domenica 17 febbraio 2019

Serie Autori: FRANCIS SCOTT FITZGERALD statunitense



Francis Scott Fitzgerald nacque nel Minnesota nel 1896 e nel 1913 entrò a Princeton, la famosa università dell'est, ma ne uscì nel 1917, dopo una serie di delusioni, per arruolarsi nell'esercito. Era l'anno dell'entrata degli S.U. nella Prima guerra mondiale. Francis non riuscì a venire in Europa, come sperava, ma sotto le armi conobbe Zelda Sayre, se ne innamorò e portò a termine il suo primo romanzo Di qua dal paradiso che pubblicato nel 1920, lo rese famoso e abbastanza ricco  da sposare Zelda. 



Due volumi di racconti (fra i quali Il fannullone) lo aiutarono a stabilire la sua fama come affascinante cronista della focosa gioventù degli Anni '20, un'epoca di speranza e di entusiasmo, di romantica disposizione  a costruire un mondo nuovo e migliore. Erano anche gli anni che vedevano l'apparizione di scrittori come Faulkner e Hemingway, Sinclair Lewis e John Dos Passos.
F.S. Fitzgerald scrisse moltissimi racconti e altri tre romanzi, fra cui Il grande Gatsby, il romanzo più profondamente americano della sua epoca; intanto nel 1924 aveva raggiunto con Zelda gli americani espatriati a Parigi. 
Provò nella sua vita il successo, la ricchezza, le follie di una vita sregolata, il declino, le ansie per la moglie ormai inguaribilmente malata di mente, la miseria.



Nel 1937 ottenne un contratto di sceneggiatore a Hollywood e, nonostante l'alcolismo che lo tormentava, cominciò un nuovo romanzo: The last tycoon (noto in Italia col titolo di Gli ultimi fuochi), ma morì nel 1940 prima di finirlo.
I suoi libri sono sempre autobiografici.Scrisse egli stesso: "La mia esperienza è sempre stata la stessa, un ragazzo povero in una città ricca, in una scuola per ricchi, in un club di ricchi".



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Dunque, Nancy Lamar stava per sposarsi. Il bocconcino più delizioso della città stava per diventare proprietà privata di un tale in pantaloni bianchi, e tutto questo perché il padre di pantaloni bianchi fabbricava rasoi di sicurezza migliori di quelli che fabbricava un suo simile. Stavano scendendo le scale, quando Jim trovò questa idea inesplicabilmente deprimente. Per la prima volta in vita sua, accusò una specie di tenerezza dolente, romantica, e un quadro di Nancy cominciò a formarsi nella sua immaginazione: Nancy, che se ne andava a spasso per via, come un maschietto allegro e spensierato, riscuotendo un'arancia come tributo da un ammiratore fruttivendolo, Nancy che consumava chissà quale intruglio nel locale di Sam e lo faceva poi mettere sul conto mitico che aveva aperto presso quel bar... Nancy che radunava una accolta di spasimanti e si allontanava trionfalmente, in macchina per un pomeriggio di follie.



Il fannullone uscì sulla veranda, dirigendosi verso un angolo deserto, un cono d'ombra tra la luna sul prato e l'unica porta illuminata della sala da ballo. Vi trovò una sedia, accese una sigaretta, e si abbandonò a quelle svagate fantasticherie che gli erano abituali. Ma l'ora notturna, piena del caldo sentore di madidi piumini di cipria dissimulati nelle ampie scollature e dei mille aromi esalanti dalla porta spalancata, conferiva al suo fantasticare un che di mollemente sensuale. La musica resa indistinta dalle alte note di un trombone, si faceva calda e sfumata, costituendo una specie di languido sottofondo musicale al trapestio di numerose scarpe e scarpette.
Improvvisamente, il quadrato di luce giallastra che cadeva dalla porta fu oscurato da una figura in ombra. Una ragazza era uscita dal guardaroba e stava ritta sulla veranda a non più di tre metri di distanza. Jim udì un "Accidentaccio!" sibilato fra i denti, poi ella si voltò e lo vide.
Era Nancy Lamar.
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Da Racconti dell'età del jazz "Il fannullone"






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