venerdì 9 dicembre 2016

4° FINESTRELLA

                                      Giovedì  8 Dicembre
I libri e la mente
funzionano solo se sono aperti.

IL VOTO   di   Grazia Deledda      (prima parte)


L'inverno del 1882 fu nefasto per la mia piccola città di Nuoro. Sebbene bambina, io lo ricordo come non ricordo tempi recenti. Dapprima nevicò per quattordici giorni di seguito; poi caddero piogge torrenziali che fecero crollare i muri; infine la difterite, allora chiamata angina, fece strage di bambini.
Anche l'unico figlio del nostro mezzadro, Chischeddeddu Polasdeprata ne fu colpito. il padre era un uomo probo e un lavoratore indefesso: apposta gli avevano appioppato quel nomignolo di Polasdeprata (spalle d'argento); la madre, poi, era una donna d'oro, saggia, forte, religiosa.
Quando vide il suo bambino morente, s'inginocchio sullo scalino della porta, verso l grande paesaggio dei monti d'Orune e di Lula, e prego ad alta voce:
-San Francesco mio caro, voi che ve ne state tranquillo nella vostra chiesa, lassù, ascoltatemi. Fate guarire il mio piccolo Francesco, l'agnellino mio bianco, ed io verrò scalza, a piedi, in pellegrinaggio alla vostra chiesa, e vi porterò in dono tutto il denaro che io e mio marito avremo ricavato da un'annata del nostro lavoro. 
Il bambino si sentì subito meglio e una settimana dopo era guarito.
adesso si trattava di compiere il voto. Chischeddeddu aveva sette anni e andava a scuola, ma intendeva di fare anche lui il contadino; quindi aveva bizzarrie per la testa, e quando tornava a casa dalla scuola si levava le scarpe, buttandole via, come cose ingombranti. era però, come tutti i bambini sardi, un po' sognatore.: avvicinandosi il tempo nel quale si doveva compiere il voto cominciò a smaniare dicendo che San Francesco gli era apparso per strada invitandolo ad accompagnare la madre nel suo pellegrinaggio.
Così partirono tutti e due, una mattina all'alba, nel bel mese di maggio dalle giornate ricche di oro e di profumi.

Usignolo
La donna teneva sul capo una piccola corba con dentro le scarpe sue e del figlio e un po' di pane e di formaggio duro; e nel seno i denari stretti in un fazzolettino rosso.
La strada era alquanto difficile, perché scendeva e saliva tra erte rocciose; resa piacevole però dai luoghi bellissimi che attraversava: alte erbe, fiori, cespugli e macchie verdi l'accompagnavano. Di tanto in tanto una piccola sorgente d'acqua purissima sgorgava come per miracolo fra le pietre coperte di musco, e allora tra gli alberi selvaggi si sentiva il canto dell'usignolo che pareva ringraziasse Dio del dono incomparabile dell'acqua.Madre e figlio si fermarono presso una di queste sorgenti, per riposarsi e mangiare: la donna si protese sulla conca dove l'acqua brillava come il sole, e prima di bere si fece con essa il segno della croce; Chischeddeddu invece si lavò i piedi ardenti, e disse che voleva arrampicarsi sulla roccia verso una quercia tutta vibrante di usignoli, in cerca di un nido.
- Lo metteremo nella corba e lo porteremo poi a casa..
Ma la madre glielo proibì; poi che, sebbene ignorante, ella sapeva che San Francesco prediligeva gli uccelli. Per consolarsi il ragazzo cominciò a tirar sassi che spaventavano gli usignoli, e si mise a gridare per destare le voci dell'eco.
Ed ecco, come disturbato e infastidito per l'insolito chiasso nel deserto, un uomo apparve nel fitto della macchia, tutto vestito di nero,con la barba nera, il viso scuro e due occhioni che scintillavano come l'acqua della fontana.

Ritratto di bandito sardo




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