Carla 4° |
Nessuna immagine, ma non ne aveva bisogno. Era, no, è così avvincente per me da leggere una pagina dietro l'altra senza interruzione.
Si tratta de...
......
Cammin facendo Wang Lung era più che mai perplesso.
"Tutto questo è successo perché hanno abbandonato la terra" pensava malinconicamente, evocando col pensiero l'immagine dei suoi due figlioli che venivan su come germogli di bambù a primavera; e lì per lì risolse di farli smettere quel giorno stesso di giocare al sole. Era ora che imparassero il lavoro dei campi; che ci si affezionassero, ai campi, assorbendo per così dire nelle ossa e nel sangue il senso della terra.
Entrò in una bottega dove si vendeva il tè, e, ordinata una tazza della bevanda, attaccò discorso col proprietario.
"Gliene offro una tazza. lei però mi dia notizie della città; è tutto un inverno che manco..."
Il proprietario della bottega era sempre disposto a scambiar quattro chiacchiere coi clienti, specie se questi gli offrivano il tè.
Sedette quindi molto volentieri al tavolino di Wang Lung.
Era un ometto dalla faccia di faina, con l'occhio sinistro strabico. Portava indosso abiti unti e bisunti, ché oltre a vendere tè faceva pure il cuoco - cosa di cui si gloriava come degli abiti sudici che indossava, citando volentieri, a questo proposito, il suo proverbio preferito: "Giacca pulita non fa buon cuoco."
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