venerdì 2 novembre 2018
Serie Autori: FRANZ KAFKA cecoslovacco
Franz Kafka è uno dei più grandi scrittori del nostro tempo.
Nacque nel 1883 a Praga, da famiglia di origine ceca, ebrea e osservante .
frequentò a Praga il ginnasio e l'università tedesche; poi si impiegò successivamente presso due società d'assicurazioni. Ammalatosi gravemente di tubercolosi, fu costretto a trascorrere anni in vari sanatori e mori nel 1924 a quarantuno anni nel sanatorio di Kierling, presso Vienna.
In vita pubblicò pochi racconti.
Aveva lasciato come disposizione testamentaria all'amico Max Brod di distruggere i romanzi incompiuti. La disposizione non venne rispettata e "America", "Il processo" e "Il castello" furono pubblicati dopo la morte. A oggi la bibliografia kafkiana comprende cinque o seimila titoli e la sua opera è diventata un campo di battaglia fra gli esegeti che si battono in difesa delle interpretazioni teologiche e di quelle sociologiche, le conclusioni esoteriche , quelle estetiche e quelle politiche.
Secondo gli studi più recenti, la narrativa di Kafka non è da considerarsi come un mondo poetico assoluto, centro e scopo di se medesimo, ma come una istanza d'appello, una sorta di dimostrazione della propria innocenza nei confronti del suo tribunale.
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In fondo anche il digiunatore s'era reso conto del reale stato delle cose e considerò quindi naturale che non lo si mettesse con la gabbia nel mezzo della pista, come un numero sensazionale, ma fuori, in un posto del resto comodamente accessibile, in vicinanza delle stalle.
Grandi cartelli variopinti incorniciavano la gabbia, spiegando al pubblico cosa c'era da vedere in quel luogo.
Quando, durante le pause dello spettacolo, la gente s'affollava verso le stalle per vedere le bestie, era quasi inevitabile che passasse davanti al digiunatore e si soffermasse un attimo davanti a lui; forse c'era chi si sarebbe trattenuto anche più a lungo se non ci fossero stati, nello stretto corridoio, quelli che venivano dietro e non comprendevano la ragione di quell'indugio sulla via che portava alle ambite stalle, rendendo così impossibile una visita più prolungata e pacata.
Questa era anche la ragione per cui il digiunatore tremava al pensiero di queste ore di visita, di cui pure era ansioso come dello scopo della sua vita.
Nei primi tempi non vedeva l'ora che queste pause dello spettacolo arrivassero; la vista di quella massa ondeggiante di gente, che s'avvicinava, l'aveva incantato, sinché non s'era presto convinto anche la più tenace, quasi consapevole illusione non aveva resistito all'esperienza - che intenzionalmente erano tutti, senza eccezione, dei visitatori delle stalle.
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Da Racconti (Un digiunatore)
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