sabato 27 aprile 2019

Leggere l'ARTE : 1°

Domenica 28 Marzo, ci sarà il consueto mercatino a Montichiari BS (ogni ultima domenica del mese) e noi parteciperemo con un banco di oggettistica, per meta, e per il resto libri d'arte. Ed è per questo che vi trascrivo questo articolo che corrisponde in massima parte al mio pensiero sull'arte.
L'autrice di questo articolo è Alex Connor  ( ha scritto vari libri ambientati nel mondo dell'arte ed è lei stessa un artista) ed è stato pubblicato su un settimanale popolare nel 2018.


La conversione di san Matteo
realizzata tra il 1599 e il 1600
dal Caravaggio
" Ho letto che il quadro di Caravaggio preferito da papa Francesco è la Vocazione di San Matteo e sono rimasta molto colpita. Matteo era disprezzato dal popolo di Israele perché faceva l'esattore delle tasse per conto dei romani e il dipinto mostra proprio il momento in cui Gesù lo invita a seguirlo: - Lo guardò con sentimento d'amore e lo scelse -. 
Quando il Papa era ancora soltanto il cardinale Bergoglio, andava spesso a visitare la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma per ammirare la tela, poi, una volta Pontefice, ne ha commissionato una copia che ora è appesa in vaticano, a Casa Santa Marta, dove Francesco celebra ogni mattina la Messa.



E questo cosa ci rivela? La straordinaria capacità che possiede l'arte di mettere in comunicazione. In questo specifico caso, la capacità di creare una connessione tra due uomini del tutto diversi, a distanza di secoli. Affermare che l'arte è un'arma potente è abbastanza scontato. Serve a educare, stuzzicare, ispirare. Le opere d'arte sono state contraffatte, rubate, commerciate... per procurarsene una in molti hanno peccato di avarizia, qualcuno ha persino ucciso. Re, duchi e dogi le hanno collezionate per dimostrare le proprie credenziali artistiche. Elisabetta I ha fatto affidamento sugli artisti per offrire una versione edulcorata di una monarchia rigida e vetusta, immortalata in un immagine pura ed eterna come una carta da gioco. Carlo II di spagna si è fatto ritrarre da Velàzquez per apparire più regale. Ma persino un artista del suo calibro ha fallito, attirando l'attenzione sulla mascella asburgica, frutto di prolungati incesti.



Ritratto di Carlo II di Spagna 
In ogni caso, era necessario che la popolazione vedesse i regnanti come sovrani magnifici e l'arte aveva appunto il compito di avvolgerli in quest'aurea di regalità. E il pennello non è meno letale del calamaio quando si tratta di rappresentare una potenziale sposa. Fu infatti un ritratto di Anna di Clèves a spingere Enrico VIII a invitarla in Inghilterra. Ma una volta che dovette affrontare la realtà, il re si rifiutò di consumare il matrimonio e cominciò a riferirsi a lei definendola "la giumenta delle Fiandre".


Ritratto di Anna di Clèves
Fin qui abbiamo considerato l'arte come arma politica, tuttavia per molti secoli è stata anche un'arma religiosa. Nel Medioevo, quando erano pochi a saper leggere e scrivere, la Chiesa chiedeva agli artisti di raffigurare inferno e paradiso. Il motivo è ovvio: così i peccatori avrebbero potuto vedere quali erano le pene che toccavano ad assassini, fornicatori e blasfemi. Bosh fu uno dei più grandi esponenti di questo filone di artisti dediti in maniera non troppo velata alle "pubbliche relazioni". Il suo paradiso è dolce, a tinte pastello, caritatevole. Il suo inferno invece è popolato da chimere e creature deformi, impegnate in una forma di sadica tortura. 


Il giardino delle delizie
di H. Bosch
1480-1490
Qualche decennio dopo lo stesso compito venne affidato in Italia a Michelangelo. Il suo Giudizio Universale è un'opera viscerale. adesso lo ammiriamo nelle sue riproduzioni patinate, ma immaginate come doveva essere un tempo, illuminato solo dall'esitante luce delle candele: un'incombente massa di facce che urlano e di figure che precipitano, che avrebbe terrorizzato qualsiasi spettatore.


Il giudizio universale
di Michelangelo
1535-1541
La seconda parte nel post successivo. 
Buona lettura!

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