sabato 29 giugno 2019

Serie Autori: NATALIA GINZBURG italiana


L'infanzia e la giovinezza di Natalia Ginzburg sono trascorse a Torino, dove il padre Giuseppe Levi era professore d'anatomia all'Università. Nel 1938 sposò Leone Ginzburg, professore di letteratura russa e dirigente della cospirazione antifascista clandestina.
Con lui e coi tre figli visse dal 1940 al 1943 a Pizzoli, in Abruzzo, al confino. Poi a Roma col marito, che arrestato dai tedeschi, morì nel febbraio del 1944 in seguito alle torture.
Nel 1950 sposò Gabriele Baldini, professore di letteratura inglese, morto nel 1969.
Natalia muore a Roma nel 1991.



In merito a uno dei numerosi racconti (Mio marito) scritti tre i 17 e i 22 anni ha lasciato detto: "Lo scrissi nel maggio del 1941, a Pizzoli, paese della campagna abruzzese.
In vita mia non avevo mai abitato in campagna. Avevo soggiornato sì in campagna, ma per villeggiatura. Pizzoli era un luogo di confino, e vi andai quando l'Italia entrò in guerra. Ci rimasi tre anni. Avevamo una casa sulla piazza del paese, e dalle finestre, di là dalla piccola piazza dove c'era una fontana, vedevo orti, colline e pecore. Le donne con gli scialli neri che ci sono nel racconto eran quelle che passavano e ripassavano, in groppa agli asini, lungo i sentieri che salivano alle colline o scendevano, tra le vigne, giù al fiume. Il grido acuto che incitava gli asini echeggiava costantemente su quei sassosi sentieri, grido gutturale e rauco, e mi chiedevo come avevo fatto a vivere per tanti anni senza sapere che esistesse quel grido."
In molti romanzi della Ginzburg c'è una voce di donna che racconta, una voce inconfondibile che stabilisce col mondo esterno un rapporto fatto di curiosità e distacco, compassione e ironia.
Il libro più noto di Natalia ginzburg è Lessico famigliare, publicato nel 1963.



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Così ebbe inizio la mia nuova esistenza.  
Mio marito era fuori tutto il giorno. Io mi affaccendavo per la casa, sorvegliavo il pranzo, facevo i dolci e preparavo le marmellate, e mi piaceva anche lavorare nell'orto in compagnia del servo. Bisticciavo con Felicetta, ma col servo andavo d'accordo. Quando ammiccava gettando il ciuffo all'indietro, c'era qualcosa nella sua sana faccia che mi dava allegria.
Passeggiavo a lungo per il paese e discorrevo coi contadini. Li interrogavo, e loro mi interrogavano. Quando rientravo la sera, e sedevo accanto alla stufa di maiolica, mi sentivo sola, provavo nostalgia della zia e di mia sorella, e avrei voluto essere di nuovo con loro. 



Ripensavo al tempo in cui mi spogliavo con mia sorella nella nostra camera, ai nostri letti di ferro, al balcone che dava sulla strada ed al quale stavamo tranquillamente affacciate nei giorni di domenica.
Una sera mi venne da piangere. All'improvviso mio marito entrò. Era pallido e molto stanco.
Vide i miei capelli scomposti, le mie guance bagnate di lacrime.
- Che c'è? - mi disse.
.....
Tratto da Cinque romanzi brevi (Mio marito)



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