Anche il libro che vi presentiamo oggi è dedicato alla donna;
Il Bazar Giornale Illustrato delle Famiglie del 1897
Si tratta della raccolta annua di un giornale, che vi abbiamo già menzionato, tempo fa, e che vi riproponiamo con questa lettura.
La leggenda del pizzo
Il pizzo ha la sua leggenda che venne scritta, non senza grazia, da Carolina Popp, ed inserita nei suoi Racconti e Leggende delle Fiandre.
L'eroina della Leggenda del pizzo era una fanciulla di Bruges. Si chiamava serena e la sua famiglia era tanto povera, ch'ella vedevasi costretta, per mantenere la madre vedova e le sorelle minori, a filare ogni settimana dieci matasse di lino.
La fanciulla abitava in una casupola sulla riva di uno di quei canali di Bruges in cui l'acqua dorme, come piena di sogni e di secreti.
La camera abitata dalla famiglia era illuminata, dalla parte del canale, da una finestra a sesto acuto coi vetri colorati. D'inverno, quando il vento squoteva i vetri mal saldati, si sarebbe detto che le figure e gli angeli cantassero e dansassero nella loro cornice di piombo; ma d'estate, allorquando un gaio raggio passava traverso i vetri rossi e coloriva il viso pallido di Serena, la sua povera madre, ingannandosi, prendeva il giglio bianco per una fresca rosa e ringraziava la Vergine che faceva così fiorire le gote della figliuola.
Serena aveva un fidanzato che chiamavasi Arnoldo; egli faceva parte della confraternita degli scultori ed aveva deciso che, appena passato maestro, avrebbe sposato la fanciulla; ma nel frattempo, poiché questa vedeva crescere di giorno in giorno la miseria dei suoi cari, fece un voto eroico.
"Santa Vergine," diss'ella un mattino "datemi i mezzi di soccorrere la mia famiglia, ed io rinuncio alle gioie e alle speranze del mio cuore."
La domenica dopo, Serena si recò a fare una passeggiata in campagna con le sorelle ed Arnoldo. E nel mentre se ne stava assisa sull'erba, pensando con profonda tristezza ai casi suoi, vide repente caderle sul grembiale una moltitudine di quei fili bianchi che si dicono fili della Vergine e che, a quanto narrano le antiche storie, sarebbero sfuggiti dalla canocchia della Madre di Gesù. Questi fili, nell'intrecciarsi, formarono un magnifico disegno, e Serena, nel considerarli, comprese ch'era stata esaudita.
Portò dunque a casa il meraviglioso disegno e subito all'indomani, avendo tagliato dei fili di lino finissimi che aveva filato e sbiancato ella stessa, si accinse ad imitarlo. La cosa le riusci dapprima alquanto difficile. e siccome i fili si mischiavano e si aggrovigliavano, Arnoldo, che stava a vedere, pensò di attaccare al capo di ciascuno di essi un pezzetto di legno: fu così che vennero inventati i piombini.
In seguito, per affrancare il suo lavoro, la fanciulla lo attaccò con spilli sopra un cuscinetto, creando, in tal modo, il tombolo. In capo ad una settimana, il primo pizzo era terminato.
La notizia della miracolosa invenzione si sparse in breve nella città. tutte le ricche dame della borghesia vollero avere dei pizzi per le loro cuffie, e da allora il pane non venne più a mancare in casa di Serena.
Fedele al suo voto, allorquando Arnaldo, promosso maestro scultore, venne a chiederla in isposa la fanciulla rifiutò.
Le gentili lettrici devono però tosto rassicurarsi. Una così bella storia non può finire tristemente.
Dopo aver lasciato per la durata di un anno, a Serena il merito del suo sacrificio, la Vergine intervenne ancora una volta in modo meraviglioso per sciogliere l'eroina dal suo voto.
Arnoldo e Serena si sposarono dunque e furono felicissimi, ciò che non può far meraviglia a nessuno.
La leggenda aggiunge che ebbero molti figliuoli e che la maggior parte di questi figliuoli furono figlie, e che tutte queste figlie si dedicarono all'arte dei pizzi.
Accadde in tal modo che Bruges, la quale aveva già la gloria di essere la città dei canali, dei cigni, delle torri e delle campane, si trovò ad essere per sopramercato la città del pizzo.
Firmato Lisa O. questa storiella melodrammatica non si scosta di molto dalle altre simili riguardanti la nascita dei "lavori femminili" e dal tono tenuto da questi giornali.
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