martedì 13 novembre 2018

Serie Autori: ALBERT CAMUS francese

                                           

Albert Camus, nato a Mondovì (Algeria) nel 1913, cresciuto in un ambiente molto povero, fece degli studi di filosofia universitari ad Algeri, interrotti per ragioni di salute.
Nel 1942 pubblicò la prima delle sue opere maggiori L'etranger, e lo stesso anno una raccolta di saggi, Il mito di  Sisifo.
Durante l'occupazione tedesca della Francia partecipò alla Resistenza e diresse il giornale Combat, prima clandestino e dopo la liberazione, quotidiano di sinistra, retto dall'idea che ogni azione politica debba avere una solida base morale.
Nel 1947 pubblicò La peste, dove i personaggi risaltano più nella loro asserzione di dignità umana e di fraternità che per l'incerto successo con cui contrastano l'epidemia.


In L'homme révolté,  del 1952, affermava che ogni rivoluzione, anche se ispirata a a nobili princìpi, conduce in ogni caso alla tirannia. Una maggiore speranza che nelle altre sue opere si rifletteva nei suoi racconti.
In quegli anni Camus era diventato il portavoce della sua generazione e il mentore della successiva, non solo in Francia.
I suoi scritti vertevano sopratutto sull'isolamento dell'uomo in un universo alieno.
Benché capisse il nichilismo di molti suoi contemporanei, sentiva anche la necessità di difendere valori come la verità, la moderazione, la giustizia, e di respingere ogni forma di dogmatismo.
Nel 1957 gli veniva assegnato il premio NOBEL per la letteratura, e nel 1960 moriva a Sens (Francia) in un incidente automobilistico.


.....
Rimase a lungo disteso sul divano a guardare il cielo chiudersi a poco a poco, ascoltando il silenzio.
Era stato quel silenzio a sembrargli penoso i primi giorni del suo arrivo, dopo la guerra.
Aveva chiesto un posto nella cittadina ai piedi dei contrafforti che separavano gli altipiani dal deserto.
Là, pareti rocciose, verdi e nere a nord, rosa o malva a sud, segnavano la frontiera dell'estate perpetua.
L'avevano nominato in una sede più a nord, proprio sull'altipiano.
Nei primi tempi, la solitudine e il silenzio erano stati duri da sopportare in quelle terre ingrate, popolate soltanto di pietre.
A volte alcuni solchi lasciavano credere che ci fosse qualche coltivazione, ma erano stati scavati per mettere alla luce una certa pietra, adatta a costruire.
Qui non si arava altro che per raccogliere ciottoli.
Talvolta qualcuno grattava alcuni trucioli di terra, accumulata nelle cavità, per ingrassare gli sparuti orti dei villaggi.
Era così, i ciottoli da soli coprivano tre quarti del paese.
Le città sorgevano, prosperavano, poi sparivano; gli uomini passavano, si amavano o si scannavano, poi morivano.
.....
Da La caduta, l'esilio e il regno   (L'ospite)



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