Un paesaggio marino non si lascia afferrare a un piccolo colpo d'occhio. Ci vuole tempo e numerosi sguardi per coglierne le differenze, le costanti. |
Nell'infinita estensione del mare, nell'assoluta libertà del volo dei gabbiani è racchiuso il significato più profondo di questo particolare aspetto della natura. |
La nostra stagione marinaresca, quando venne, non fu una stagione qualsiasi.
A parte la sua durata plurisecolare, fu così travolgente da superare ogni confronto.
I velieri delle Repubbliche trasmigravano a sciami, ogni primavera, verso l'Oriente, carichi di mercanzie attentamente vigilate dai mercanti, che, sempre presenti a bordo, oltre ad essere uomini d'affari erano anche capaci di maneggiare la spada e sapevano molte cose sulla navigazione.
Le isole greche dello Jonio e dell'Egeo, Rodi e Creta, fino alla lontana Cipro, le coste turche cosparse di città ricche e chiassose, dai colori sfarzosi e dagli odori penetranti, avevano empori genovesi, veneziani, insomma italiani, magazzini, bazar dove si parlavano i nostri dialetti.
Non basta.
Velieri audaci si spingevano attraverso i Dardanelli, oltre il Bosforo, sul Mar Nero, fino a Odessa e alla Crimea.
Altri mettevano la prua sulla Terra Santa, per stabilire il collegamento con le carovane provenienti dall'India e dalla Cina.
E questi viaggi avventurosi si ripetevano ogni anno, sempre più numerosi, sempre più redditizi; quando non si facevano, ben inteso, altre spedizioni, di carattere bellico; le flotte di Solimano il Magnifico veleggiavano immense e minacciose verso ovest, per colpire il Peloponneso o Malta, Tunisi o la Sicilia e bisognava contrastarle.
Viaggi di guerrieri, viaggi di mercanti: ogni estate si ripetevano gli episodi della stessa commedia umana ..... ( e si ripetono ancora)
Da "Italia mare" di Pietro Ottone e Gaetano Cafiero delle edizioni WHITE STAR 1991.
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