giovedì 2 maggio 2019

Leggere l'ARTE: 3°

Continuo a parlarvi (o meglio scrivervi) di arte trascrivendovi un altro bel articolo.

Che emozione l'arte! 

Che cosa ci colpisce quando guardiamo un dipinto?
Perché ci piace? Perché no?
La risposta è nei sentimenti.
Gli artisti li catturano e ce li restituiscono nelle opere.
Ma lo stesso stato d'animo nel tempo è stato percepito in modo diverso.



Picasso diceva che gli artisti raccolgono la polvere che lasciamo cadere dalle nostre vite quando non ci accorgiamo che stiamo sorridendo, amando, soffrendo. I poeti, i pittori, i letterati, gli scultori non possono ignorare la polvere che ci cade dall'anima. Sono sensitivi, ricettacoli delle emozioni umane sparse per terra come se non fossero importanti. Ce le restituiscono nei loro dipinti, nelle loro opere. E' questo il motivo per cui l'arte ci colpisce dentro. Un'opera ci piace perché risveglia in noi sentimenti ed emozioni magari sopiti da tempo, come il desiderio, il delirio, il tormento, l'allegria, lo stupore, il dubbio.




"Nel corso dei secoli abbiamo percepito le emozioni in modo diverso e l'arte ci aiuta a capire come" ci spiega Costantino D'Orazio, storico dell'arte.
La storia ha vissuto l'allegria e il tormento, il desiderio e il dubbio in modi differenti. Allo stesso modo, si sono comportati gli artisti.
Leonardo ci ha raccontato i sentimenti come segni dell'anima. I grandi maestri del Cinquecento hanno reso il corpo e la fisicità messaggeri di ciò che proviamo nel nostro cuore. Il Novecento ha letto le emozioni come voci dello spirito dell'uomo.
"L'allegria è forse il sentimento più difficile da rappresentare, perché la sua percezione è completamente mutata nel tempo". Spiga D'Orazio. "Oggi la percepiamo come una cosa confortante e leggera. Ma questo stato d'animo è stato considerato per molto tempo quasi diabolico, molto vicino alla tentazione. Ne è un esempio il quadro di Jan Vermeer, Due gentiluomini e una fanciulla con bicchiere di vino.



Qui il pittore olandese rappresenta una ragazza che viene sedotta da due uomini che le versano del vino per farle perdere il controllo. Il sorriso della fanciulla scaturisce dall'ebrezza e l'autore condanna questa situazione con un giudizio morale molto severo. L'allegria è vista come tentazione, come qualcosa che porta all'indebolimento della volontà.
Tant'è che si intuisce perfettamente l'esito della scena: i due uomini si approfitteranno di lei.
L'allegria che dipinge Vermeer, vissuto nel Seicento, epoca moralizzatrice che aveva eletto la moderazione a metro della vita, è un'emozione negativa, un pericolo da tenere a bada, perché può renderci deboli e in balia degli altri".

Prosegue nel prossimo post...

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