giovedì 15 novembre 2018

Serie Autori: KAREN BLIXEN danese



Karen Christentze Dinesen (1885-1962) aveva diversi pseudonimi, tra cui Karen Blixen  o Isak Dinesen, sposò nel 1914 il cugino, barone Bror Blixen-Finecke, e dopo il matrimonio si trasferirono entrambi in Africa, nel Kenia.
Dopo il divorzio nel 1921 lei continuò per dieci anni a dirigere da sola la piantagione di caffè nel Kenia, finché la caduta dei prezzi del caffè la costrinse a tornare in Danimarca.
Esordì come narratrice a quasi cinquant'anni nel 1934 con Sette storie gotiche.
I suoi libri apparivano simultaneamente nelle due lingue, inglese e danese, e il suo prestigio cresceva nell'Europa letteraria con due nomi, Karen Blixen e Isak Dinesen.



Raccolte di racconti come Capricci del destino (1958), e altri suoi libri, nascono dal gusto per le sintetiche costruzioni metaforiche (i suoi maestri dichiarati sono stati Andersen, Hoffman e Melville), al cui centro stanno affascinanti personaggi femminili. 
Sono storie i cui luoghi variano fra le spettrali marine del Nord e un Italia carica di incanti; i tempi sono sospesi tra la fine del '700 e la metà dell'800, l'età dei romanzi fantastici e neri, che possono diventare un teatro del destino sotto le cui luci e ombre il lettore è invitato a riflettere anche sul suo rapporto col proprio personale destino.



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Un'idea la colpì; si fermò per meditarla.
Qualche giorno prima suo marito era andato a fare una cavalcata ed ella non aveva voluto andare con lui, ma era andata a spasso con Bijou per esplorare il suo dominio.
Bijou, allora saltellando, l'aveva condotta difilato nel boschetto. Quando l'aveva seguito, facendosi piano piano largo tra i cespugli, s'era improvvisamente trovata in una radura, uno spazio angusto come una piccola alcova con pesanti tendaggi di broccato verde e oro, tanto grande da ospitare due o tre persone.
In quel momento aveva sentito d'essere giunta proprio in mezzo al cuore della sua nuova casa.
Se oggi avesse potuto trovare di nuovo quel punto, ci sarebbe rimasta, ritta, perfettamente immobile, nascosta dal mondo intero.
Sigismondo l'avrebbe cercata in tutte le direzioni, non sarebbe stato in grado di capire che cos'era accaduto di lei, e per un minuto, per un breve minuto - o, forse, se fosse stata abbastanza decisa e crudele, per cinque - avrebbe capito quale deserto, quale luogo insopportabilmente triste e orrendo sarebbe un universo che non la contenesse.
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Da Capricci del destino   (L'anello)


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