martedì 2 luglio 2024

Tutti a fare incetta di libri a CASTELGOFFREDO...

  Tra pochi giorni sarà DOMENICA 7 LUGLIO e sarà il giorno dedicato a  LIBRISOTTOIPORTICI, poi il mercato ad AGOSTO si prenderà una pausa.


Come sempre vi saluto dicendovi: "VI ASPETTO", come sempre spero di non restare delusa.... ma il tempo è incerto, tutto è incerto.

martedì 4 giugno 2024

VIAGGIO IN TERRA VIRGILIANA II

Prosegue dal post precedente:



Qualche biografo virgiliano lo dice "viator", vocabolo latino che si può tradurre con messaggero ndi stato, messo, cursore; forse un messaggero di collegamento tra distaccamenti militari, di cui oggi non si è in condizione di stabilirne le funzioni. 




Nel museo dell'Accademia Virgiliana, ora in Palazzo Ducale, era conservata un'ara votiva romana (rinvenuta a CASTELGOFFREDO), eretta da P. Magio; anche un epigrafe funeraria su marmo trovata a Casalpoglio ora al MAST, fu scolpita in memoria della famiglia P. Magio, purtroppo entrambe prive di data. Castel Goffredo era un "castrum" romano; 


Magio era probabilmente o funzionario o un ufficiale di quel distaccamento; e i magi erano forse, discendenti di una delle prime famiglie trapiantate da Roma a Mantova quando la città divenne colonia romana. I coloni acquisivano sempre una posizione sociale di preminenza.
.........

Da VIRGILIO LA VITA LE OPERE   Banca Agricola Mantovana 1981

lunedì 3 giugno 2024

VIAGGIO IN TERRA VIRGILIANA I

Di certo non avete seguito il mio consiglio per domenica 2 Giugno dato che a "LIBRI SOTTO I PORTICI" è venuta poca gente, ma io insisto nel proporvi curiosità mantovane al fine di convincervi che passare un Weekend dalle nostre parti, che comprenda una visita a CastelGoffredo il 7 Luglio (ultima data per LIBRISOT... poi si riprende a settembre), è una bellissima idea.


Quello di oggi è un libretto edito dalla BANCA AGRICOLA MANTOVANA nel 1981 che in modo leggibilissimo e breve, parla della vita e delle opere di Virgilio, ed appunto questo è il titolo:
VIRGILIO LA VITA LE OPERE


 
Virgilio proveniva da una famiglia di agricoltori; ebbe due fratelli, Silone e Flacco; l'uno morì bambino, l'altro adolescente. Un terzo, Valerio Procolo, nacque dopo il secondo matrimonio della madre. Campagnolo, ne definiscono il padre i più antichi grammatici. Ma anche lavoratore della creta e come tale sarebbe passato alle dipendenze di un certo Magio, di cui finì per sposare la figlia Polla. Sposando Polla Magio, pare che il padre del Poeta abbia avuto l'opportunità di incrementare il proprio patrimonio.


Con queste notizie sommarie giunte a noi con gli scritti dei più antichi biografi di Virgilio, non riesce comprensibile come, un campagnolo di limitate risorse economiche, abbia avviato il figlio agli studi che esigevano di frequentare scuole a Cremona, Milano, Roma.
Anche tormentando le vite di Virgilio scritte nel sec. IV con ricchezza di notizie tolte da altri più antichi letterati, non è possibile stabilire quale fosse la superficie del podere di Virgilio attorno agli anni 70-60 a.C., e tantomeno intravvedere quale ne poteva essere il reddito. Nonostante, però, la tradizione che vuole Virgilio uscito da famiglia contadina di modesti agricoltori il portare tre nomi e cioè Publio (il nome) Virgilio (il nostro cognome) e Marone (il richiamo alla casata, ossia come dire Carlo Gonzaga {del ramo di} Nevers) rivelava, nella consuetudine romana durante l'ultimo secolo della Repubblica, un buon grado sociale. 



Sulla scorta di queste considerazioni, un filologo tedesco non si perita di affermare che la famiglia di Virgilio apparteneva all'aristocrazia locale. Va anche osservato che Maro era termine di origina etrusca da "maru" con il quale, pare, veniva designata una casta sacerdotale o di magistratura; Virgilio vanta le sue radici etrusche (v.Eneide, X, 203). Un'altra osservazione interessa il Magio, con cui il padre di Virgilio avrebbe lavorato e di cui sposò la figlia.

E qui vi rimando al prossimo POST che altrimenti è troppa roba da leggere tutta insieme.

venerdì 31 maggio 2024

E da MANTOVA a LIBRI SOTTO I PORTICI il passo è breve!!!

 Vi siete chiesti il perché di tante curiosità su Mantova?
E' per invogliarvi  a passare un weekend in quel di Mantova, appunto, sono davvero tante le cose da vedere e scoprire!
Più precisamente questo fine settimana.
Il venerdì sera e tutto il sabato in città ma la domenica già al mattino dovete riprendere l'auto e venire a Castelgoffredo (una trentina di chilometri e siete qua) dove vi aspetta una giornata pienissima: valanghe di libri, buon cibo, musiche tra le più belle in uno scenario magico, e molto altro ancora.....






giovedì 30 maggio 2024

Curiosità MANTOVANE II

Da Mantova ai Gonzaga il passo è breve eccovi  allora un'altra curiosità.


Perseguendo l'ambizioso progetto di arricchire la capitale sabauda con una "Grande Galleria" di antichità, Carlo Emanuele I di Savoia, tra il 1626 e il 1630, disponeva l'acquisto di un lotto della collezione dei duchi Gonzaga di Mantova, di cui faceva parte anche la celebre Mensa Isiaca.
Realizzata attorno al I secolo d.C. probabilmente a Roma, doveva arricchire l'altare di un tempio dedicato alla dea Iside, forse dello stesso Iseo Campense.
La Mensa Isica comparve a Roma nel 1527, dopo il sacco della città a opera dei Lanzichenecchi, e fu acquistata dal cardinale Pietro Bembo per poi essere ceduta nel 1592 ai duchi di Mantova. 
La sua scoperta aveva stimolato, già dalla metà del Cinquecento, numerosi studi tesi principalmente all'interpretazione dei segni geroglifici, che più tardi si comprese essere puramente ornamentali e privi di significato.
.....
Da Guida MUSEO EGIZIO "Le origini del museo"

Bronzo con inclusioni in rame, argento e niello,
lunga 125 cm, I sec. d.C. Roma, probabilmente
dell'Iseo Campese, già collezione Gonzaga.

mercoledì 29 maggio 2024

Curiosità MANTOVANE I


MANTO, figlia di Tiresia, e anche essa celebre indovina. Dopo lunghe peripezie, giunse in Italia e ivi sposò il dio Tiberino da cui ebbe il figlio Ocno; costui fondò una città che, dal nome di sua madre, chiamò Mantova.
Da MONDO MITOLOGICO Dizionario di mitologia greco romana  1971

- La provincia Mantovana è una terra conquistata sulle paludi; i suoi canali di scolo sommano 754 mila ettari; le stesse acque che accerchiano la città, sono una palude trasformata per arte in lago navigabile.
Da STORIA D'ITALIA Primo volume  1966




giovedì 23 maggio 2024

Vi propongo una pagina di: LA PROFEZIA DI CELESTINO

Camminando camminando in questo MAGGIO dal tempo inconsueto siamo finiti tra i monti dove abbiamo incontrato un giovane in fuga......


.....
Reagii d'istinto e mi misi a correre, riparandomi tra gli alberi. Il crinale si faceva sempre più frastagliato e roccioso, e cominciava a salire in modo considerevole.
Mentre continuavo ostinatamente ad avanzare, inerpicandomi tra le rocce, il mio corpo era scosso da brividi di stanchezza e terrore. A un certo punto scivolai e mi azzardai a guardare dietro di me. Il soldato si stava avvicinando al cadavere, e io scivolai dietro a una roccia proprio mentre lui sollevava lo sguardo nella mia direzione. Rimasi a terra e strisciai dietro un gruppo di massi. 

Da lì la scarpata si appianava e io avrei potuto allontanarmi senza che il soldato mi vedesse. Scattai ancora in piedi e presi a correre il più velocemente possibile tra alberi e rocce. Avevo la mente annebbiata, e riuscivo a pensare solo alla fuga. Non avevo il coraggio di voltarmi, ma ero certo di sentire i passi del mio inseguitore.


Il crinale riprendeva a salire, e io avanzavo sempre più a fatica perché le forze cominciavano a mancarmi. In cima alla salita il terreno era ricoperto di alberi giganteschi e cespugli lussureggianti. Sullo sfondo si stagliava una parete rocciosa. Dovevo scalarla: non avevo scelta. Cominciai l'ascesa, cercando gli appigli con grande attenzione. Quando finalmente mi ritrovai in cima mi sentii morire alla vista che mi si parò davanti: la strada era bloccata da un burrone profondo un centinaio di metri.


Ero finito, condannato. Alcuni sassi scivolarono lungo la sporgenza alle mie spalle, facendomi capire che il soldato si stava avvicinando. Caddi sulle ginocchia. Non potevo proseguire.


Ero esausto, stremato, e con un ultimo sospiro rinunciai a lottare, preparandomi ad accettare il mio destino. Sapevo che presto sarebbero arrivate le pallottole anche per me. Ma dopo tanto terrore l'idea della morte era quasi liberatoria. Aspettai, e il mio pensiero volò alle domeniche della mia infanzia e all'innocente contemplazione di Dio. Come sarebbe stata la morte? Volevo essere pronto.
.....
Da La profezia di Celestino di James Redfield 1994


venerdì 17 maggio 2024

E cammina cammina siamo finiti a MANTOVA

 La nostra "camminata" per la Lombardia ci ha portati a Mantova con un edizione De Agostini del 1981 di un libretto - documento d'arte dal titolo IL PALAZZO TE DI MANTOVA.


        .... E' un ennesima memoria del Vasari a confermarlo per prima "...e quivi arrivati, disse il Marchese che avrebbe voluto, senza guastare la muraglia vecchia, accomodare un poco il luogo da potervi andare, e ridurvisi talvolta a desinare o a cena per ispasso". Conservando buona parte della configurazione spaziale quadrilatera dell'edificio preesistente (i lati nord, ovest e sud: <la muraglia vecchia>) Giulio ne modifica l'aspetto architettonico a partire da lato settentrionale, dove sono gli ambienti compresi tra il Salotto di Psiche e la Camera di Ovidio, fra l'ottobre 1524 e il febbraio 1526.


In questa prima fase di lavori, il Te prende la consistenza di una "villa a dimensioni ridotte": quel "poco di luogo" che era l'iniziale desiderio del Gonzaga. Dal febbraio 1526 al corrispondente mese dell'anno successivo avviene la definitiva trasformazione dell'edificio in un grande palazzo, "palazzo nuovo". 


Il Marchese ne è preso totalmente, entusiasmato. Per arredarlo cerca di ottenere statue, suppellettili, cose antiche, provenienti dal sacco di Roma. Sul far dell'estate 1527 vengono intraprese le prime decorazioni degli ambienti interni; mentre, essendosi rotti gli argini del Po, Mantova è invasa da una grande inondazione e, appena dopo, aggredita dal flagello della peste.




 



martedì 14 maggio 2024

MAGGIO mese di MATRIMONI...

E nel mese di MAGGIO si cominciano a vedere le celebrazioni di COMUNIONI, CRESIME, e MATRIMONI. 

Dal libro IL PALIO DEI BUFFI  NOVELLE  di Aldo Palazzeschi terza edizione VALLECCHI 1943 ho tratto questa pagina ma se ne avete occasione leggetela tutta questa novella è molto molto bella e... simpatica. E probabilmente lo sono anche le altre.



GEDEONE E LA SUA STELLA

Quando stella disse a Gedeone il suo famoso "si", era una ragazza stagionata, più che trentenne. Non aveva avuto fretta di maritarsi; il carattere altezzoso e rigido, come il portamento e la figura, le aveva tenuto i giovanotti a rispettosa distanza, permettendole troppo di calcolare; nè d'altra parte aveva favorito quei naturali scoppi delle simpatie che il popolo chiama caldane, cotte, scuffie, cantonate... E per quanto fosse una bella ragazza, nella prima gioventù era passata per la più bella del paese, i giovanotti la giudicavano superbiosa e frigida, troppo alta e fiera. alla sua bellezza era mancata la scintilla, tutti avevano detto "bella" senza accendersi, o senza riuscire ad accenderla. Era rimasta lì.


Le donne, sentendone vantare la bellezza, dicevano che era un bel carabiniere, un granatiere, ma in questo caso non bisogna dar retta alle donne, per quanto sovente ne assumesse l'atteggiamento e l'espressione; sennò dicevano che era un buco arrovesciato, un libro chiuso, una donna di marmo.
E Gedeone, come Stella, non era più un adolescente, oltre trent'anni anch'esso, e per quanto si potesse dire un bel giovinotto, non aveva preso moglie; e dovendone accollare al carattere la ragione bisognerebbe aggiungere: per l'opposta ragione. Tanto Stella era scontrosa e dura, tanto Gedeone era sorridente e tenero, espansivo, sensibile, poetico; e con tutto ciò le ragazze non si erano strappate i capelli per averlo. Lo giudicavano melenso, patetico, troppo fantastico, antipatico, un fico tiepido.




martedì 7 maggio 2024

Camminata attraverso la campagna lombarda

 L'arrivo di 5 nuovi scatoloni di libri "usati" mi ha distolto da quei vecchi libri di narrativa che vi ho presentato in alcuni post precedenti. Questi sono per lo più libri e libroni su: Mantova e provincia, Lombardia e ARTE. Un buon acquisto" intellettuale" se siete appassionati di questi generi.
Comincio col presentarvene uno (naturalmente tra i miei preferiti): 



Terre di Lombardia di Pepi Merisio Carlo Castellaneta
distribuito dal CREDITO COMMERCIALE nel 1990
Io, come al solito, non so riportarvi le immagini presenti sul libro ma vi ricordo che le foto di PEPI MERISIO sono "piccoli sogni".
Di CARLO CASTELLANETA è invece la parte scritta, compreso il pezzetto che trascrivo oggi.


Mi succede quasi sempre, attraversando la campagna lombarda in treno o in automobile, e notando l'avanzata inarrestabile delle costruzioni, di domandarmi se esista ancora una campagna, nel senso che si attribuisce a questa parola, e quanto durerà quella che ci è rimasta.

Pepi Merisio FOTOGRAFO
Nato a Caravaggio nel 1931 morto nel 2021

Non occorre, infatti, un particolare spirito di osservazione per rilevare quanto sia divenuto massiccio il proliferare del cemento armato (capannoni industriali, stazioni di rifornimento, giganteschi supermarket, impianti petroliferi, cementifici, depositi e magazzini d'ogni specie e grandezza) anche là dove il terreno era da sempre spazio coltivato o boscaglia naturale.
Nei casi più accettabili, cioè dove il verde ha lasciato il posto a case e casette per semplici esigenze abitative, si resta sconcertati dalla leggerezza con cui si fa scempio ogni giorno del nostro paesaggio. Per innalzare un edificio basta un anno ma per far crescere un albero ci vogliono decenni. Eppure questa verità elementare sembra non trovare accoglienza nella mentalità dei costruttori come nei programmi degli imprenditori.
Dove c'erano una macchia folta di selvaggina fumano adesso dei comignoli. Dove sorgeva un pioppeto si aprono ora campi di tennis. e l'amena collinetta che si stagliava a un certo punto della strada è stata spianata dalle ruspe per costruire un condominio di villini a schiera.

Carlo Castellaneta Scrittore giornalista
 Nato a MILANO nel 1930 morto nel 2013

A volte capita di non riuscire nemmeno più a riconoscere la strada che stiamo percorrendo, se vi passiamo a qualche anno di distanza: di non trovare più certi punti di riferimento (una forra, un cascinale, una carraia che si innoltrava nei campi) perché il paesaggio stesso è stato alterato, modificato dall'uomo in modo per lo più avvilente e comunque sempre in peggio.
Per no parlare dei tabelloni pubblicitari che , lungo la strada, addirittura nascondono con le loro volgari superfici la vista dei prati e degli alberi, il profilo di un monte o il panorama di un paesello.

E mi fermo qui.....



sabato 4 maggio 2024

Librisottoiportici

Io domani sarò al mio solito posto (fronte chiesa) voi fate un giro tra le bancarelle e le migliaia di libri e venite a salutarmi.!

mercoledì 1 maggio 2024

BUON PRIMO MAGGIO

 Maggio mese di Maria. Maggio mese delle rose a lei dedicate. Per la verità è già da un po' che le rose son fiorite, il meteo di questi ultimi tempi fa fare un po' di confusione tra le stagioni ai vegetali e agli animali. 
Oggi vi trascrivo qualche curiosità sulle rose dal bellissimo libro: Il linguaggio dei fiori di LAURA PERONI con tavole (stupende) di MARILENA PISTOIA edito dalla MONDADORI nel 2006.


ROSA

Per greci e romani - e in seguito, nel Medioevo anche per germani, francesi e inglesi - simbolo di omertà e promessa di segretezza era il motto sub rosa.
I generali greci, nel 479 avanti Cristo, per pianificare in gran segreto il vittorioso contrattacco a Serse, re persiano, si erano raccolti in un boschetto di rose. Nulla essendo trapelato della loro presenza, da allora quei fiori erano diventati emblema del riserbo.

TIPO DI PIANTA: rosacee.
Arbusti, decidui, più o meno spinosi,
con portamento ramificato, cespuglioso,
sarmentoso o prostrato. 

Nel 420 avanti Cristo, Mida, re di Frigia, nell'Asia Minore, esiliato in Macedonia, aveva ottenuto di andarsene con la sua collezione di rose. Il botanico che ne dà notizia riferisce che la più sensazionale era una varietà a lui sconosciuta, con sessanta petali e profumatissima.

ALTEZZA: da 20 a 30 cm fino a 5-6 metri,
secondo le varietà.
TERRENO: da giardino, non argilloso o sabbioso,
 ben drenato, e ben concimato con letame maturo.

Del periodo classico vanno ricordati due poeti, senz'altro i primi a parlare di rose: Teocrito di Siracusa, fondatore della scuola greca di poesia pastorale, nel 300 a.C. che ha poi decantato la bellezza dei giardini di rose, e Saffo, che dall'isola di Lesbo, precedendolo, nell'ottavo secolo avanti Cristo, era stata la prima poetessa a celebrare la rosa in versi.

UMIDITA': innaffiare regolarmente durante la fioritura.
ESPOSIZIONE: soleggiata e riparata dai venti.
CLIMA: temperato, anche freddo.

L'abitudine che ancora abbiamo di piantare rose vicine alle tombe ha origini antichissime, ed è sempre stata ritenuta un omaggio prezioso ai defunti.
Ad alcuni monaci, dopo la caduta dell'impero romano, si deve se molte varietà di rose sono sopravvissute; a lungo gli unici a coltivarle erano stati loro, fino a quando Carlo Magno (alla fine dell'ottavo secolo), con una disposizione che regolava i territori della corona, aveva ordinato la coltivazione di un buon numero di piante, tra cui gigli e rose. Probabilmente erano tra le rose di quei tempi: la canina, la gallica e la alba molto considerate per le proprietà medicamentose.

EPOCA DI FIORITURA: maggio- giugno
 e fino a settembre per le varietà rifiorenti.
I fiori, molto appariscenti e profumati,
di diverse dimensioni, semplici o doppi, 
hanno colore bianco, rosa, giallo, arancio, rosso,
porpora in tutte le loro sfumature,
e possono essere singoli o a mazzetti.

E' un poema allegorico il Romanzo della rosa nella prima versione uscita nel 1236. Narra del sogno di un giovane innamorato che spera di conquistare l'oggetto del suo amore, quando questo gli appare sotto forma di rosa. Nel lungo elenco di vicende che la coinvolgono e di cui è protagonista, non è possibile rintracciare un solo episodio in cui la rosa venga denigrata.







lunedì 29 aprile 2024

La pittura come cura


Questa pagina l'avevo preparata da pubblicare l'estate scorsa ma i miei soliti "attacchi di pigrizia acuta" me l'hanno fatta scordare. L'ho ritrovata e ve la pubblico ora. Come avrete avuto modo di capire  questo scrittore e questo libro non mi dispiacciono dato che già altre volte ve li ho presentati: 
La bellezza non svanira di A.J. Cronin


"Ditemi, figliolo, che cosa vi proponete di fare."
"Vorrei dipingere un affresco sopra l'altare, sulla parete di fondo dell'abside."
"Un soggetto religioso?"
"Naturalmente. Pensavo alla Trasfigurazione. Farebbe sembrare più luminosa l'intera cappella."
"Siete proprio certo di poter dipingere qualcosa che noi approveremmo?"
"Ci proverei. Non ho colori, né pennelli, grandi abbastanza, e dovreste procurarmeli. Sareste, insomma, costretti a fidarvi di me. Ma se sarà così, vi prometto che farò del mio meglio."
La mattina dopo, due dei padri partirono per Garonde e tornarono, la sera, con vari pacchi avvolti in carta marrone. Nel frattempo, i novizi avevano eretto una leggera impalcatura di legno dietro l'altare. Nelle prime ore del giorno successivo, con l'eccitazione che provava sempre all'inizio di un lavoro, Stephen incominciò a dipingere.



Ma il suo stato d'animo era molto inconsueto. Fisicamente fiacco, non era ancora uscito del tutto dalla spossatezza della convalescenza, sembrava immerso in una languida mollezza. Era in preda a instabili ondate di affettività e gli occhi gli si riempivano facilmente di lacrime.
L'atmosfera della cappella, i cori dei monaci, la sensazione di essere staccato dal mondo, inducevano in lui sentimenti del tutto estranei alla sua indole. Benché non disponesse di modelli, l'affresco incominciò a delinearsi con una facilità sorprendente per chi era assuefatto a una tensione quasi intollerabile nelle prime ore dello sforzo creativo. Già aveva abbozzato la figura centrale del Signore, in candidi paludamenti, radioso in una nube di luce, e cominciava a delineare le figure di Mosè e di Elia.



Mentre progrediva con tanta facilità nel lavoro, sperimentò strani momenti di scoraggiamento, durante i quali si domandava se, anziché trasporre nell'affresco le proprie idee, non stesse riproducendo, inconsciamente, un mosaico di antichi dipinti religiosi. Sotto forma di tempera, i colori, di solito così violenti, erano morbidi e piatti, le forme sembravano convenzionali in misura inquietante. Pure, contro tali dubbi si schierava la crescente approvazione della comunità.




sabato 27 aprile 2024

Passeggiata fuori le mura (di Firenze)

E per finire la nostra passeggiata d'Aprile eccovi la pagina  di un libro "particolare"; una raccolta di ricordi d'infanzia dello scrittore-poeta G. Papini a cura della figlia Viola.





1965 edizione SEI-TORINO
 Il muro di gelsomini RICORDI DI FANCIULLEZZA di Giovanni Papini

Tutte le domeniche, a meno che non diluviasse, mio padre mi portava con sé in campagna.
Poco dopo il desinare del mezzogiorno, anche se la neve copriva il mondo o se la terra ribolliva sotto le vampe feroci del solleone, mio padre si metteva il cappello e mi chiamava. Si scendeva dal nostro ultimo piano nella strada deserta e via, di buon passo, verso una delle pietrose porte della città che si spalancavano, allora, verso il verde e il silenzio.


Non mi diceva mai dove si sarebbe andati quel giorno ma sapevo che mio padre sceglieva sempre i luoghi più solitari e selvatici; quelli che serbavano ancora, nonostante le tracce dell'uomo, alcunché di rustico, di selvoso e di primitivo. Non pensavo, allora, che mio padre fosse un poeta. 



Me ne accorsi molto tempo dopo, quando non c'era più, ed io ricordavo le sue fermate cogitabonde dinanzi all'improvviso aprirsi di una valle felice, di un prato selvaggiamente fiorito, di un borro scuro dove l'acqua scherzava e scrosciava tra i massi borraccinosi. Coglieva, qualche volta, una rosa di macchia o un papavero rosso e, dopo averli guardati un momento con i suoi melanconici occhi grigiazzurri, li porgeva a me, come un tacito insegnamento di ammirazione.



Di rado mi rivolgeva la parola ma rispondeva giovialmente ai saluti dei rari campagnoli che s'incontravano in quelle stadicciole fuor di mano. m'insegnava, però, i nomi dei fiori e degli alberi più comuni e qualche volta, specie di primavera, quando il cielo era più celeste e l'aria più dolce, si soffermava per recitarmi, con la sua bella voce di cantante mancato, certi versi di Dante e di Foscolo, che non sempre capivo ma che non ho mai dimenticato.



mercoledì 24 aprile 2024

Per domani: 25 APRILE

Ho trovato questa bella pagina (perlomeno a me è molto piaciuta) e in occasione del 25 Aprile, "Festa della Liberazione", ve la voglio proporre. La parola LIBERAZIONE io la voglio qui intendere come liberazione da ogni guerra. 
Il libro, più precisamente il volume, da cui è tratta, fa parte di una serie di tre dedicati alla storia del Corpo degli Alpini; bellissimi!!! Raccolgono storia, leggende, tradizioni, canti, motti e tanto altro sugli Alpini. Dalla nascita come Soldati il 15 Ottobre del 1872 ai giorni nostri, o meglio, ai giorni in cui i volumi sono andati in stampa 1978 

alpini storia e leggenda edito da Compagnia Generale Editoriale 


RECLUTE

Non erano reclute comuni.
Niente fiori al cappello, niente allegrezze, niente canzoni. Avevano visto i giovani colare a picco in fiume le vecchie mutande e camicie tra scherzi e grida di evviva.
Ma questi son padri tristi e quieti che non si aspettavano la chiamata. 
32 anni: saltare non è più un piacere; cambiare non è più distrazione.
Stanno silenziosi e tranquilli come una squadra operaia che aspetti il suo turno di paga. Un solo signore tra loro, strano nel suo soprabito a campana.
Tutti contadini in giacchetta; più usati di me come corpo, quantunque della mia leva; parecchi bevuti, come sempre il montanaro nelle emozioni. Si provavano le uniformi, si mettevano i fregi con imbarazzo, come roba non da loro: con un senso di ridicolo penoso.
I giovani li han da mostrare alle morose; ma questi bisognerà che rimettano l'abito vecchio per non spaventare i bambini.



Si son lasciati incolonnare senza chieder nemmeno dove andavamo.
Solo un nanerello mattacchione venuto d'America è riuscito a far ridere la compagnia, quando ha alzato la coda a una vacca e le ha baciato la fessa chiamandola: me nona.
Pioveva lugubremente; qualcuno aveva sottobraccio l'ombrello che, ormai, non si può più aprire.
Andavano già al passo, da soli, naturalmente disciplinati.
E si scusavano di non sapere.
Volevo dir loro qualcosa: ma anch'io soldato novizio, ero imbrogliato.
Quantunque capissi i loro pensieri.
Sono al mio stesso punto di vita, e come me sono padri.
Ogni età ha i suoi pensieri comuni.
Questo mi potrà aiutare. 
Li ho accompagnati ai paglioni. Ogni tre uomini, due.
Nessuna osservazione.
Poi al silenzio son ripassato.
Camminavo in mezzo ai corpi abbandonati sul grigio. Tutto uniforme, tutto uguale; eppure ciascuno i suoi ricordi e i suoi affetti; ciascuno una sua storia di uomo.
Ho sentito il bisogno di dar loro un segno di cura.
Ho detto: buonanotte figlioli. E tutti han risposto: buonanotte.
Nessuno era addormentato.

PIETRO JAHIER ( da "Con me e con gli alpini")
In principio l'uniforme era quella di fanteria,
 ma pio fu modificata con l'adozione
dell'inconfondibile ornamento sul cappello



domenica 21 aprile 2024

E col sole, il caldo, le piogge, arrivano gli INSETTI

Il libro di cui vi scrivo oggi, veramente molto bello anche graficamente, è stato distribuito dalla 
CASSA DI RISPARMIO DI PIACENZA E VIGEVANO 
e stampato dalla VALLARDI nel 1985
a cura di Michael Chinery ha per titolo:
"GUIDA ALLA NATURA in Italia e in Europa"
Di questo ho scelto di riportarvi la presentazione degli insetti, dato che proprio in questo periodo iniziano a popolare case, giardini, balconi, ecc.(solo in rari casi ben accetti).



GLI INSETTI 
Quella degli Insetti non è solo la più vasta Classe degli artropodi, ma è la più ricca, in senso assoluto, di tutto il Regno Animale, in quanto comprende circa un milione di specie conosciute e certamente altrettante o più che non sono ancora state scoperte e classificate.

Gli insetti presentano due tipi principali di cicli biologici.
Nel primo tipo, di cui è un esempio la cavalletta,
i giovani assomigliano già molto agli adulti, 
a parte il fatto che non hanno ali funzionanti.
Seguono questo tipo di sviluppo
le libellule, le cimici e le forficule.

La loro straordinaria fortuna è dovuta alle loro piccole dimensioni (la loro dimensione media è quella del riso) che ha permesso di occupare tutti gli habitat e in parte al fatto di poter vivere in numero stragrande in piccole aree.

Questo tipo di stadio giovanile è detto ninfa;
la quale si nutre all'incirca come l'adulto.
Periodicamente la ninfa muta la pelle,
 o meglio il tegumento....
Questi sono gli insetti a metamorfosi incompleta,
attraverso la quale la forma adulta è raggiunta gradatamente.

Gli insetti adulti possono essere riconosciuti tali, quasi tutti, dal fatto di avere tre paia di zampe, un paio di antenne e il corpo nettamente diviso in tre parti: capo, torace, addome. La gran parte degli adulti ha anche due paia di ali, ma vi sono anche molte specie attere, senza ali, e alcune che hanno solo un paio. Anche la forma delle ali è quanto mai varia.

Il secondo tipo di ciclo biologico,
quello che presenta una metamorfosi completa,
lo osserviamo nelle farfalle, nelle api e nei coleotteri.
in questo caso il giovane insetto è completamente
 diverso dall'insetto adulto. 

Pochissimi sono gli insetti che vivono nel mare, mentre se ne trovano numerosissimi in quasi tutti gli ambienti terrestri e d'acqua dolce, in quanto si nutrono di un po' di tutto, dal nettare al legno, dal sangue allo sterco.

Appena sgusciato dall'uovo si sviluppa in una larva o bruco,
ben diversa dall'adulto e con una dieta del tutto diversa.
La larva "muta" periodicamente, ma non acquista
gradatamente la forma dell'adulto, e non ha ali.
Da larva diventa pupa o crisalide, e da questo stadio 
il suo corpo si trasforma direttamente in quello di adulto.


In relazione a questa varietà di diete gli insetti hanno parti boccali estremamente specializzate, da sottili tuboli per suggere il nettare sino a forti mascelle per rodere il legno.

Tipicamente un insetto ha il corpo diviso in tre parti.
Le ali e le zampe sono tutte inserite sul torace.