venerdì 23 giugno 2023

6 consigliere per il classico "Consigli di lettura per le vacanze"!


 Nel post di ottobre 2015 dal titolo Ci presentiamo vi elenco nomi e caratteristiche di un gruppo di lettrici che collaboravano con me alla buona riuscita della nostra bancarella a Librisottoiportici e alla scelta di letture da presentarvi su questo stesso blog.

Il tempo ci ha disperso ma non allontanato così che ho deciso di chiedere a ognuna di loro quali saranno le loro letture "vacanziere" e riportarvele.

Ognuna, (e se avete riletto il post lo sapete) ha propri gusti e chissà che coincidano coi vostri e vi siano dunque utili consigli.

Eravamo 6, di differenti eta ed istruzione, per cui saranno 6 post dal titolo "Consigli per chi ama leggere ..."

Buona lettura



giovedì 22 giugno 2023

Tentativo non riuscito

 


Coi post precedenti intendevo, attraverso una loro lettera accompagnata da un brano dei loro scritti, presentare un pensiero intimo di questi due grandi autori; una loro personale visione del sentimento amoroso. Ma non ci sono riuscita, temo. Penso dunque di abbandonare questo tipo di "ricerca" e proporvi altro, fino che il mio umore mi lascerà la Buonavolontà.





Conosciamo il "cuore" di un autore IV°

 Per quanto filosofo scettico, per quanto poeta ironico, Gringoire sulle prime non fu capace di decidere se la ragazza fosse un essere umano o una fata, tanto si sentì affascinato da quella visione abbagliante.


Senza essere alta, lo sembrava, tanto era slanciata e ardita la sua figura sottile.. Era bruna, ma si capiva che di giorno quella pelle aveva certo i bei riflessi dorati delle donne andaluse e romane.


Anche il suo piedino era andaluso, perché stava allo stesso tempo stretto e a suo agio nella graziosa scarpetta. La fanciulla danzava, volteggiava, turbinava sopra un vecchio tappeto persiano gettato con negligenza sotto i suoi piedi; e ogni volta che piroettando il suo viso radioso ti passava davanti, quei grandi occhi neri ti lanciavano un lampo.



Attorno a lei, tutti gli sguardi erano fissi,  tutte le bocche socchiuse; e davvero, mentre ballava così, al suono ronzante del tamburello basco che teneva alto sul capo con le braccia rotonde e pure, sottile, fragile e vivace come una vespa, col cosaletto d'oro che non faceva una grinza, con la veste variopinta che si gonfiava e ondeggiava, con le spalle nude, con le gambe sottili che la gonna scopriva di tanto in tanto, con quei capelli neri, con quegli occhi di fiamma, essa sembrava una creatura soprannaturale.



......



La sua voce era come la sua danza, la sua bellezza: indefinibile e squisita; qualche cosa di puro, di sonoro, di aereo, direi quasi di alato. era un continuo sbocciare di melodie, di cadenze inattese, poi frasi semplici costellate di note acutissime e sibilanti, e sbalzi di gamma da scoraggiare un usignolo, ma dove l'armonia non si sperdeva mai; poi molli ondulazioni di ottave che si sollevavano e si abbassavano come il seno della giovane cantatrice. Il suo bel volto seguiva con straordinaria mobilità tutti i capricci della canzone, Dall'ispirazione più scapigliata alla più casta dignitosità. Sembrava ora una pazza ora una regina.


da Notre Dame de Paris   

sabato 17 giugno 2023

Conosciamo il "cuore" di un autore III°

Lettera di Victor Hugo a Juliette Drouet

                                                                Mercoledì 6 maggio 1846 (dieci del mattino)

Dolce angelo adorato, voglio che tu riceva in ogni caso la tua letterina. ebbene, se verrò, tanto meglio! Non mi metterai alla porta. Se non potrò venire, avrò la consolazione di pensare a questo biglietto che sarà al mio posto sul tuo cuore. Mi sembrerà da qui, ahimè da ben lontano, di veder sorridere il tuo bel viso e sarò contento nella mia tristezza. Non voglio che tu sia triste, voglio che tu sia gaia, voglio che costì voi mangiate allegramente  come degli orchi chiacchierando come delle gazze. Dì questo a chi sai. Si arrabbierà con me, lo so, ma purchè ridiventi la mia grande e bella Claire, che cosa mi importa?


Ti ho seguita ieri con gli occhi e con l'anima come ogni giorno quando ti lascio e quando ho visto sparire alla curva della riva il tuo vestito nero e il tuo scialle verde, mi è sembrato che il sole sparisse e che si facesse notte. O amatissima, sei penetrata così profondamente nella mia vita, sei talmente la necessità del mio cuore e la luce dei miei occhi! Ti amo, vedi! Ti amo!


Addormentati questa sera con questo pensiero. Da parte mia io farò altrettanto. Bacio i tuoi dolci occhi.


da Lettere d'amore dell'800 francese  edito 1964

giovedì 15 giugno 2023

Conosciamo il "cuore" di un autore II°


 Carlo era dunque felice e senza un pensiero al mondo. Un pranzetto a due, una passeggiata la sera sulla strada maestra, un gesto della mano di lei sui capelli, la vista del suo cappello di paglia appeso alla maniglia d'una finestra e tante altre cose nelle quali egli non aveva mai immaginato di poter trovare piacere, formavano adesso una trama continua della sua felicità.


La mattina, a letto, accostato a lei sui guanciali, Carlo guardava passare la luce del sole tra la peluria bionda delle sue gote mezzo coperte dalle ali della cuffietta. Visti così da vicino, gli occhi di lei gli sembravano più grandi, sopratutto quando, svegliandosi, ella apriva e richiudeva le palpebre più volte di seguito; neri nell'ombra e blu scuro in piena luce, avevano come strati di colore sovrapposti, che, più densi nel fondo, andavano facendosi più chiari verso la superficie dello smalto.


Lo sguardo di lui si perdeva in quella profondità dove, in piccolo, vedeva rispecchiata la sua immagine fino alle spalle.....


..... Allora, sulla strada maestra che allungava, infinito, il suo lungo nastro di polvere, nei viottoli incassati dove gli alberi si inclinavano a pergola, nei sentieri dove i culmi di grano gli arrivavano alle ginocchia, col sole sulle spalle e l'aria del mattino nelle narici, pieno il cuore delle delizie della notte, con lo spirito tranquillo e la carne soddisfatta, Carlo avanzava ruminando la sua felicità come chi assapori ancora, dopo il pasto, il sapore dei tartufi che sta digerendo.

da Madame Bovary di Gustave Flaubert  edizione dell'1985



lunedì 12 giugno 2023

Conosciamo il "cuore" di un autore I°

 Gustave Flaubert a Luisa Colet

                                                                       4 agosto 1846 martedì sera (mezzanotte)

Dodici ore fa eravamo ancora insieme? Come sono già lontane! La notte è ora calda e dolce: odo sotto la mia finestra fremere il vento il gran tulipiero e quando levo gli occhi vedo la luna che si specchia nel fiume. eccomi qui, ben chiuso e tutto solo, intento a riordinare ciò che tu mi hai dato; le due lettere sono nella borsetta ricamata, appena avrò finito questa mia mi affretterò a rileggerle.


Non ho voluto scrivere con la mia solita carta da lutto: vorrei che da me non ti giungesse mai nulla di triste, vorrei non procurarti che gioia e circondarti di una felicità calma e continua per compensarti un po' di tutto quello che mi hai dato a piene mani, con la generosità del tuo amore.. Ho paura di esser freddo, arido, egoista, e Dio solo sa invece quel che in questo momento s'agita in me. quanti ricordi e quanto desiderio! Ah le nostre belle passeggiate in vettura, la seconda soprattutto con il guizzar dei lampi! Ricordo la tinta degli alberi accesi dal riverbero dei fanali e il dondolio delle molle: eravamo soli e felici. Contemplavo il tuo volto nell'ombra e lo vedevo attraverso le tenebre: gli occhi t'illuminavano tutta la faccia.



Sento che scrivo male e che tu leggerai freddamente queste righe: non riesco a dir nulla di tutto quel che vorrei. Le mie frasi si urtano come in un respirare affannoso: bisognerebbe colmare l'intervallo fra l'una e l'altra e tu lo farai, non è vero?



Mia madre mi aspettava alla stazione: ha pianto vedendomi arrivare come tu avevi pianto vedendomi partire. La nostra miseria è così grande che non è possibile allontanarci da un luogo a un altro senza far piangere in tutt'e due! Questo è cupamente grottesco.



Ho ritrovato qui le zolle verdi, gli alberi eretti, l'acqua gorgogliante come quando ero partito. I libri sono ancora aperti alla stessa pagina, nulla è cambiato. La natura esteriore con la sua desolante serenità ci fa vergognare del nostro orgoglio, Non importa, non pensiamo nè all'avvenire, nè a noi, nè a niente. Pensare è soffrire. abbandoniamoci al vento del nostro cuore finché esso gonfierà la vela, lasciamo che ci spinga dove vorrà e quanto agli scogli... tanto peggio se ci saranno. Basta, vedremo. Addio, addio.

da Lettere d'amore dell'800 francese "1964"