venerdì 14 giugno 2019

Serie Autori: DINO BUZZATI italiano


Dino Buzzati, nato a Belluno nel 1906, spentosi a Milano nel 1972, era stato assunto come cronista nel 1928 al "Corriere della Sera", dove era rimasto con incarichi diversi tutta la vita, redattore, inviato speciale, titolare della critica d'arte negli ultimi anni. Del 1933 è il suo primo libro, Bàrnabo delle montagne, di ambiente alpino, con una suggestione fiabesca del paesaggio e col suo primo personaggio veramente originale: una cornacchia.
Il deserto dei Tartari (1940), tradotto in molte lingue, portò l'autore a un completo successo di critica e pubblico.
Da allora a proposito dei suoi libri la critica ha spesso ricordato due tappe salienti della cultura europea, il surrealismo e il pessimismo kafkiano. Si può rispondere con le parole stesse di Buzzati dopo una visita alla casa di Kafka a Praga: "Dicono che sono io a imitare Kafka. E' la vita invece, direi".



In realtà il mondo di Buzzati è un mondo fra il realistico e lo stregonesco, nel quale l'assurdo spazia per tutto il campo, dal quotidiano più gentile al fantascentifico più macchinoso.
L'autore vi insegue il tema della solitudine, i miti dell'attesa e della rinunzia, scava e propone simboli, che però non prevalgono mai completamente sulla realtà. Tutto è detto chiaro, tutto è esatto, ma al tempo stesso tutto è irreale e sognato e l'autore, sospinto dal fluire implacabile del tempo, si arresta sull'orlo del precipizio e alza gli occhi al cielo.



.....
Nel casamento ormai non restava che la Gilda con la bambina. Probabilmente stava preparando la cena perché dal camino usciva un sottile filo di fumo.
Intorno alla casa i reparti del 7° reggimento corazzato formavano un ampio anello, mentre scendeva la sera. La Gilda si affacciò alla finestra e gridò qualche cosa. Un carro armato pesante cominciò a sobbalzare poi si rovesciò di schianto. Un secondo, un terzo, un quarto. Una forza misteriosa li sballottava qua e là come giocattoli di latta finché restavano immobili nelle più strane posture, completamente sconquassati.



Fu decretato lo stato d'assedio, intervennero le forze dell'O.N.U.. La zona circostante della città fu evacuata per ampio raggio. All'alba cominciò il bombardamento.
Affacciate al balcone, la Gilda e la bambina assistevano tranquille allo spettacolo. Non si sa come nessuna delle granate riusciva a raggiungere la casa.
Esplodevano tutte a mezz'aria, tre quattrocento metri prima.
Poi rientrò perché Antonella, spaventata dal suono delle esplosioni, si era messa a piangere.
L'avrebbero presa con la fame e con la sete. La conduttura dell'acqua fu tagliata. Ma ogni mattina e ogni sera il camino emetteva il suo fiato di fumo, segno che la Gilda stava cucinando.
I generalissimi decisero l'attacco all'ora X.
.....
Da Il colombre "L'uovo"





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