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Guardò la sala e ricordò com'era bella quando l'aveva vista la prima volta durante la guerra. Allora il pavimento di legno era lucido come uno specchio e il lampadario coi suoi mille pendagli sfaccettati rifletteva vividamente le luci da dozzine e dozzine di candele, rifrangendole in spazzi di porpora e di azzurro.
I vecchi ritratti alle pareti avevano un aspetto dignitoso e gentile come se dessero il benvenuto agli ospiti. I divani di legno di rosa erano morbidi e accoglienti; uno di essi, il più grande, era al posto d'onore nella nicchia dove ella sedeva attualmente. Era stato il sedile preferito di Rossella, che da li godeva la vista del salone e della sala da pranzo, con le credenze di mogano cariche d'argenteria: candelabri a sette bracci, coppe, vassoi, bottiglie e bicchierini.
Ora il lampadario era opaco; la maggior parte dei pendagli erano rotti e la stanza era rischiarata solo da una lampada a olio e da poche candele; la maggiore illuminazione era forse quella che proveniva dalla fiamma accesa del caminetto. Il pavimento era irreparabilmente spaccato e scorticato; sulle pareti larghe chiazze chiare mostravano dove erano stati appesi i quadri, e grandi fessure ricordavano che durante la guerra una cannonata aveva demolito il tetto e il secondo piano.
La grande tavola di mogano era ancora nella sala da pranzo, con le gambe riparate alla meglio; le credenze e l'argenteria erano scomparse. I pesanti drappeggi di damasco giallo oro che ornavano le finestre ad arco in fondo alla stanza mancavano essi pure; vi erano soltanto i resti delle tendine di pizzo, pulite ma con visibili rammendi.
Al posto del divano intagliato che le piaceva tanto era adesso un banco duro non molto comodo. Vi sedette con la maggior grazia possibile, rammaricandosi che lo stato della gonna non le consentisse di ballare.
Come le sarebbe piaciuto danzare!
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Da VIA COL VENTO (secondo volume)di Margaret Mitchell 1936
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