martedì 11 agosto 2015

Di nuovo con

RITO DI PASSAGGIO  di   William Goldin
Pubblicato da LONGANESI nel 1982



Come sta, oggi, Vostra Signoria? In ottima salute, spero, e ben su col morale, come me!
Ho una tal folla di fatti nella mente, sulla lingua, sulla penna, o dove volete, che non so come porli sulla carta. In breve, tutte le cose nel nostro ligneo mondo sono mutate per il meglio. Non dico di aver già il piede marino; poiché, pur avendo ora compreso le leggi fisiche del nostro moto, le gambe seguitano a dolermi. Ma il moto stesso è più facile.
Era ancor buio quando mi svegliai (fu un ordine gridato, forse) e mi sentii più che mai stiracchiato sulla ruota-della-tortura del nostro pesante, prepotente, incepposo avanzare. Ogni tanto, a intervalli regolari, ecco giungere non so qual impedimento, una sorta di equorea spallata, che potrei solo descrivere dicendo che è come se le ruote d'un carro restassero imprigionate nel fango, e poi si liberassero. Si tratta di un movimento che - mentre io sto coricato nella mia cuccetta, con i piedi verso poppa e la testa verso prua - mi fa sprofondare la testa nel cuscino, e l'impulso dal capo si trasmette lungo tutto il mio corpo.Pur conoscendone la causa, il ripetersi di questo fenomeno è estenuante. 


"Il luogo: a bordo della nave, finalmente.
L'anno voi lo sapete. La data?
Ciò che conta è che sia il primo giorno del viaggio
per mare che mi porterà
dall'altra parte del mondo"

Ma quando mi svegliai udii rumore e movimento sul ponte, lo scalpiccio di molti piedi, quindi ordini dati a gran voce prolungantisi in quel che potreste supporre che fossero vociferazioni di dannati.Non mi ero reso conto (neanche durante la traversata della Manica) che si può trasformare in romanza un semplice ordine come "Allasca quella vela!" oppure "Molla i terzaruoli!". Precisamente sopra la mia testa, una voce - forse quella di Cumbershum - tuonò: "Vai alla puggia!" e segui un maggior scompiglio. I gemiti dei pennoni mi avrebbero fatto arrotar i denti per simpatia, se ne avessi avuto la forza; ma poi, oh poi! 
Finora, da quando si è partiti, non c'era mai stara occasione di gioia, di allegria, come quella! Il movimento del mio corpo, della cuccetta, dell'intera nave, cambiò di punto in bianco, in un batter d'occhio come se...


Ti sei sbagliato di nuovo, Talbot!
Apprendi un'altra lezione, ragazzo mio!
Sei inciampato in quell'ostacolo.
Mai più dovrai smarrire te stesso nella compiaciuta contemplazione
 di un primo successo.


Nessun commento:

Posta un commento