domenica 3 maggio 2020

L'ingenua ROSA e l'irsuto BRUCO

Dalla stessa antologia della poesia precedente vi trascrivo la breve descrizione di un altro animaletto, poco gradito ai più: Il bruco.
Nella poesia precedente il bel tramonto faceva da contrappeso al "brutto" rospo, in questa descrizione è una fresca rosa ad addolcire l'immagine dello "sgradevole" bruco. 
Scritto da G. RENARD e tradotto da M. BONTEMPELLI:





IL BRUCO

Sorte da un ciuffo d'erba che lo aveva nascosto durante il caldo. Attraversa il viale di sabbia con grandi ondulazioni. Si guarda bene dal fermarsi, e per un momento si crede perduto nell'orma d'uno zoccolo del giardiniere.
Giunto alle foglie, si riposa, alza il naso a destra e a sinistra, per annusare, poi riparte e sotto le foglie sa ormai dove va.
Che bel bruco grasso, velloso, impellicciato, bruno, punteggiato d'oro e con gli occhi neri!
Guidato dall'olfatto, si dimena e si aggrotta come un sopracciglio folto.
Si ferma al fondo di un rosaio.
Con le papille sottili tasta la scorza ruvida, muove di qua e di là la testina di cane appena nato e si decide ad arrampicarsi.
E questa volta, sembra che divori faticosamente tutta la lunghezza del cammino inghiottendolo.
In cima al rosaio sboccia una rosa dal colorito di candida fanciulla. I profumi di cui è prodiga la inebriano. Non diffida di alcuno. Lascia salire sullo stelo il primo bruco venuto: l'accoglie come un regalo.
E prevedendo che stanotte sarà freddo, è ben contenta di mettersi un boa attorno al collo.




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