sabato 27 luglio 2019

Una POESIA sulla POESIA

Poesia è parola di origine greca che significa formazione, creazione, in quanto è l'arte con la quale l'uomo esprime, cioè da vita e forma, ai suoi più vivi affetti ed ai suoi sogni.



E' una giovane e bellissima donna, dal nobile portamento, intorno alla quale, quando apparisce tra gli uomini, il cielo si fa più azzurro, le nuvole si tingono di rosa; sbocciano i fiori sotto i suoi passi, le apparenze delle cose sembrano farsi più luminose e più belle, mentre gli alberi, i cespugli, le pietre stesse la chiamano a nome.
(Da Fiamma Viva - Antologia di prose e poesia...) 

LA POESIA

Rosee nuvole van, senza mai posa,
pei turchini del ciel, quando, o mia bella,
voi movete per l'erba rugiadosa,
piè di sacerdotessa, occhio di stella.

Più profonda armonia, grazia più snella

par che tosto da voi prenda ogni cosa, 
e una soave d'angeli favella
piove da quelle nuvole di rosa.

Par che vi cresca un fior sotto ogni passo;

par che ad ogni sospiro un'aura nova
vi venga a carezzar, dolce mia dama.

E ogni tronco, ogni sterpo ed ogni sasso, 

col nome che più dolce si ritrova
nel greco cielo, Poesia vi chiama.

Giovanni Prati poeta e politico italiano


1815 - 1884

giovedì 25 luglio 2019

FAVOLA: L'uccello di fuoco 2

..... Riprende

Tutti gli insetti si misero in allarme per quel fiore carnivoro che mangiava farfalle, ma l'uccello era felice. Ormai sazio, prese una farfalla azzurra e se la mise come collana.
Poi si mise a cantare allegramente dimenticando la sua condizione di fiore.
- Ma che strano! Un fiore canterino! - disse una vespa.
- Non è lui che canta, ha un grillo nel cuore - disse la libellula.
- E' assurdo - disse la cavalletta.
- E che profumo! - continuò la libellula.
- Che colore!... Sembra la stella del mattino!...


Scarlet Tanager / Nord America
Ma le vespe incredule decisero: - Va bene: questo fiore sembra tante cose. Andremo a esaminarlo... Succhieremo il suo nettare che deve essere delizioso...
Ma appena la prima vespa gli fu vicina, l'uccello alzò il becco e la vespa tornò indietro stravolta.
- Venite tutte. Non è un fiore. E' un uccello camuffato!
- Bisogna ucciderlo a colpi di pungiglione! E' un pericoloso impostore! E sfoderando i loro aculei, le vespe si lanciarono sopra l'uccello.
Fu allora che il tronco secco si scosse come ritornando da un altro mondo e disse: - Sorelle vespe, non sacrificate questo bellissimo fiore!...
Sospeso l'attacco, le vespe si guardarono l'una l'altra piene di meraviglia. - L'albero morto è tornato a vivere!


Diamante Rosso / Australia Settentrionale

- Esclamarono in coro. E l'albero: - E' stato questo fiore straordinario che ha fatto il miracolo di risuscitarmi!
- Però non è un fiore, ma un uccello camuffato...
- Anche se è così, con la sua bugia pietosa mi ha fatto rivivere. Sentendolo sui miei rami ho creduto che fosse il mio fiore e ho pensato tutto contento: - Posso fiorire ancora. 
E la vita ha ricominciato a circolare nei miei  rami secchi.
Ed eccomi qui nuovamente coperto di fiori...


Bengalino Moscato maschio / Sud-est asiatico
Difatti il tronco secco si era improvvisamente riempito di grandi fiori rossi, grandi come l'uccello.
- Ti perdoniamo tutto per aver risuscitato una vita solo con una meravigliosa bugia - dissero le vespe.
Riposero i loro pungiglioni e volarono tutte a succhiare il nettare dai nuovi fiori del tronco redivivo.


Erythrina Crista-galli / Sud America

L'uccello di fuoco    di   Oscar Alfaro

martedì 23 luglio 2019

FAVOLA: L'uccello di fuoco 1

L'uccello di fuoco     di   Oscar Alfaro

Era un uccello bellissimo, di color rosso rosso.
Tanto rosso che sembrava una grande fiamma che volava per l'aria. Quando si posava sul tetto di una casa il padrone spaventato gridava: - Aiuto! C'è il fuoco sulla mia casa.
E subito tiravano secchi d'acqua, mentre quella fiamma viva nuovamente si alzava verso il cielo.


Foudia / Madagascar
Però quell'uccello meraviglioso non pensava neppure lontanamente di essere fatto di fuoco, anzi sognava di essere un fiore, perché pensava che i fiori fossero l'incarnazione della bellezza.
- Sono il fiore dell'aria. Il mio stelo è lungo come il filo di un'aquilone e mi permette di arrivare dove voglio - diceva tutto contento.
Ma gli altri uccelli non credevano proprio al suo stelo immaginario anche perché le sue forme non avevano niente a che vedere con un fiore.
- Quando mai si è visto un fiore col becco?- commentavano.
- E un fiore che canta?...


Cardinale Rosso / America

L'uccello di fuoco allora scappava lontano da quegli increduli e vagava lucente per il cielo. Però un giorno si disse: - Mi poserò su un albero secco e lo abbellirò coi miei colori. Lui almeno crederà che sono un fiore.
E si posò sul tronco secco di un albero che era stato colpito da un fulmine...
Rosso, luminoso, sembrava proprio un fiore di carne. 
Se apriva le grandi ali splendenti e le alzava al cielo, era uno splendido fiore a due petali.
Sarebbe stato un fiore perfetto se non gli fosse mancata una cosa: il profumo. Volò allora ai piedi dell'albero su alcuni fiori silvestri e sbatté a lungo le ali. Quando pensò di essere ben profumato tornò sulla punta del tronco secco, cercando di migliorare ancora la posizione di prima, appoggiandosi su una sola zampetta, che assomigliava così allo stelo di un fiore.
Rimase così per ore ed ore, finchè cominciò ad aver fame.


Martin Pescatore Pigmeo / Madagascar
Proprio allora arrivò una farfalla a cercare il nettare di questo bel fiore. L'uccello se la inghiottì in un batter d'occhio e tornò alla sua immobilità.
Le altre farfalle che stavano osservando commentarono:- Che fiore è quello che si è mangiata la nostra sorella?- 
Dissero le altre farfalle stupite e intimorite: - Andiamo a vedere!
Ma una dopo l'altra finirono inghiottite dall'uccello.


Ibis Scarlatti / Brasile
CONTINUA.....

lunedì 22 luglio 2019

L'ultima stagione

E per concludere il nostro "excursus" letterario attraverso le stagioni eccovi un ultimo breve scritto.


E' di ieri l'odore delle acacie, che, esalando improvviso dai giardini, sotto i quali eravamo passati tante volte senza nemmeno accorgerci che fossero giardini, ci annunciò la primavera, quando ancora credevamo che fosse inverno; di ieri è l'odore dei ligustri che dagli stessi giardini ci annunciò la piena estate, quando credevamo che fosse ancora primavera; ed ecco oggi, mentre confidavamo che fosse ancora estate, qualche foglia secca si stacca da quei giardini, turbina nell'aria e, venendo a cadere ai nostri piedi, ci dice chiaramente che è arrivato l'autunno.
Queste stagioni, come s'infilano l'una appresso all'altra, senza darci respiro!
Mentre l'una dura l'altra comincia. Passano incatenate come i vagoni di un treno in corsa e noi stiamo a guardarle attoniti; vediamo riapparire sempre i quattro vagoni con fiori, frutti, vento e gelo, e non ci resta niente in mano.
Si dice leggermente che è passata una stagione e ne viene un'altra; ci si rallegra quando entra la primavera; ci si augura che passi presto un'estate troppo calda; e d'inverno desideriamo che venga presto l'estate.
E a forza di piccole stagioni è passata la vita.

Di Achille Campanile da Cantilena all'angolo della strada: Le stagioni.



Giardino da fiaba!

Tempo d'estate, tempo di vacanze.
Cosa c'è di meglio di una passeggiata  fresca e ombrosa tra quei giardini meravigliosi che sono le montagne italiane???

.....
Non da meno era il giardino.
Vi era una profusione di fiori, d'ogni forma e colore: tutti stupefacenti per bellezza e rarità. I più preziosi, poi, portavano appeso al calice un leggerissimo campanellino d'argento, che al minimo moto dell'aria tintinnava: così nessuno sarebbe potuto passare inosservato.



Quel giardino era stato studiato con tale artistica fantasia da farne veramente un luogo di sogno.
C'era da meravigliarsi come mente umana avesse potuto idearlo, tanto più che era grande, immenso; tanto che neppure il giardiniere imperiale ne conosceva la fine.
Anche per un veloce podista, ci sarebbe voluto chissà quanto per arrivare finalmente al bosco!



E che bosco! Così fitto di alberi altissimi e così rigogliosamente fronzuti, da non poter distinguere dove finisse il fogliame dell'uno e dove cominciasse quello dell'altro. Soltanto qua e là questo rigoglio di vegetazione si apriva per dare spazio a laghetti bellissimi, così profondi che l'acqua limpida diventava cupa.
....
Di H.C. Andersen da L'usignolo (favola)




venerdì 19 luglio 2019

Nuovo aperitivo al MAST...


Domenica 21 Luglio alle 18 presso il 
MAST (Museo Arte Storia Territorio) di Castelgoffredo MN
al costo di soli 5 euro potete partecipare a un 
APERITIVO CULTURALE:
dialogo con Francesco Fezzardi musicista.


E oltre alla buona musica si possono GUSTARE anche tante buone specialità!!!

La lettura consapevole


Che cosa significa essere lettori consapevoli? Si potrebbe rispondere in questo modo: il lettore consapevole...
- capisce ciò che legge
- collabora con il testo
- ricorda ciò che ha letto
e quindi, gradualmente,
- scopre e prova il piacere di leggere!


Ogni romanzo è un mondo, fatto di personaggi, di luoghi, di momenti, di avvenimenti... Leggere un romanzo significa quindi entrare in un mondo: imparare a conoscere i personaggi, i luoghi in cui essi agiscono e gli avvenimenti che li coinvolgono.


Ogni romanzo è una forma di comunicazione, che trasmette informazioni e significati. Leggere un romanzo significa quindi imparare a riconoscere e a ricostruire i significati che la storia raccontata ci trasmette.


Ogni romanzo è l'opera di un autore, che ha deciso di raccontare una storia. Leggere un romanzo significa anche imparare a conoscere indirettamente un autore, attraverso le figure e gli ambienti che egli ha deciso di rappresentare, attraverso la storia che ha deciso di raccontare e il modo con cui la racconta.


Ogni romanzo è un dialogo fra il lettore e il testo. Durante questo dialogo anche il lettore, ogni tanto, dice la sua... Il lettore infatti interviene nella storia: usa ciò che già sa per capire meglio ciò che gli viene raccontato, giudica i personaggi, si schiera a favore o contro alcuni di loro, dà giudizi sull'autore e partecipa razionalmente ed emotivamente alle vicende: si annoia o si appassiona, si diverte, si spaventa, si commuove... Inoltre, spesso, al lettore capita di prevedere ciò che sta per succedere e quindi di anticipare qualche avvenimento atteso, oppure al lettore capita di stupirsi per un fatto del tutto imprevisto...
Ogni lettore, quindi, collabora con il testo, svolge una parte di lavoro importante per definire e ricostruire i significati della narrazione.


Ogni romanzo offre qualcosa da ricordare. Per imparare a ricordare bisogna imparare a riassumere. Riassumere significa scegliere alcuni elementi della narrazione e riscriverli in modi diversi.


Ogni romanzo è un mondo possibile che stabilisce rapporti con il mondo reale. L'interpretazione di un romanzo va infatti messa in relazione con le caratteristiche della realtà storica e culturale nella quale il romanzo è stato scritto e più in generale con quegli aspetti della vita individuale e collettiva che l'autore affronta attraverso gli argomenti, le situazioni, i temi della sua narrazione.
L'insieme di queste caratteristiche del mondo reale costituisce il contesto del romanzo, ovvero quella parte di realtà che sta attorno al testo e che consente di capirne meglio le caratteristiche e i significati.
attraverso la conoscenza della realtà storica e culturale alla quale il testo appartiene e di quegli aspetti della realtà di cui si parla è infatti possibile acquisire nuove informazioni per un'interpretazione più completa del romanzo.


Ogni romanzo esiste per essere letto, ovvero perché alcuni destinatari possano confrontare il loro mondo, le loro conoscenze, la realtà in cui essi vivono con il mondo del testo e i suoi significati.


Allora? Siete lettori consapevoli??? Se non lo eravate ora, dopo questa lettura, spero lo siate diventati.
Alla prossima!

giovedì 11 luglio 2019

INVERNO


Inverno da "Uomini, boschi e api" di Mario Rigoni Stern

Con la coperta sulla testa si camminava in silenzio; il fiato come usciva dalla bocca si gelava sulla barba e sui baffi. Ma anche l'aria, la neve, le stelle erano come saldate insieme dal freddo. Con la coperta tirata sulla testa si continuava a camminare in silenzio. Ci si fermò perché forse non si sapeva dove andare. Il tempo e le stelle passavano sopra di noi stesi nella neve.
Ma non sono isbe quelle laggiù, vicino a quegli alberi? Cammino da solo in quella direzione; sprofondo nella neve fino al petto, ma forse è perché vado avanti annaspando, sognando una riva d'erba. Nuoto nella neve, sono alla sponda di un fiume ghiacciato. Ci sono delle betulle che tendono al cielo i rami come scheletri di magri uccelli e per restare in piedi mi aggrappo a un tronco bianco nella notte chiara; e dai rami la neve, invece del miele delle foglie, mi cade sulle spalle.





Dalla prima pagina di "Capo Horn" di Francesco Coloane

Le coste occidentali della Terra del Fuoco si sgranano in numerose isole, tra le quali serpeggiano canali misteriosi che vanno a perdersi laggiù, alla fine del mondo, nella "Tomba del Diavolo".
I marinai d'ogni latitudine assicurano che là, a un miglio da quel tragico promontorio, testimone dell'incessante duello tra i due più vasti oceani del mondo a Capo Horn, il Diavolo è rimasto ancorato a un paio di tonnellate di catene, che lui trascina facendo gemere i ceppi sul fondo del mare nelle orride notti di tempesta, quando le acque e le ombre oscure dal cielo sembrano salire e scendere su quegli abissi.
Fino a pochi anni fa, in quelle regioni si avventuravano soltanto audaci cacciatori di lontre e foche, genti di razze diverse, uomini rudi che avevano il cuore chiuso e stretto come i loro pugni.
Alcuni sono rimasti incatenati a quelle isole per tutta la vita. Altri, spinti dalla frusta della fame che sembra farli vagare da oriente a occidente, arrivano ogni tanto in quelle terre inospitali, dove ben presto il vento e la neve scolpiscono la loro anima a colpi d'ascia, lasciandola dura e affilata come una stalattite di ghiaccio.
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martedì 9 luglio 2019

AUTUNNO


Autunno da "Uomini, boschi e api" di Mario Rigoni Stern

Sono lontani i giorni del Nord-Est e mi sono costruita la casa dove comincia il bosco. Vado d'ottobre con i miei ricordi per i boschi e i monti. nell'ampia valle c'è un luogo dove crescono le betulle: l'autunno sparge sulla terra il pianto d'ambra delle loro foglie.



Da "La casa vuota" di Rosamunde Pilcher

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Abbandonata nelle pieghe del suo cappotto, le mani infilate in fondo alle tasche, si guardò attorno e decise che non era mai stata in una stanza così accogliente, così sicura. C'erano delle strade sul soffitto, vecchi ganci di ferro per affumicare i prosciutti e profondi bovindo pieni di gerani fioriti.C'erano un enorme stufa sulla quale fischiava il bollitore e una sedia impagliata con un gatto acciambellato sopra, un calendario appeso a una parete, delle tendine di cotone a quadretti e il profumo caldo del pane che si stava cuocendo.
La signora Philips era piccola e minuta quanto suo figlio era grande, aveva i capelli grigi ben ordinati. Dava l'impressione di non aver mai smesso di lavorare da quando era stata messa al mondo e che non avrebbe mai vissuto in altro modo. La osservò e desiderò di aver avuto una madre come lei. Tranquilla e allegra, con una grande cucina confortevole e un bollitore dell'acqua sempre sul fuoco per una tazza di tè.
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lunedì 8 luglio 2019

ANCHE "Librisottoiportici" va in VACANZA

Dopo 6 bellissime e ricchissime edizioni....


 

 

 


FEBBRAIO

MARZO

APRILE

MAGGIO

GIUGNO

LUGLIO
Librisottoiportici va in vacanza per tornare il 1 settembre più in forma che mai!!! 

sabato 6 luglio 2019

Oltre a LIBRISOTTOIPORTICI...

A Castelgoffredo, oggi DOMENICA 7 Luglio, oltre a "Librisottoiportici" troverete anche...




ESTATE


Estate da "Uomini, boschi e api" di Mario Rigoni Stern

Ai lati della pista c'era una lunga e profonda foresta, i tronchi vestiti di bianco salivano diritti dalla terra bruna e sostenevano una distesa di foglie verdi. Si camminava e si camminava ancora, e non c'era fine in nessun luogo.
Incontrammo un gruppo di donne e di ragazzi che si fermarono con noi a mangiare il pane dei poveri. Ma nel luogo del breve riposo ci giunse da lontano un rumore di ferro e di motori e le donne e i ragazzi entrarono nella profonda foresta che li accolse richiudendoseli dentro. Passarono via i soldati con il teschio sull'elmo e noi riprendemmo il cammino.
Nella notte la luna sorse sulle sottili betulle dai capelli verdi e gli usignoli versarono il loro canto sulle donne e i ragazzi dentro la foresta.



Da "In riva al ruscello" di Josef Wenter

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Saltò per primo nell'acqua freddissima ed ella si affrettò dietro di lui. Gli piaceva stare a guardarla mentre faceva il bagno in quel suo graziosissimo modo: piegava innanzitutto le zampette e poi si bagnava con precauzione il piccolo petto, per rialzarsi subito, quasi di scatto. Ed era naturale: la temperatura dell'acqua non superava mai i sette gradi!
"Quiriri!" la derise lui. "Paura dell'acqua?"
"Sono abituata a prendermela con calma! Non mi chiamo mica martin pescatore o merlo acquaiolo io!" Intanto aveva già immerso il codrione. Bene, questo era fatto!
Adesso si dava da fare con le ali e la coda, sollevando una pioggia di spruzzi. Poi si immerse tutta, tanto che dal pelo dell'acqua facevano capolino solo gli occhietti astuti incorniciati dalle grige piume del capino ed il piccolo becco impertinente. Si rialzò in fretta e ripeté l'operazione una dozzina di volte. Si fece sempre più spavalda: prese a sommergere il suo compagno sollevando con le ali alti spruzzi, ridendo, trillando, dimostrandosi tanto beata che lui si sentì pieno di felicità per aver scelto come compagna quella femmina che rinnovava di giorno in giorno la freschezza della gioventù. Poi andarono a posarsi insieme su d'un alto pino, sbatterono le ali, si stiracchiarono, si lisciarono le piume e si sfiorarono affettuosamente col becco.
Adesso erano davvero splendidi: sembravano rinati ed avevano scordato le loro preoccupazioni.
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