Poi uscì nella notte, una figura spettrale che sgusciava lieve e silenziosa tra le ombre. La Strega di Ilse amava il buio, vi trovava il conforto che non riusciva ad avere alla luce del giorno. L'ombra la calmava e la celava, addolciva le punte e i bordi taglienti, toglieva lucidità e chiarezza. La vista diveniva meno importante, perché gli occhi si lasciavano ingannare. Un movimento in un punto cambiava l'aspetto di qualcosa che stava in un altro. Ciò che era innocuo alla luce diventava sospetto al buio. Era come la sua vita: un collage di immagini e voci, di ricordi che avevano dato forma alla sua vita, non tutti in sequenza, non tutti legati tra loro con un senso compiuto. Come le ombre con le quali si immedesimava, la sua vita era un mosaico di tessere spezzate e di connessioni interrotte che chiedeva di essere riparato e ricomposto. Il suo passato non era scolpito nella pietra, ma tracciato sull'acqua.
La casa del guaritore era davanti a lei, vicino agli alberi della foresta circostante. era arrivata nel tardo pomeriggio dalla Malaterra, allontanatasi dalla sicurezza della sua casa per rispondere al messaggio della spia, poiché ne sentiva l'importanza e voleva scoprire di persona i segreti che nascondeva. Aveva lasciato la sua Averla da guerra nel boschetto sotto la scogliera, con un cappuccio sulla testa feroce e gli artigli impastoiati. Se non avesse fatto così l'animale sarebbe fuggito.
da La strga di Ilse di Terry Brooks
Se riuscirò leggerò la trilogia per poi passare a leggere qualcosa di M. Z. Bradley, ma il tempo a mia disposizione è veramente esiguo. Spero voi ne abbiate di più! |
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