lunedì 18 dicembre 2017

L'ultima foresta primordiale

Dalla rivista MONTAGNE360 dell'ottobre 2016 ho tratto questa " descrizione di un antica foresta " che mi piace moltissimo e che voglio condividere con voi. BUONA LETTURA 


Foresta di BIALOWIEZA
sul confine tra Polonia Orientale e Biellorussia.
Come mettemmo piede dentro la foresta, l'impressione fu di trovarsi all'interno di qualcosa di grande. Alberi maestosi, alti anche cinquanta metri, un bosco vetusto lasciato a se stesso, un intrico armonioso di rami, fusti, tronchi, foglie, cespugli e piante: ognuno al suo posto, ognuno parte di un equilibrio.
La vita era dispiegata tutta verso l'alto, ogni essere a cercare la luce, a rincorrere il cielo.
Gli alberi caduti, sacrificati agli altri, si facevano humus, concime, terra per altre vite che, dentro i semi fremevano per diventare germogli e poi alfieri del bosco.
Foglie dorate, muschi, le voci degli uccelli, il canto del vento, il silenzio dell'autunno, il verde delle felci che bucava il giallo bruno, le croci degli ebrei e dei partigiani ammazzati, la memoria di vite spezzate e alberi caduti dopo cinquecento anni di fiero e gioioso portamento.
Alle forme ben delineate, slanciate, possenti e a volte austere, se ne contrapponevano altre curiose, piccole, bizzarre: ognuna reclamante in silenzio il suo spazio vitale, ognuna grata al sole e all'acqua, ognuna benedetta uguale. alcune cortecce parevano essere state percorse dal vomere: avevano i solchi glaciali che contrassegnano certe rocce.

La foresta di Bialowieza è l'ultima foresta
della pianura europea
che conservi ancora molti frammenti e caratteristiche
di una foresta vergine, primordiale.
Gli alberi sradicati dal vento, distesi a terra alzavano a ventaglio un apparato radicale dove s'annidavano bestie di vario tipo e quello che era il sotto diventava il sopra.
Grazie al sole che filtrava tra il folto, tutto un gioco di luci e ombre contrassegnava un cammino dove gli alberi sembravano giocare a nascondino e le foglie ancora appese lottare anche con la più flebile brezza. Gli alberi morti ma in piedi, cantavano di picchi, quelli spogli bastavano alle cince per cercare qua e là ancora insetto.
Laddove una foglia verde, dimenticata dall'estate, mostrava di essere figlia del faggio, l'aria sembrava concederle il viatico, il tempo e lo spazio, non solo per colorare il giorno, ma sopratutto per danzare eterea nella trama di ragnatele. L'andare era uno struscio di foglie, un rimestare nello strame e contemporaneamente osservare la caducità della vita ancora appesa, come a un filo, gialla, ai rami.
Curvo, storto, lungo, corto,spezzato, dritto, piegato, nodoso, contorto, lineare, quel mondo di braccia che usciva dalla terra con un carattere proprio dispiegava ogni energia per alzarsi.Vivere era una scalata per osservare dalla cima l'orizzonte.
Forse per questo, gli alberi che per natura passavano la vita fermi in un luogo, aspirano al cielo: non per i motivi degli uomini, solo per guardare il paesaggio.

La foresta di BIALOWIEZA
è stata proclamata Patrimonio dell'Umanità
e Riserva della Biosfera.


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