giovedì 24 ottobre 2019

Vi propongo una pagina di: MASTRO DON GESUALDO



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Poi, quando fu sola, a un tratto, con un gesto disperato, si stappò la gorgiera che la soffocava, con un'onda di sangue al volto, un abbarbagliamento improvviso dinanzi agli occhi, una fitta, uno spasimo acuto che la fece vacillare, annaspando, fuori di sé.
Voleva vederlo, l'ultima volta, a qualunque costo, quando tutti sarebbero stati a riposare, dopo mezzogiorno.



La Madonna l'avrebbe aiutata: "La Madonna!... La Madonna!...". Non diceva altro, con una confusione dolorosa nelle idee, la testa in fiamme, il sole che le ardeva sul capo, gli occhi che le abbruciavano, una vampa nel cuore che le mordeva, che le saliva alla testa, che l'accecava, che la faceva delirare: "Vederlo! A qualunque costo!... Domani non lo vedrò più!... più!... più!...". 



Non sentiva le spine; non sentiva i sassi del sentiero fuori mano che aveva preso per arrivare di nascosto sino a lui. Ansante, premendosi il petto con le mani, trasalendo a ogni passo, spiando il cammino con l'occhio ansioso.
Un uccelletto spaventato fuggì con uno strido acuto. 



La spianata era deserta, in un'ombra cupa. C'era un muricciolo coperto d'edera triste, una piccola vasca abbandonata nella quale imputridivano delle piante acquatiche, e dei quadrati d'ortaggi polverosi al di là del muro, tagliati dai viali abbandonati che affogavano nel bosso irto di seccumi gialli. Da per tutto il senso di abbandono, di desolazione, nella catasta di legna che marciva in un angolo, nelle foglie fradicie ammucchiate sotto i noci, nell'acqua della sorgente la quale sembrava gemere, stillando dai grappoli di capelvenere che tappezzavano la grotta, come tante lagrime.



Soltanto fra le erbacce del sentiero pel quale lui doveva venire, dei fiori umili di cardo che luccicavano al sole, delle bacche verdi che si piegavano ondeggiando mollemente, e dicevano: Vieni! vieni! vieni! Attraversò guardinga il viale che scendeva alla casina, col cuore che le batteva alla gola, le batteva nelle tempie, le toglieva il respiro.



C'erano lì, fra le foglie secche, accanto al muricciolo dove lui s'era messo a sedere tante volte, dei brani di carta abbruciacchiati, dei fiammiferi spenti, delle foglie d'edera strappate, dei virgulti fatti a pezzettini minuti dalle mani febbrili di lui, nelle lunghe ore d'attesa.
Che agonìa lunga! Il sole abbandonava lentamente il sentiero. Moriva pallido sulla rupe brulla di cui le forre sembravano più tristi, ed ella aspettava ancora, aspettava sempre.
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Da Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga 1889



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