lunedì 19 febbraio 2018

19 Qui protagonista è ancora l'Italia

Essere di paese scritto da Gina Marpillero nel 1980


Dal risvolto di copertina
Avvalendosi di uno stile che corrisponde direttamente alla sua vita senza fronzoli né sovrastrutture, l'autrice ci parla del suo vissuto in un paesino della Carnia nel periodo compreso fra la prima e la seconda guerra mondiale.
Sono gli ultimi albori di quella civiltà contadina che oggi per molti è divenuta fonte d'acutissimo rimpianto.



Da pagina 84 e 85
.....
Alle volte passava davanti alla nostra finestra della cucina una compagnia di donne, in genere erano quattro. Avevano tutte la gerla e invece del solito sacco di iuta, per risparmiare le spalle, avevano un asciugamano bianco ornato di pizzo all'uccinetto.
Ogni ragazza trasportava un cassetto di armadio, messo di traverso, colmo di biancheria  bene in mostra.
Alla fine della fila c'era un giovanotto con la "ciarogiule" una specie di slitta a doppio uso, d'inverno slitta, d'estate con l'applicazione di quattro ruote diventava un carretto che serviva, come in questo caso, per i piccoli trasporti.
Il ragazzo trasportava lo scheletro dell'armadio al quale erano stari tolti i quattro cassetti. Dove vanno? chiedevo a mia madre. E' il corredo di una ragazza che va sposa da Cabia a Piano d'Arta, è la sua "dote", mi rispondeva. La sera prima delle nozze c'era sempre la serenata, cantata dai giovani del paese, sotto le finestre della "nuvice" (futura sposa).



Esci futura sposa
esci al nostro primo richiamo
che la casa del tuo signor padre
dovrai abbandonare
e la casa della tua suocera
dovrai abbracciare!
Ahimè madre, madre, madre
ahimè madre del mio cuore che cosa vi ho fatto io madre
che mi volete mandare fuori
un mestolo di minestra di meno, madre
ma di casa io non esco.

Doveva far vedere che non le piaceva allontanarsi dai suoi genitori. Così era interpretata la serenata dai ragazzi del coro che pensavano di leggere nel pensiero della futura sposa!

Nessun commento:

Posta un commento