venerdì 19 giugno 2020

Estate tra CAMPAGNA e FIUMI

Ho viva nella mia memoria la bellezza della campagna veneta, con le grandi case, abitate da famiglie patriarcali, con le stalle fitte d'animali, e i campi vicini a portata di mano dei lavoratori; ancora mi risuona il fragore delle trattrici che giorno e notte aravano per la semina nel timore di non arrivare a tempo, e donne e uomini erano tutti sui campi ad attendere al grande rito.
Da uno scritto di Giovanni Comisso


A chi lo osservi da un finestrino di una vettura in corsa, il paesaggio della pianura lombarda delle province affacciate al corso del Po, vale a dire Pavia, Lodi, Cremona, Mantova, a tutta prima potrebbe sembrare monotono e piatto, per il ripetersi di forme quasi modulari che si susseguono per spazi amplissimi.
Questa opinione, peraltro diffusa, coglie tuttavia solo l'aspetto macroscopico di un territorio che, invece, si presenta sottilmente diverso da zona a zona, a patto che lo si osservi con la necessaria attenzione e se ne valutino i secolari processi evolutivi, di cui solitamente consideriamo solo gli esiti attuali.
Avendone la possibilità, il mezzo migliore per apprezzare la minuta variabilità e saggiare concretamente il microrilievo, tutt'altro che uniforme, di questi territori sarebbe la bicicletta.
Allora diverrebbero più sensibili non solo gli evidenti salti morfologici che definiscono le valli di pianura dei numerosi fiumi - tutti affluenti o subaffluenti del Po -, ma si constaterebbe quanto ricca di accidenti morfologici - dossi e avvallamenti - sia la stessa campagna lombarda.
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Il termine "cascina" si trova largamente diffuso, in varie versioni e secondo le diverse epoche (capsina, caxina, cassina) e con dizioni diverse secondo le regioni (cassina in Lombardia, casina in Piemonte, casena in Romagna) in tutta la pianura Padana.
Indica una delle architetture più tipiche - forse, la più tipica - dell'edilizia agricola di queste zone: una vasta struttura, generalmente a corte chiusa, che racchiude tutte le specializzazioni e gli edifici adatti alla conduzione di un grande fondo agricolo.
I suoi antenati sono forse da ricercarsi nel castello di pianura, a pianta quadrangolare, e nelle "grange" delle abitazioni medievali.
Ma rispetto a queste la cascina è una struttura più tarda: i primi esempi risalgono al 
Sei-Settecento, la maggior parte è stata costruita nell'Ottocento.
L'organizzazione interna è complessa. Comprende la casa dominicale, per il padrone del fondo (o, più frequentemente, per il suo fittavolo); le abitazioni dei salariati, rigidamente divise secondo le competenze, dal "camparo" che funge da capoccia per il lavoro nei campi fino al "bazzolone" (il cuoco), ai "bifolchi" e "sottobifolchi" (i contadini), allo "strapazzone", l'uomo di fatica tuttofare.
Ci sono poi la caneva, vale a dire la cantina; il locale per il torchio delle uve; le dispense; la lavanderia; il forno per il pane; il caseificio, con i locali adibiti alla cottura del latte; l'aia per la trebbiatura; i ricoveri per gli animali: stalle, fienili, depositi, concimaie, porcilaie, portici per la stabulazione estiva.
Insomma una vera e propria azienda autosufficiente, gerarchicamente organizzata.
Non manca nemmeno, nelle più grandi, la cappella.
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Da "Cascine della pianura padana" LOMBARDIA di Selezione R.D. 2002





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