietra: in Europa non esiste forse un'altra città che riunisca in sé una tale molteplicità architettonica in una superficie altrettanto ristretta.
Scoprirla, goderne l'atmosfera è vivere una grande emozione.

da Guida illustrata di Praga del 1979



domenica 29 gennaio 2012

INVERNO




Amico inverno, l'esile bucaneve e il calicanto stupito 
ti rallegrano i giorni nitidi, le sere crude e belle;
ma tu non hai fretta e gusti il tempo: i brevi soli, le notti infinite
che s'aprono sulla terra, pavesata di stelle.                            G.Titta Rosa

AL CALDO MENTRE FUORI NEVICA

Eccovi una novella adatta a leggersi in queste sere d'inverno accoccolati in una comoda poltrona vicina alla stufa accesa con una calda coperta a coprirvi le gambe.
Noi ve ne riportiamo solo un pezzettino, a voi procacciarvi il libro al prossimo... "Librisottoiportici".

Colleretto Giacosa 21 ottobre 1847
Colleretta Giacosa  1 settembre 1906

...Ma la nevata fu proprio delle buone, di quelle che in due ore, al piano, colmano i fossati e annullano le siepi e lassù in alto addolciscono le chine troppo scoscese e le fanno traditrici...
...Arrivai che annottava.
L'abate che alla vigilia avevo avvisato della mia prossima venuta, era inquieto, benché mi facesse più giudizioso di quello che sono e si studiasse di immaginarmi rifugiato al caldo e al sicuro.
Mi strapazzò come un cane, mi abbracciò come un amico e mi allestì una cena luculliana.
Un fritto di patate, una costola di capretto e due bicchieri di vino dell'Inferno, di quello che fanno i vigneti di Liverogne e che procacciò forse a quel villaggio il nome rablesiano che non merita. (Levarogna "scaccia l'umor nero").
Dopo cena passammo al suo studio e seduti tutti e due a cavallo della stufa cominciammo a discorrere.
Seguitava a nevicare serrato e dalle gole savoiarde soffiava un vento feroce che rompeva ululando alla casa e abburattava la neve nello spazio vuoto fra le doppie impannate.
Un tempo perverso!...
da Novelle e paesi valdostani di Giuseppe Giacosa


Bisogna sentirle a dicembre queste sinfonie,
non c'è grido, urlo, fischio, lamento, singhiozzo di uomo o di belva,
che non echeggi e muggisca nello spaventoso concerto
delle bufere invernali.

venerdì 27 gennaio 2012

ALLA SCOPERTA DI UN BEL LIBRO e di... André Frossard

Sulla nostra "bancarella di libri usati" ve ne sono tanti e diversi a carattere religioso (come già detto diverse volte).
Tra questi uno che a noi è piaciuto molto ( ve lo abbiamo già menzionato nei nostri primi post )
 è Dio esiste, io L'ho incontrato di André Frossard .
Ve ne  riportiamo pochissime righe nella speranza di invogliarvi a leggerlo perché a nostro dire "merita".

Saint -Maurice Colombier 
14 gennaio 1915
Versailles 2 febbraio 1995

...Non ho conosciuto mio nonno.
Da quando era morto, la nonna regnava sulla nostra modesta casa, fatta d'impasto d'argilla, con l'autorità senza discussioni di una donna con la testa sul collo, e che l'aveva persa una volta sola, allorché si era innamorata, signorinella d' un agiata famiglia ebrea, degli occhi azzurri del semplice bracciante che era allora mio nonno.
Quell'unione di una giovane ereditiera, per quanto piccola fosse  l'eredità, con un proletario di origine cattolica, per quanto annacquato fosse il suo cattolicesimo, aveva lasciati stupefatti ebrei e cristiani del paese, la cui buona concordia non arrivava fino al matrimonio.
Niente ricordava questa storia d'amore sul volto severo di colei che ci governava con mano ferma, perennemente vestita di nero, e che esprimeva la sua tenerezza solamente col pudico sotterfugio dell'ironia....
...Formavamo una famiglia molto unita, ma al mattino osavamo appena augurarci il buongiorno: chi si era alzato per primo, per paura di umiliare il ritardatario fingeva di non accorgersi del suo arrivo: cosicché ci abbracciavamo, ben spesso, senza spicciar parola,...
...Guardavo mio zio chino sul banco nel laboratorio che sapeva il buon profumo del cuoio nuovo, o la zia in cucina intenta a lavorare la pasta: e non potendo dire che ci volevamo bene , il che era fuori discussione, non parlavamo affatto.
A furia di tacere avevamo sempre meno da dirci: eravamo come segregati, senza avere alcun segreto....


lunedì 23 gennaio 2012

UNA NUOVA RICETTA

Abbandoniamo i nostri "Profili d'autori", che naturalmente riprenderemo più avanti, per tornare ai libri di ricette.
Vi interessa provare una ricetta trovata su un libro del 1979 dal titolo:        
La carne le ricette per rendere diversa la solita fettina, naturalmente si tratta di qualcosa di semplice alla portata di tutti.

MAIALE ALLE MELE
4 costolette di maiale
5 mele renette,
100g. di prugne secche,
100g. di burro, 
3 cucchiai d'olio, 
un rametto di rosmarino, 
1/2 bicchiere di panna, 
sale-pepe.


Per questo secondo piatto dovete utilizzare delle costolette fresche di maiale; le accompagnerete ad una purea preparata con delle mele renette, dal particolare sapore asprigno.
Procedete alla cottura dorando in una padella un poco di burro e olio e un rametto di rosmarino.
Quando il condimento sarà ben caldo, disporre le costolette e lasciar cuocere per quindici minuti circa.
Quindi deporle su un piatto, salarle, peparle e tenerle al caldo.
Con dell'altro burro fare cuocere per un quarto d'ora le mele, sbucciate, private del torsolo e affettate.
Quindi passarle al tritalegumi o al setaccio e amalgamarle con panna fresca e un pizzico di sale, rimettere al fuoco lasciando restringere un poco.
Nel frattempo lavare bene le prugne, tenute a bagno per qualche ora e cuocerle per 30' in poca acqua.
Servire, versando la purea intorno alla carne e cospargere con le prugne.

Renetta o Ranetta è il nome dato ad alcune varietà di melo caratterizzato dai frutti a forma leggermente appiattita ai poli, con la buccia opaca di colore giallo-verde e punteggiata da piccole macchie scure, la polpa è gialla e succosa e proprio per questa sua caratteristica si presta ad essere cotta, ricoperta di zucchero glassato o ad essere usata per la preparazione di dolci farciti alla frutta.
BuonaGiornata!!!

sabato 21 gennaio 2012

Profili di scrittori: HEINRICH von KLEIST



"O immortalità ora sei tutta mia..."

"...Fin da bambino io m'ero assimilata l'idea che la perfezione era lo scopo della creazione.
Io credevo che noi avremo un giorno continuato a progredire ulteriormente dopo la morte sopra un'altra stella oltre il grado di perfezione che avremo raggiunto su questa stella e che anche lassù avremo  potuto utilizzare i tesori di verità che avremo qui raccolti. 
Da una tale idea s'era formata in me a poco a poco una mia religione e il proposito di non fermarmi mai neanche un istante quaggiù. 
Ben presto l'esclusivo principio della mia attività fu una ricerca incessante di autoperfezionamento 
(Lettere alla fidanzata del 22-03-1801)..."




Heinrich von Kleist...
E' colui che più di tutti ha resistito intatto alla prova del tempo, a cui anzi il tempo sembra dare più ragione...
Questo suicida trentaquattrenne è il massimo genio tragico della letteratura tedesca, che vuol dire il meno ingenuo, il meno capace di illusione.
Era senza dubbio per questo suo aspetto indifeso, terribile e tragico, che Goethe, poeta realmente un po'naif, provava ogni volta che lo leggeva "brivido e repulsione".
Kleist è inoltre quello fra i classici che ha, più di tutti, vissuto, agito e arrischiato...
Egli gioca insomma sempre il tutto per tutto, sempre impaziente di trasformare se stesso, gli altri, il mondo secondo un metro di assoluta perfezione.
Pretende l'impossibile dagli altri, dalla fidanzata, dalla Germania; ma anche da sé.
E' un idealista estremista, una natura tragica.
Ogni delimitazione impostagli dalla realtà o dal destino è ogni volta, per questo assolutista della perfezione, un fallimento assoluto...

Il tragico pessimismo finale di Kleist
affonda la sua maligna radice
nell'ingenuo cosmico-umanistico ottimismo
del suo tempo

Ecco un' altro sintetico profilo d'autore (a noi sconosciuto).
Un autore davvero singolare ed anche un poco..... inquietante.
A voi la scelta se approfondirne la conoscenza oppure no!!!

mercoledì 18 gennaio 2012

LEGGIAMO PIRANDELLO

Abbiam parlato di novelle pirandelliane; e allora eccone pronto per voi un pezzettino piccolo-piccolo, ma bello-bello, tratto da Il bottone della palandrana.


...Da molti anni, dopo molte e intricatissime meditazioni, credeva d'esser riuscito a darsi una spiegazione sufficiente di tutte le cose; a sistemarsi insomma il mondo per suo conto; e pian piano s'era messo a camminarci dentro, non molto sicuro, no, anzi con l'animo sempre un po sospeso e pericolante, nell'aspettativa d'una qualche improvvisa violenza, che glielo buttasse all'aria tutt'a un tratto, sgarbatamente.
S'era da un pezzo costituito esempio a tutti di compostezza e di misura, nel trattare gli affari, nelle discussioni che si facevano al circolo o nei caffè, in tutti gli atti, nel modo anche di vestire e di camminare.
E Dio solo sa quanto doveva costargli tenere anche d'estate rigorosamente abbottonata quella sua palandrana vecchiotta, si, ma piena di gravità e di decoro, e regger su ritto quel suo testone inteschiato e venoso sul lungo collo esilissimo per sostenere la rigida austerità del portamento.
Voleva che il suo sguardo, il suo mostrarsi a ogni bisogno  fossero tacito ammonimento o muta riprensione; specchio, sostegno, intoppo, consiglio.
E' vero che, sempre, per paura che lo specchio fosse appannato dai fiati brutali della plebe, o che il sostegno fosse scalzato con qualche spintone che lo mandasse a schizzar lontano, soleva tenersi alquanto discosto; ma pur sempre restava con tutto il corpo a far atto di volersi appressare e parare e moderare, secondo i casi.
Soffriva indicibilmente nelle dita vedendo qualcuno andar per via  con la giacca sbottonata o col giro della cravatta fuori del colletto; avrebbe pagato lui, di sua borsa, un operaio per dare una mano di vernice allo zoccolo dello sporto nella bottega di faccia al caffè, rifatto nuovo e lasciato lì di legno grezzo; e ogni sera se ne tornava oppresso e sbuffante dalla passeggiata fino in fondo al viale all'uscita del paese, dopo aver constatato, che ancora (dopo tanti mesi ) dal Municipio non era venuto l'ordine di rimettere un vetro rotto all'ultimo lampione di quel viale.
Come se tutt'intorno l'universo s'imperniasse in quel lampione rotto, don Filiberto Fiorinnanzi non aveva più pace.
L'incuria, la rilassatezza altrui lo offendevano; se protratte lo esacerbavano, ....

Bello vero!?! 
Sperando di avervi invogliati a riprendere in mano qualche lettura "pirandelliana" vi salutiamo con una sua massima:

Dalla miseria non è possibile evadere,
Come non è possibile evadere dalla nostra pelle.
 

lunedì 16 gennaio 2012

Profili di scrittori: LUIGI PIRANDELLO

Tra i libri di scuola ne abbiamo trovati alcuni che scrivono di autori e delle loro opere da uno di questi abbiamo scelto  di riportarvi Pirandello novelliere di Ferdinando Castelli.





Pirandello novelliere è un miracolo: d'inventiva, d'umorismo, d'introspezione psicologica, di poesia. Stupisce come abbia potuto metter su una galleria così variopinta di tipi e di casi, registrare voci tanto diverse, scoprire, sotto banalità ed apparenze meschine, drammi e destini impensati.
Le novelle per un anno , prima di tutto, testimoniano l'ansia del loro autore di osservare, capire, analizzare la vita, nella ridda grottesca delle vicende umane. 
La novellistica di Pirandello è, dunque, il palcoscenico di un immenso teatro, sul quale si susseguono interminabili fotogrammi di cui egli raccoglie i pensieri e gli affetti e gli odi e il pianto
Si tratta di oltre duecento novelle, vergate lungo tutto l'arco della vita di Pirandello , organicamente inserite nella sua storia, testimoni delle varie tappe del suo cammino.
I protagonisti delle novelle provengono generalmente dall'ambiente medio-borghese e dal mondo campestre siciliano; d'aspetto decorosamente logoro, abitudinari, rassegnati al lavoro per tirare avanti alla non peggio la famigliola, vivono per lo più una vita grama ,e amara, trascinandosi sulle spalle una maledizione atavica.
Quasi tutti hanno fatto presto una scoperta: che la vita è dominata dal malinteso, dall'assurdo; tra le cose manca l'armonia, tutto si svolge contro la logica e le comuni aspettative, capita ad uno ciò che dovrebbe capitare a un altro, e non si riesce mai a fare ciò che si vorrebbe o si dovrebbe. 
Essi allora o si chiudono in se stessi  o si ribellano. 
Comunque restano individui estranei, stranieri, incupiti, condannati, cioè, alla solitudine e alla sofferenza metafisica.
Avendo in corpo una prepotente ebrezza di vita, di libertà, di logica, prima di darsi per vinti cercano affannosamente, infine o evadono in modi fantastici o si accucciano in una pazzia raziocinante e loica, o si danno una morte violenta, o si abbandonano ad azioni inconsulte...

Lo studio di Pirandello

sabato 14 gennaio 2012

CICERONE scrittore



Tra i libri di scuola della nostra bancarella
ve ne sono alcuni che "insegnano" il latino.
Da uno di questi abbiamo tratto questo bel profilo di
M. Tullio Cicerone a cura di Ervinio Zorzi del 1958.


.....
Aiutato da grande facilità di produzione, scrisse moltissimo, mediocremente in versi, con insuperata maestria in prosa. 
Durante tutta la vita compose, pronunziò e scrisse orazioni; nei periodi di calma o inattività forzata produsse poderose opere retoriche, frutto di vari decenni di pratica forense, o stese notevoli opere filosofiche, dopo tutta una vita di consuetudine coi libri ed i pensatori.; in più, ci lasciò le sue lettere, specchio minuto e fedele di vita vissuta.
E' assurdo giudicare Cicerone come scrittore: il latino, come lingua, come stile, come pensiero persino, è lui, è Cicerone.
A Cicerone noi riferiamo i predecessori e diciamo: sono arcaici.
A Cicerone noi riferiamo i successori e diciamo: sono decadenti.
Gli scrittori semplicemente latini sono tutti "ciceroniani": soltanto i grandissimi, gli universali, seppero essere altro.
Essi furono geni di se medesimi; Cicerone fu il genio del popolo latino.
.....


La felice replica, condotta in tono di tranquilla sicurezza e con una punta di ironia,
si avvale naturalmente, a robusto rincalzo degli argomenti giuridici, di altri motivi,
sentimentali, psicologici, politici: ma sopra tutti campeggia quella specie di "inno alla poesia",
con cui Cicerone trascina il suo uditorio, fuori dalla grigia aula del tribunale,
alle sublimi vette dell'Arte.
Pro a: Licino Archia Poeta

martedì 10 gennaio 2012

TRE LETTURE




In questo periodo, sul mio comodino, ci sono tre libri, scelti dalla nostra bancarella, per le mie letture serali.
Per incuriosirvi, per invogliarvi a leggere, per farvi conoscere nuovi autori di vecchi libri ve ne trascrivo alcuni brani.
Come avrete modo di constatare, leggendo, tutti e tre i brani scrivono di modi, tradizioni, ambienti della metà del '900 nonostante si tratti di libri molto diversi tra loro.
Questo per dire che per conoscere i luoghi, la storia ,le culture, le letture devono essere il più varie possibile!!

La terra si misura a pertiche e poi a piò
e il piò sta nell'ettaro pressapoco tre volte...

Da: La statua di sale di Agostino Turla del 1964.
Non è un gran podere quello che lavoriamo noi, ne si può certo paragonarlo alle Valenche.
Ma insomma diciotto piò, che sarebbe come dire sei ettari all'incirca, rappresentano per la nostra famiglia un estensione più che sufficiente; anche se i pigionanti, che stanno alloggiati al Quartiere in buon numero, non facciano altro che sfruttare come loro è meglio concesso il proprio diritto di nullatenenti e s'industriino di far sciamare sul nostro interi eserciti di pollame. Senza contare che, naturalmente, i campi, a tempo opportuno, se li spigolano loro, e che loro appartengono, come d'uso, le seccarole ed ogni frutto o raccolto che venga su per le rive.
Bernardo Manzù, soprannominato mulinèr, il proprietario del  Quartiere, è uomo però che la gente la lascia vivere in pace.
Grano, granturco e legna, beninteso, vanno divisi del tre, come tutti gli altri prodotti; e ciò significa che a noi rimane un terzo e che le altre due parti prendono il volo verso fòndachi padronali abituati ormai, col concorso  s'intende di altri poderi, a farsi carichi d'ogni grazia di Dio.
Ad ogni modo, si vive.
Bernardo Manzù non sarebbe capace di torcere un capello ad anima viva... Basta vederlo.
Un volto largo e placido, nel quale s'esprime una sorta di tranquillità che pare tradursi ad ogni attimo in parola quasi per dire:- Ecco qua il benessere in persona-. Da queste parti non lo si incontra per strada sovente.
Si fida di noi.
Non è certo di quelli che stanno tutto il giorno giù per i campi a sindacare sulla maggiore o la minore, proficua o meno proficua, attività dei suoi dipendenti. Ma quando lo si vede, non c'è uomo in tutto il contado che non provi gioia a salutarlo.
Poiché la superbia, o insomma quel po' di contegno che i padroni han l'abitudine di concedersi, Bernardo Manzù non sa neanche dove stiano di casa, risponde a tutti con quella larga e quasi clamorosa cordialità che rivela subito il puro di cuore.
Bernardo Manzù è, infatti, un puro di cuore.
.....


Si stupirono che i loro vecchi trovassero gusto
a inventare parole
per offendere e provocare...

Da Storie bresciane misteriose e strane del 1974.
Fra le cose che sono scomparse o sono in via di rapida estinzione, per effetto delle trasformazioni sociali degli ultimi trent'anni, vi è certamente l'uso dei nomignoli che un tempo si affibbiavano agli abitanti di un paese, o di un quartiere e perfino di una città.
Da cosa nascevano questi nomignoli?
Generalmente dal clima di campanilismo acceso, che spesso diventava vera e propria ostilità, che divideva comune da comune, quartiere da quartiere, addirittura frazione da frazione.
In questo ambiente maturavano le definizioni sprezzanti rivolte ai vicini e maturavano purtroppo anche le risse della domenica sera, quando, nella stessa osteria, abitanti di contrade diverse trovandosi gomito a gomito allo stesso tavolo intorno alla stessa partita di carte o di morra, riscaldati dal vino e magari dal svolgere sfavorevole della partita, si ricordavano del nomignolo offensivo e lo lanciavano in faccia all'avversario.
Il resto veniva da se; come venivano chiamati dall'oste i carabinieri e qualche volta il medico condotto...
Altra occasione di scontro erano le sagre.
I giovanotti ci andavano per divertirsi, per conoscere ragazze e corteggiarle, suscitando la reazione dei giovanotti del paese che consideravano queste "incursioni" come una sorta di pascolo abusivo.
Si cominciava con le occhiate torve, col ricorso ai famigerati nomignoli, con qualche gesto di sfida, per arrivare agli spintoni, ai pugni, talvolta anche alle coltellate e ai colpi di roncola.
Questo va detto per ricordare un passato che molti ostinano a definire  sempre migliore del presente in ogni aspetto.
.....

Uscirono nel giardino dove ella tagliò un grande mazzo di astri...

Da La luce del nord di A.J. Cronin del 1958
"Dorohy! Che bella sorpresa!"
Dorrie discese dalla bicicletta. "Ho portato un biglietto della mamma" disse, e glielo porse.
Cora lo prese con aria diffidente, abbastanza naturale dato il modo in cui era sempre stata trattata dalla signora Page. Ma quando lo ebbe letto il viso le si illuminò di piacere.
"Tua madre è molto gentile, Dorothy. Ci vuole a pranzo domani." Piegò il foglio e lo rimise nella busta come se fosse stato qualcosa di prezioso da custodire. "Andiamo in casa, ti offrirò il tè."
Si incamminarono, tenendo la bicicletta tra loro.
La qualità che, Dorrie doveva riconoscerlo, la attraeva di più in Cora, era la sua incapacità di finzione. Non tentava mai di mostrarsi diversa da quello che era, ed era sempre pronta ad aiutare il prossimo.
Il modo con il quale si occupava di David, cucinando, lavando e rammendando, coltivando in modo meraviglioso il giardino, oltre a sopportare tutte le sue arie e ad apprezzarne le fatiche letterarie, come se fosse stato uno Shakespeare e un Milton messi insieme, sembrava a Dorrie la manifestazione più luminosa della sua bontà. Ma esisteva anche qualcos'altro in lei, che era difficile a spiegarsi. Una tensione che traspariva attraverso la sua placidità e sembrava tenerla sempre sul chi vive e immalinconirla.
In quel momento, tuttavia, Cora era di ottimo umore.
Mentre Dorothy apparecchiava la tavola, andò in cucina a preparare il tè, i crostini abbrustoliti e imburrati e apri una scatola di sardine. Poi sbatté latte, farina ed uova e fece certe frittelle che si scioglievano in bocca.
"Cora" domandò Dorothy quando sua cognata sedette infine dinanzi a una tazza di tè "da dove ti viene questa diabolica abilità con le frittelle?"
"Bene, Dorrie, se mi prometti  di mantenere il segreto, te lo dirò." Parlò in tono allegro e parve più graziosa del solito con le gote accese dal calore della stufa. "Sono brava perché per tutta un estate non feci altro. Era  il mio lavoro. Devo aver fatto centinaia di frittelle per affamati ghiottoni.
.....

Buona Lettura!!!

venerdì 6 gennaio 2012

LIBRI ILLUSTRATI



Nei post precedenti abbiamo parlato della nostro banchetto di libri usati che teniamo una domenica al mese a "Librisottoiportici" di Castelgoffredo (MN).
Vi abbiamo parlato dei nostri libri  e ve ne abbiamo riportato brevi brani.
Vi abbiamo anche detto come possono essere semplicemente belli da vedere.
I libri da noi trattati sono i più vari; romanzi, gialli, narrativa, saggistica, una bella serie di libri a carattere religioso, libri d'epoca fascista (niente di antico o raro, non fa per noi il libro "intoccabile), ma i nostri preferiti, e se ci seguite dovreste averlo intuito,sono gli ex libri di scuola con tutta la loro potenzialità (della quale vi abbiamo già parlato e avremo modo di parlare ancora).
Abbiamo, ad esempio, una raccolta di libri scolastici per imparare l'inglese, che se a questo scopo non li ritenete più validi, rimangono comunque dei bei libri da ripassare anche per la ricchezza di immagini.
Bisogna vederli tutti assieme per capire, (e questo lo potete fare domenica 5 febbraio).
Oggi vi parliamo, appunto, di immagini. quella che scrive è una vera appassionata di libri ricchi di immagini, non fotografiche; fiabe per bambini, libri di scuola elementare, alcuni libri su "posti da vedere", libri di artisti o che parlano di artisti, libri sui fiori e, perché no!?! libri di cucina.
Se il libro illustrato è sciupato o  poco interessante, se ne possono sempre usare le immagini per quadretti, per dècoupage, per scrapbooking e bricolage vari, come avevamo già suggerito coi vecchi giornali.
Tutto questo per ribadire la nostra passione per i libri che, in questo blog, cerchiamo di condividere con voi.


Buon Lavoro!!!

giovedì 5 gennaio 2012

DEDALO E ICARO

Riprendendo in mano la vecchia  Enciclopedia dei ragazzi troviamo un adattamento della storia di Icaro per i ragazzi e leggendolo ci accorgiamo di come,  questa storia, sia simile a quella di tanti giovani e genitori dei nostri tempi.
Questo per dirvi quanto siano sempre attuali anche gli scritti antichi e come ci possono aiutare a riflettere, imparare, capire. 




Dedalo ...costruì per sé e per il figlio due paia di ali tessute di piume leggere; le attaccò con cera alle spalle del figlio e alle proprie; poi disse:
- Ed ora le vie dell'aria ci sono aperte, Icaro. Andiamo, sorvoliamo i mari e cerchiamo una terra più ospitale. Ma, mi raccomando, segui sempre la strada che faccio io, perchè con quelle ali attaccate con la cera è pericoloso avvicinarsi troppo ai caldi raggi solari.-
Icaro promise di seguire la sua rotta e i due, una bella mattina, partirono attraverso l'aria.
Come era bello librarsi così fra cielo e terra! Come inebbriava quella corsa per il firmamento!
Icaro si sentiva simile a un Dio e guardava con disprezzo i piccoli uomini che brulicavano al di sotto di lui.
Pieno di orgoglio e di baldanza, cominciò a guardare verso l'alto: lassù gli astri correvano verso gli abissi celesti verso mete ignote. Oh, come sarebbe stato bello seguirli nella loro pazza corsa! Vederli da vicino! Toccarli! Oh come sarebbe stato bello avvicinarsi al globo incandescente del sole e scaldarsi ai suoi potenti raggi! E, quasi senza accorgersene, Icaro comincio a deviare dalla rotta segnatagli dal padre e ad innalzarsi sempre di più, attratto quasi da una forza magnetica che si sprigionava dall'astro del giorno.
A un certo punto Dedalo si volse e non scorse più il figlio dietro di lui; cominciò a cercarlo disperatamente all'intorno e infine lo vide, puntino quasi invisibile, lassù in alto, vicino al sole.
Mandò un grido di angoscia. Il puntino nero si faceva sempre più grande: Icaro stava fatalmente precipitando verso la terra, che la sua audacia gli aveva fatto disprezzare...

Siate PRUDENTI!!!

GENNAIO

...Rabeschi di geli, nevi abbaglianti, tese braccia di querce sui colli
s'addolciscono al sole, che lotta col rovaio;
ma cade la notte rapida,  fra lividi guizzi di luce dal cielo,
e appare sul monte brullo la luna di gennaio.

Giovanni Titta Rosa