mercoledì 3 ottobre 2018

Serie Autori: RYUNOSUKE AKUTAGAWA giapponese


Riunosuke Akutagawa (ma secondo l'uso giapponese il cognome si dovrebbe mettere per primo), nato a Tokio nel 1892, fu uno dei primi fra gli scrittori giapponesi moderni. contemporaneo di Kafka, conoscitore delle letterature occidentali, di quella inglese e di Swist in particolare, sviluppò la propria sensibilità in una ironia limpida e amara, a volte grottesca. affetto da grave esaurimento, si tolse la vita nel 1927 col veronal. In una lettera a un amico attribuiva la ragione del suicidio a "un vago senso di insicurezza".



Da due suoi racconti, Nel bosco e Rashomon fu tratto il film che nel 1952 vinse il Festival di Venezia. Sono due fra le sue primissime opere, e Rashomon (1915) che è esemplare, prende le mosse, come molti suoi racconti, dal Kanjaku Monogatari, una raccolta di novelle che risalgono al XI secolo. Nella cornice degli avvenimenti Akutagawa mette l'interpretazione psicologica e il suo stile brillante. 
Fu subito, in Giappone, un notevole successo.



Nei rimanenti dodici anni della sua vita visse a Tokio, dedicandosi interamente alla letteratura; oltre a poesie e a qualche saggio, scrisse sopratutto racconti, circa 150, fra i quali un bizzarro e breve romanzo utopico-allegorico, Kappa, una settantina di pagine dove un pazzo narra la vita e i costumi dei Kappa, esseri immaginari di tradizione popolare la cui più appariscente prerogativa è quella di mimetizzarsi, come i camaleonti.
Il maggior premio letterario giapponese porta oggi il nome di AKUTAGAWA.



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Nel frattempo, altre centinaia di dannati emergevano contorcendosi fuori dalla Palude di Sangue e prendevano ad arrampicarsi in lunga colonna su per il sottile filo lucente, muovendosi convulsi ed avvicinandosi inesorabilmente, con inverosimile costanza.
Era necessario far qualcosa!
E Kandhata, con quanta voce aveva gridò: "Ehi voi, dannati peccatori! Chi v'ha detto che potete arrampicarvi lungo questo filo? Non sapete ch'è mio? Giù, presto, presto!".
In quello stesso istante, il filo di ragnatela che fin lì era risultato così robusto, d'improvviso si spezzò nel punto preciso dove Kandhata si teneva stretto. e subito, ancor prima di poter gridare, il peccatore capitombolò ruotando nel vuoto come una trottola, e in un baleno s'immerse a capofitto nella profondità tenebrosa dell'Inferno.
Della scena di qualche minuto prima non restava che il filo mozzo del ragno del Paradiso, tremulo e lucente nel cielo senza luna e senza stelle.
Kandhata, spinto da insensato egoismo, aveva impedito agli altri di seguirlo fuori dall'Inferno, ed era stato perciò giustamente punito e ricacciato nella profondità delle tenebre.
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Tratto da "Kappa"  (Il santone)



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