Un vecchio libro di cucina non serve solo a suggerirci ricette da riscoprire ma può anche essere una piacevole lettura; come questa che riportiamo.
Cominciamo entrando con delicatezza a curiosare nel salotto di una casa della medio-borghesia negli anni che precedono le guerre:
"Nella vetrinetta bella del salotto facevano mostra di sé bottiglie a volte dalle strane forme, sempre riempite di liquori dai più impensabili, anche se delicati, colori: venivano offerti in piccolissimi bicchieri dal cui bordo erano sempre pronti a traboccare sul centrino di pizzo che ricopriva il vassoio di argento placcato.
I liquori avevano nomi come: Mistrà, Centerbe, Sassolino, Triple sec, Curacao.
Sono stati il simbolo della borghesia e dei salotti intellettuali, il simbolo di un certo benessere.
La seconda guerra cambiò i gusti, tutto fu spazzato via dall'ondata del Whisky."
"RATAFIA' Si comincia a parlare di questo liquore ai primi del 1700.
C'è chi ne fa risalire l'origine a un erborista francese, chi a un italiano. Quello che è certo è che in Italia fu diffusissimo, praticamente per quasi un secolo fu il re incontrastato dei nostri salotti.
Ne furono entusiasti bevitori Innocenzo II e Anselmo d'Aosta che lo raccomandava particolarmente ai militari.
In Italia il migliore veniva, e viene, fabbricato in provincia di Vercelli utilizzando piccole ciliegie selvatiche.
Esistono Ratafià anche di arancia, di albicocca, di fragola.
Si tratta di un liquore veramente molto gustoso, fine e delicato." Guglielmo Solci
"UN MESE IN CUCINA" Fabbri Editori 1968
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