L'invenzione della stampa a caratteri mobili rappresentò una rivoluzione, paragonabile oggi a Internet e all'uso del tablet; il primo libro ad essere riprodotto con la nuova tecnica fu la Bibbia fatta stampare da Giovanni Gutemberg in Germania, a Magonza, nel 1452.
In pochi anni la stampa si diffonde in tutta Europa e vive un vero e proprio boom nella città di Venezia.
Basti pensare che all'inizio del Cinquecento nella città lagunare lavorano a pieno ritmo ben 690 tipografie, talmente zeppe di libri da costringere i proprietari a prendere in affitto grandi magazzini dai palazzi nobiliari e dai monasteri.
La Serenissima a fine XV secolo domina l'Adriatico ed è una città multietnica e multiculturale, villaggio globale ante litteram abitata da greci, dalmati, serbi, croati, bosniaci, montenegrini e albanesi. Ciascuna comunità civile e religiosa aveva necessità di consultare i suoi testi.
Così nel 1493 si stampano a Venezia un breviario in caratteri glacolitici (l'antico alfabeto croato) e agli inizi del Cinquecento escono i primi libri liturgici in slavo ecclesiastico destinati alla comunità serbo-ortodossa. La prima edizione del Corano in caratteri arabi esistente al mondo viene stampata a Venezia intorno al 1540 e scoperta una ventina d'anni fa sull'isola di San Michele.
Venezia è anche città marinara e vi si stampano carte geografiche e militari utili alla navigazione in tempo di pace e di guerra.
Nell'editoria musicale la Serenissima raggiunge punte di eccellenza, ma sopratutto primeggia per la sua capacità di diffusione di questi testi sia a sud (Napoli, Palermo, Messina) sia a nord verso il mercato tedesco e fiammingo, utilizzando le vie d'acqua e i passi alpini.
A Venezia si producono per la prima volta anche libri di gastronomia, cosmesi, farmacologia e medicina.
Agli inizi del Settecento escono i primi notiziari e hanno un nome che è un programma: "gazzetta", così a venezia era chiamata la moneta con cui si pagava il giornale.
Le biblioteche private veneziane nel Cinquecento arrivavano a contare fino a 6-7 mila volumi e si calcola che il 16 per cento delle famiglie, sopratutto del clero e della borghesia, avesse in casa almeno qualche libro.
I best seller dell'epoca erano L'Orlando Furioso di Ariosto (28 edizioni stampate nella sola venezia in una ventina d'anni), il Canzoniere di Petrarca e la Divina Commedia di Dante stampati coi caratteri della più famosa officina veneziana, quella dell'umanista-imprenditore ALDO MANUZIO, venuto nella città lagunare per produrre a stampa le opere classiche greche e latine.
Nel 1469 le tipografie sono 153 e arrivano a produrre 4.500 titoli.
Nel 1473 la produzione crolla del 65 per cento per eccesso di invenduto.
Nel 1500 le tipografie sono 690 e arrivano a produrre 15 mila titoli.
1487: una bibbia costa all'editore 450-500 ducati.
1580: un'opera in cinque volumi, 565 fogli, 1920 ducati.
Largomento più curioso?
Si tratta della Batrachomyomachia, La guerra dei topi e delle rane, pubblicata nel monastero di San Pietro Martire a Murano.
E' il primo libro stampato in greco a Venezia nel 1486 dal sacerdote cretese Laonikos.
Tra il 1526 e il 1550 Venezia pubblica quasi i tre quarti delle edizioni stampate in Italia e la metà di quelle prodotte in Europa; in questo periodo è stata calcolata una produzione complessiva di 35 milioni di copie.
Tratto da un articolo del 2012 di Alfredo Tradigo