mercoledì 20 febbraio 2019

Serie Autori: IRWIN SHAU statunitense



Irwin Shau, nato a New York nel 1913, ebbe un primo successo come autore teatrale nel 1936 con un atto unico, Bury the Dead (Seppellire i morti) di ispirazione pacifista. In seguito le sue opere drammatiche furono accolte severamente, e solo nel 1948 rinnovò il proprio successo con un romanzo, I giovani leoni, storia antimilitarista sulla Seconda guerra mondiale (a cui Irwin Shau aveva partecipato su più fronti), ambientata in Francia durante l'occupazione tedesca, da cui fu tratto un film con lo stesso titolo.
Da allora cominciò una carriera di romanziere, soggettista per il cinema, autore di racconti, che mescolano la critica sociale con storie a effetto, avendo quasi sempre di mira personaggi solitari, spesso disperati, colti in una America borghese e quotidiana, coi suoi violenti contrasti.
E' deceduto nel maggio 1984 in svizzera.



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Pietro stava seduto in poltrona davanti allo schermo, coi piedi sul bracciolo, e mangiava uva.
Sua madre no c'era, così mandava giù semi e tutto, guardando con occhio critico quelle scene di violenza che gli sfilavano dinanzi, Quando in casa c'era la mamma, la paura dell'appendicite gravava nell'aria, ed ella stava attentissima, perché ogni seme fosse estratto con somma cura e deposto nel portacenere. Inoltre quando la mamma era in casa, c'erano brevi irritate conferenze sulla qualità del divertimento televisivo, in rapporto ai giovani, e un febbrile manipolar di bottoni, in cerca di qualcosa che la donna definiva, molto vagamente, educativo.



Solo, azzardosamente sveglio alle undici, Pietro stringeva i semi fra i denti, godendosi quel rumore screanzato, e la solitudine e la libertà della casa vuota.
Durante gli inserti pubblicitari Pietro chiudeva gli occhi e immaginava di scagliare bottiglie contro uomini irsuti, grossi, che, armati di pistola, salivano lentamente su per le scale buie verso la porta, dietro la quale tutti sapevano che c'era il Capo in attesa, il rigonfio della fondina inequivocabile sotto il panno della giacca in flanella a righine.
Pietro aveva tredici anni.



In classe sua c'erano altri tre ragazzi con lo stesso nome, ed il professore di storia, il quale credeva d'essere spiritoso, li chiamava Pietro Uno, Pietro Due (quello che mangiava l'uva, semi e tutto), Pietro Tre e Pietro il Grande. Pietro il Grande, naturalmente era il più piccolo. Pesava solamente ventisette chili e portava gli occhiali, e quando c'era una gara veniva sempre scelto per ultimo. Gli alunni ridevano sempre quando il maestro chiamava "Pietro il Grande", e rideva anche Pietro Due, pur pensando che la battuta non fosse poi così da ridere.
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Da Scommessa sul fantino morto e altri racconti "Pietro Due"



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