venerdì 21 giugno 2019

Serie Autori: SAVERIO STRATI italiano



Saverio Strati è nato a Sant'Agata del Bianco (Reggio Calabria) nel 1924.
Terminate le scuole elementari, lavorò come muratore fino a ventun anni. Poi, finita la Seconda Guerra Mondiale, riprese gli studi e si laureò in Lettere all'Università di Messina.
Dal 1958 al 1964 risiede in Svizzera, dopodiché si trasferirà a Firenze dove muore nel 2014. Ha pubblicato 9 romanzi e 3 volumi di racconti, in cui si riflette la pietà per il dolore e la povertà del sottoproletariato meridionale, in particolare le drammatiche condizioni della Calabria contadina dagli anni del fascismo agli anni 90, dallo sfruttamento alla disoccupazione e all'emigrazione.



La struttura lineare dei racconti di strati, spesso nati dalla sua esperienza di vita e scritti in uno stile senza cerimonie, si svolge quasi interamente attraverso un dialogo fitto di battute brevi e taglienti, che attraverso parole e azioni mira a una rappresentazione diretta. I protagonisti sono contadini, spesso ragazzi, spinti da un'ansia di conoscere, immersi nella miseria, sottoposti all'ingiustizia e alla violenza dei ricchi, affannati nella ricerca del lavoro, indifesi di fronte a una società che non li risparmia. Sull'altro piatto della bilancia non restano che le pene della famiglia e i rapporti fra genitori e figli.
I racconti risalgono agli anni tra il 1953 e il 1955, gli anni del neorealismo, quelli in cui parecchi scrittori italiani, da Calvino a Cassola a Moravia, partendo dal neorealismo si preparavano a imboccare nuove vie.



.....
"Poi cos'è successo?"
"Niente, via. Ho freddo.
Questo porco cielo è sempre coperto di nuvole...Successe che andammo a occupare le terre e morirono tre compagni nostri sparati dalla polizia. Per miracolo non hanno colpito anche me. Eravamo tutto il paese. Anche gli animali avevamo con noi. Non pensavamo a tragedie. tutt'al più possono mettere in galera venti-trenta di noi, pensavamo...Ma spararono. Il maresciallo che ti ho detto sparò per primo; le donne scapparono con i bambini in braccio, gridando.



Anche a noi uomini venne grande paura, specie appena vedemmo in terra uno dei nostri...Ma stentavamo a credere ai nostri occhi. Non era possibile, secondo noi, sparare contro uomini che lavorano. -Siamo venuti per lavorare e non per rubare- gridammo. Fu inutile. -Andate via ladri- ci gridò il capo della polizia. -Ladri, ladri- gridava anche quel brigante del maresciallo, come se fossimo nella sua terra. Ci odiava. Disprezzava i poveri. E dire che era stato anche lui uno straccione pidocchioso... I poveri arricchiti diventano carogne".
Dal racconto Gente in viaggio






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