Piazza delle Erbe. Nel Medioevo si chiamava "Compagna de Ciassa-Lunga", poi divenne Piazza Nuova e, dal 1600, ha il nome di oggi
Un tempo - davanti al cosiddetto "Berchi" scolpito nel 1694 dal Parodi, con un gran "Putto con Delfino" - vi si teneva mercato. Merce principe primaverile, tra le numerose verdure, erano i freschi mazzi di bietole (o giaee), ingrediente fondamentale, di base, per la "torta pasqualina" assieme alle ovate foglioline di maggiorana, la persa soavissima (il secondo ingrediente d'obbligo, la quagliata ovvero la priscinseua, si acquistava poco lontano, in Bancodietro S. Donato). Altre "erbe" in vendita erano le borragini, indispensabili per i ravioli; i fagiolini in erba, gradito complemento per le "trenette avvantaggiate", naturalmente al pesto; eppoi cavoli cappucci appena aperti, quelli che in dialetto si chiamano gaggette, infine grano duro o granfaro, verze, melanzane e insalate d'ogni tipo assieme, a fine maggio, alle ciliege amarene dette pisciuellinne, cioè diuretiche.
Il mercato oggi non c'è più, ma piazza delle erbe è altrettanto caratteristica. I palazzi che le incombono attorno, e la fanno raccolta, sono restaurati, con statuette votive di Madonne in marmo nelle "edicole" (in alto, non a portata di ladro: statuette analoghe, in tutta Genova, sono state tutte involate). Ci sono vecchi esercizi: un ristorante tipico, un pregiato libraio antiquario, un cappellaio, un artigiano del ferro, un "lavorante in vetro e piombo", un elegantissimo (quasi esclusivo) negozio d'abbigliamento.
Gli altri "luoghi caratteristici" che preferisco appartengono alla memoria. sono quelli a me più cari. Li ritrovo anche in vecchie foto di mio padre, che conservo: il Borgo Pila con l'omonimo ponte, tirato giù nei primi anni Venti.....
Da Genova di Marcello Staglieno