venerdì 29 aprile 2011
GIALLI ! parte seconda
" Questa settimana sarà dedicata interamente a mia moglie. Arthur Craig e la sua casa editrice dovranno adattarsi a fare senza di me per alcuni giorni."
E così dicendo l'aveva baciata galantemente. Era stato un periodo meraviglioso. Avevano passato l'ultimo dell'anno in casa di un editore amico, in mezzo a letterati celebri, in una conversazione spumeggiante di spirito e di champagne.
Claire prendeva raramente parte alla vita nuovayorkese del marito e quella fu per lei una serata elettrizzante. Al mattino John la costringeva a fare la prima colazione a letto, mentre lui scorreva i titoli dei giornali, leggendo ad alta voce gli articoli più interessanti. A mezzogiorno pranzavano regolarmente al Reisenweber, la sera cenavano da Delmonico, e non perdevano un solo spettacolo teatrale.
I pomeriggi, infine, Claire li passava non meno piacevolmente, facendo acquisti di ogni genere nei lussuosi negozi di Broadway.
"Non sei in collera?" chiedeva ansiosamente al marito, ogni volta che tornava da quelle scorribande, carica di pacchetti.
Ma John si limitava a baciarla.
Una vita paradisiaca... finché non sopravvenne il maltempo.
(tratto da: Colpo di grazia di Ellery Queen 1966 )
Al numero 909 di St.Andrews Avenue, sorgeva un edificio in mattoni, in una strada fiancheggiata da case in mattoni, all'interno di un quartiere di fabbricati in mattoni. Mattoni rossicci, s'intende.
Ma l'edificio si distingueva , da quelli circostanti, per un diverso stile architettonico e per due caratteristiche: la prima consisteva nelle finestre del primo piano, più alte e più strette di quanto sarebbero dovute essere; con tendine rosse, dalle quali filtrava una tenue luce, proveniente dall'interno; il che sembrava promettere al visitatore la sua parte di mistero.
La seconda particolarità era la targhetta con il nome. Sopra al pulsante del campanello c'era un piano in miniatura, scolpito in legno, e la scritta: JOACHIM FRY.
Phil Caprice infilò la mano sotto il leggero impermeabile, per mettersi a posto un ultima volta il cravattino nero dello smoking; infine, appoggio la punta di un dito sul pulsante del campanello e premette leggermente. Il suono che ne scaturi , riproduceva alla perfezione la tonalità di "La".
Si sentiva di ottimo umore.
(tratto da: La settima maschera di Henry Slesar 1973 )
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