Dopo il Congresso di Vienna, l'Italia tornò ad essere divisa, com'era prima, in tanti piccoli stati.
Perciò la carta politica d'Italia somigliava al vestito d'Arlecchino.
La speranza degl'Italiani, invece, era quella di far l'Italia tutta d'un colore, cioè unita e indipendente.
Infatti, il poeta Giuseppe Giusti scriveva in quegli anni:
E poi vedete un po': qua son turchino,
là son rosso e bianco, e quassù giallo e nero;
insomma a toppe come un Arlecchino;
se volete rimettermi davvero,
fatemi, con prudenza e con amore,
tutto d'un pezzo e tutto d'un colore.
Dal sussidiario della classe 5° Il fiore d'oggi
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