giovedì 24 novembre 2016

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Ancora un libro a caso, una pagina a caso:


Finalmente nel 1903, dopo anni e anni di lavoro e con una spesa di milioni di dollari, si è riusciti a portare a termine una piccola ferrovia a scartamento ridotto che da Kalka arrivava fini a Simla; così la burocrazia britannica cominciò a potersi spostare avanti e indietro dalla capitale estiva con una maggiore comodità.
Era un viaggio da togliere davvero il respiro, con quel treno che si infilava in centinaia di tunnel, passava su ponticelli così alti sopra i burroni da far venire il capogiro al solo guardar giù.  E lo stesso avveniva quando la strada si inerpicava per le curve e i tornanti aggrappati ai fianchi scoscesi delle pareti rocciose. Infine dopo l'ultima galleria, d'improvviso appariva Simla, posata come un gioiello su un dorsale di pini, con le nevi dell'Himalaya che si levavano alte nel cielo sul lato nord.




Era uno spettacolo di una bellezza da togliere il respiro. Ma era anche la più strana capitale che si potesse immaginare per la nazione più popolosa del mondo asiatico, dopo la Cina.
Per tutta l'estate non feci che contare i giorni che mi separavano all'andarmene di lì per sempre. Offriva così tanto che, alla fine, il risultato era deprimente, persino rivoltante, sotto certi aspetti.



Dio sa che la vita lassù era piacevole e piena di confort, se si riusciva a pensare.
L'aria fresca e limpida della montagna era meravigliosa e tonificante per il corpo e per lo spirito di un occidentale, dopo mesi e mesi di calura spietata nelle pianure. 
Il Cecil Hotel, dove presi alloggio, era uno dei migliori alberghi del'India. La sera dopo cena, i gentlemen inglesi e le signore ballavano al suono di due orchestrine jazz nella spaziosa sala da ballo dell'albergo, gli uomini in marsina, con cravatta e guanti bianchi, le fanciulle nei loro raffinati abiti da sera.

Mahatma GANDHI          William L. Shirer



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