mercoledì 26 settembre 2018

WILBUR SMITH

 Ed ecco, sempre tratto da un vecchio giornale, un articolo dedicato anch'esso ad uno scrittore ma di tutt'altra origine: Wilburn Smith.


Nato nello Zambia nel 1933 ama raccontare con humour british come da piccolo, a 18 mesi, sia stato colpito dalla malaria cerebrale e nonostante le strutture mediche primitive dell'Africa di quel tempo e il pessimismo dei dottori, "Se sopravvive avrà danni irreversibili al cervello", dicevano, sia sopravvissuto. "Ma" dice "La prognosi fu esatta, sono effettivamente un po' matto. Il che è un bene: infatti, bisogna avere un pizzico di follia per procurarsi il pane scrivendo romanzi."



Certamente uno dei più amati scrittori viventi coi suoi 130 milioni di lettori in tutto il mondo (26 milioni in Italia), Wilburn Smit, è dunque un Re Mida della scrittura d'avventura, lo dimostra il suo ultimo romanzo balzato in testa alle classifiche dopo soli dodici giorni dalla pubblicazione: L'ultimo faraone. Racconta ancora una volta le gesta di Taita, lo sciamano saggio, lo scriba e consigliere del faraone.
Dice Smith: "Taita è stato il personaggio principale della saga egizia fin dal primo libro, Il dio del fiume, del 1993. Evidentemente ha toccato le corde dei lettori, che lo seguono con passione nelle sue avventure. E anch'io lo seguo. E' un personaggio pieno di calore umano e si è fatto da sé, per questo è riconoscibile e apprezzato da tutti.
Per quanto mi riguarda, sopratutto dal punto di vista tecnico, devo anche dire che ho letto molto sull'antico Egitto e che ho l'abitudine di viaggiare nelle zone dove poi ambienterò le mie storie. Ho perfino navigato un tratto del Nilo su un barcone per adattarmi meglio all'ambiente.



E' questo uno dei tanti segreti di Smith che riescono ad appassionare i lettori: la capacità di descrivere con le parole e sopratutto con il cuore i luoghi che conosce meglio di ogni altro.

"Il mio primo libro è certamente il mio preferito. 
I miei libri sono puro intrattenimento e mi adopero per renderli interessanti facendo scorrere l'azione della vicenda più velocemente possibile.
E credo davvero nei miei personaggi, è come se loro mi parlassero. E io li ascolto. in questo modo sono in grado di convincere i lettori della reale esistenza dei protagonisti delle vicende narrate.
Inoltre devo sentirmi molto sereno quando scrivo. come un manager o un businessman si confronta con i suoi dipendenti, così io mi confronto con i miei personaggi.
Ogni volta che finisco un libro penso di smettere, ma il successo che hanno questi romanzi mi fa immediatamente tornare la voglia di scrivere. D'altronde, dopo 50 anni di scrittura, potrei anche dire di essere bravino, no?" 




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