Reagii d'istinto e mi misi a correre, riparandomi tra gli alberi. Il crinale si faceva sempre più frastagliato e roccioso, e cominciava a salire in modo considerevole.
Mentre continuavo ostinatamente ad avanzare, inerpicandomi tra le rocce, il mio corpo era scosso da brividi di stanchezza e terrore. A un certo punto scivolai e mi azzardai a guardare dietro di me. Il soldato si stava avvicinando al cadavere, e io scivolai dietro a una roccia proprio mentre lui sollevava lo sguardo nella mia direzione. Rimasi a terra e strisciai dietro un gruppo di massi.
Da lì la scarpata si appianava e io avrei potuto allontanarmi senza che il soldato mi vedesse. Scattai ancora in piedi e presi a correre il più velocemente possibile tra alberi e rocce. Avevo la mente annebbiata, e riuscivo a pensare solo alla fuga. Non avevo il coraggio di voltarmi, ma ero certo di sentire i passi del mio inseguitore.
Il crinale riprendeva a salire, e io avanzavo sempre più a fatica perché le forze cominciavano a mancarmi. In cima alla salita il terreno era ricoperto di alberi giganteschi e cespugli lussureggianti. Sullo sfondo si stagliava una parete rocciosa. Dovevo scalarla: non avevo scelta. Cominciai l'ascesa, cercando gli appigli con grande attenzione. Quando finalmente mi ritrovai in cima mi sentii morire alla vista che mi si parò davanti: la strada era bloccata da un burrone profondo un centinaio di metri.
Ero finito, condannato. Alcuni sassi scivolarono lungo la sporgenza alle mie spalle, facendomi capire che il soldato si stava avvicinando. Caddi sulle ginocchia. Non potevo proseguire.
Ero esausto, stremato, e con un ultimo sospiro rinunciai a lottare, preparandomi ad accettare il mio destino. Sapevo che presto sarebbero arrivate le pallottole anche per me. Ma dopo tanto terrore l'idea della morte era quasi liberatoria. Aspettai, e il mio pensiero volò alle domeniche della mia infanzia e all'innocente contemplazione di Dio. Come sarebbe stata la morte? Volevo essere pronto.
.....
Da La profezia di Celestino di James Redfield 1994
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