domenica 10 febbraio 2019

Extra Serie Autori: EMILY DICKINSON

In "Serie Autori" (05-02-19)  vi ho riportato una brevissima presentazione della scrittrice neozelandese Katherine Mansfield della quale vi avevo già parlato nell'elenco "I miei 10 libri preferiti".
Sempre collegato ai miei 10 libri preferiti vi h riportato anche un articolo su Winnie The Pooh ed ora seguendo questo filo vi voglio trascrivere un bel articolo su Emily Dickinson, anche questa presente tra i miei libri preferiti.

Remare nell'Eden


"Ebrezza è procedere alla volta del mare
di un'anima cresciuta in terraferma,
oltre le case, oltre i promontori
nell'eterno, profondo."

Queste parole sono state scritte da una delle più grandi penne poetiche che gli Stati Uniti abbiano mai prodotto, quella di Emily Dickinson, e ben rappresentano il senso di sorpresa e meraviglia che una persona come lei, vissuta per tutta la vita in un paese puritano e pianeggiante del Massachusetts, prova alla vista di quell'immensa distesa d'acqua che è il mare.
La vita della poetessa americana, nata il 10 Dicembre 1830 e scomparsa il 15 maggio 1886, fu molto solitaria e statica. Della sua infanzia sappiamo che pensava: "Ho un fratello e una sorella . A mia madre non interessa la mente. Mio padre è troppo impegnato con le difese giudiziarie per accorgersi di cosa facciamo. Sono andata a scuola, ma non mi hanno insegnato niente. Da piccola avevo un amico che mi ha insegnato l'Immortalità - poco dopo il mio tutore è morto e per molti anni il mio vocabolario è stato l'unico compagno."
La sua opera riflette una graduale e inarrestabile chiusura verso la realtà, per cui Emily si rifugia in un mondo fatto di finzione poetica, morte e natura incombente.
In una delle sue poesie, una piccola barca fragile diviene il simbolo della sua anima in balia del mare della vita, che la corteggia gentilmente, ma che rivela poi i suoi pericoli:



"Era così piccola la barca
che vacillava giù nella baia.
Era così cortese il mare
che l'invitava ad uscire!
Era così ingorda l'onda
che la succhiò dalla costa.
Non l'avrebbero mai immaginato, le vele maestose,
che la mia piccola imbarcazione s'era persa!"

Anche se piuttosto rari, nella poesia della Didkinson sono comunque presenti anche versi che parlano di amore e malinconia. Il più delle volte le immagini rimandano alle sue infelici avventure sentimentali con uomini spesso sposati o predicatori che , pur dandole attimi di ebrezza, non potevano certo consolare il suo animo solitario:




"Inutili - i venti

a un cuore ormai in porto
non serve la bussola,
non serve la mappa.
Remare nell'Eden
Il mare!
Potessi almeno ormeggiare - stanotte - in te."

L'oscurità dell'isolamento dal mondo verrà ulteriormente accentuata dalla malattia agli occhi che la colpisce tra il 1864 ed il 1865 e ciò porterà la sua poesia a farsi sempre più cupa.
Emily Dickinson gradualmente si rifugia sempre più nel suo mondo di parole e visioni in cui l'acqua assurge a simbolo di una vitalità che lei considera perduta e che si riflette in immagini di sete, siccità e morte, come nei seguenti versi:




"Chiedeva da bere, una tigre in agonia
filtrai il deserto
dalla roccia, una goccia
raccolsi e la portai nella mano.
Le pupille regali, nella morte offuscate
scrutai, per trovare
nella retina, un'unica visione
dell'acqua di me.
Non per colpa mia: che ero corsa piano.
Non per colpa sua: che morì
quando stavo per raggiungerla, ormai,
ma perché, era un fatto, essa era morta."

Pur essendo la disperazione uno degli elementi più presenti nella sua poetica (nel suo diario scriverà "Da settembre provo un senso di terrore, non riesco a parlare con nessuno - così canto" e anche "Non vedo mai estranei e a fatica so cosa dico"), l'acqua riesce comunque a richiamarle alla mente un tendere tipico della sua educazione strettamente puritana verso l'immortalità e la grandezza degli oceani dell'Eden: 



"Dapprima è la sete - processo naturale - poi - il momento della morte - La supplica, di un poco d'acqua - da dita che passano vicine - Segno di un più sottile bisogno - cui sola ricompensa,
sono le grandi acque a occidente - chiamate immortalità."






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