giovedì 6 giugno 2019

Serie Autori: MASSIMO BONTEMPELLI italiano



Massimo Bontempelli (Como 1879 - Roma 1960) rispecchia i gusti e le mode letterarie italiane del primo quarantennio del secolo, dalle liriche carducciane al futurismo e alle avanguardie, dal pirandellismo al novecentismo di cui si fece banditore, abbandonando ogni legame con la tradizione ottocentesca, al "realismo magico", riconducibile alla grande pittura del Quattrocento (Masaccio, Mantegna, Piero della Francesca). 
Attraverso queste conversioni, la costante dell'opera di Bontempelli è l'amore per la logica, per il sofisma, per l'intelligenza rigorosamente razionale che, sul filo d'una prosa limpida e di uno stile smagliante, radicati nei classici, genera una sorta di realismo concreto, eppure quasi surreale, "magico", ai confini tra la realtà e il sogno. 



Negli apparenti funambolismi, di alcuni scritti, è la ricerca e la scoperta del fiabesco nella vita quotidiana. Ma questo mondo, sottratto al naturalismo come alle avanguardie, teso verso la chiarezza, trasfigurato dall'intelligenza, emana una freddezza che non lascia convinti del tutto.



.....
Io non ho mai avuto una vera inclinazione per l'omicidio. Non ho ucciso finora che il mio amico Amilcare, ma anche ripensandoci dopo tanto tempo, mi pare che non sia stata una cattiva idea. Questo avvenne molti anni fa, nella città di Casablanca.
A Casablanca ero andato per una delusione d'amore, inflittami da un americana che avevo accompagnato dall'Europa in Asia, e qui mi aveva piantato.
Avendo  perciò preso naturalmente a odiare l'Europa, l'Asia e l'America - e data la lontananza dell'Oceania - avevo stabilito di passare qualche tempo in Africa. Ecco perché mi trovai a Casablanca, che, come molti sanno, è per l'appunto in Africa, sull'Atlantico. 



A Casablanca c'erano molti operai italiani che lavoravano di giorno, molte cortigianette provenzali che lavoravano di notte, e molti franchi francesi.
Io per placare meglio lo spirito inacerbito, passavo la giornata chiuso in camera a scrivere la vita di Ruggero Borghi su documenti che avevo raccolti nei miei viaggi. La sera andavo a prendere un pudico mazagran in qualcuno dei duecento tabarini che fiorivano in quella nobile colonia. In uno di questi feci conoscenza, anzi strinsi amicizia, con un uomo modesto e appassionato che si chiamava Amilcare.
.....
Da Io in Africa tratto da "Racconti e romanzi





Nessun commento:

Posta un commento