lunedì 18 febbraio 2019

Serie Autori: PAUL GALLICO statunitense




Il padre era italiano, pianista e insegnante di pianoforte, nato a Mantova. La madre era austriaca. 
Nel 1895 essi emigrarono in America e Paul Gallico nacque a New York City nel 1897.
Interruppe gli studi universitari per partecipare alla Prima guerra mondiale e fu presente alla Seconda come corrispondente di guerra; fra l'una e l'altra fece per anni il giornalista sportivo, e dal 1938 scrisse e pubblicò moltissimi racconti, non pochi romanzi di successo e soggetti per film. Dal 1950 viveva in Europa e nel 1976 morì a Montecarlo.
I suoi racconti, ingegnosi, cordiali, gradevoli, con una costante umoristica e ottimistica, venivano pubblicati sugli slick magazines (periodici su carta patinata), contrapposti ai pulp magazines (periodici su carta ruvida e di bassa qualità). La differenza non era solo nel tipo di carta (che permetteva ai primi di stampare illustrazioni a quattro colori), nel prezzo e nella diffusione, ma anche nei compensi: negli anni '40 un racconto su un pulp veniva pagato 125 dollari, su uno slick 1.000 e oltre.


Che fossero ben pagati, sosteneva Paul Gallico, era una garanzia della loro funzione: i lettori leggono racconti non per riceverne una paternale, ma per essere intrattenuti e divertiti; li cercano quando sono stanchi dopo una giornata di lavoro o avviliti per problemi personali o difficoltà dell'esistenza, e vogliono riacquistare fiducia. Ed è un genere che ha illustri precedenti negli Stati Uniti, da Mark Twain a O. Henry.



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Aveva ogni diritto d'essere adirata con lui - sempre che fosse ancora viva. - Come , dunque, persuaderla dell'amore che nutriva per lei, del suo tremendo rimorso? Erano già le ventitré passate.
Dalle ventidue stava chiamandola. All'improvviso un'idea lo colpì. Minette (N.P. Minette è una gattina) andava pazza per la gallina. L'avrebbe dunque tentata col suo cibo preferito.
Ormai deciso all'azione Monsieur Bonneval disse tra sé: "Mia piccola Minette, ti cucinerò una Poularde Surprise Royale tutta per te. Te la cucinerò come mai ho fatto, giacché mi vergogno moltissimo per aver perso il controllo dandoti un calcio nel di dietro".
Si mise immediatamente all'opera, e tutto sembrò andare come in una magia, quasi che il venerdì 13 avesse speso tutte le sue malignità, e il Fato più non fosse interessato a torturare Monsieur Bonneval.



La stufa funzionava incantevolmente, Brazon si muoveva con la rapidità del lampo, e Celeste era di nuovo la vecchia fredda, efficiente Celeste che sapeva anticipare ogni suo desiderio. Gli utensili non solo si comportavano a dovere, ma addirittura collaboravano, parevano quasi saltargli in mano quando ne aveva bisogno.
Con una serie di abili mosse disossò la gallina riempiendola quindi di paté di fegato d'oca, tartufi e uno stufatino di rigaglie e rognoni, il tutto a polpettone e corretto con una spruzzata di porto.

"Povera Minette", meditò aggiungendo il liquido color rubino, "dopo tutto quel che ha passato avrà bisogno d'un poco di stimolante".
Lavorando ora con concentrazione e passione supreme, la ricetta incisa nella mente così come la partitura s'agita in testa a un grande direttore d'orchestra, s'accinse a preparare una salsa per il volatile, adoperandone le ossa, cipolle, carote, porri, sedano e un aroma che fortificò con mezza bottiglia di Bollinger '43. "Alle madri in attesa lo champagne fa bene", si disse mentre il dorato nettare spumeggiava nella salsa.
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Dal racconto "Il terribile segreto di M. Bonneval"




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