Il Po a Casalmaggiore |
Pino Bunsignùr, cioè "monsignore", secondo il dialetto casalesco, non era affatto un prelato.
era semplicemente un povero diavolaccio, che si era meritato quel soprannome dal popolo, per essere stato per diversi anni al servizio di due abati. Un titolo, questo di "Bunsignùr", proprio "ad personam", tanto che una volta affibiatogli, gli rimase addosso per tutta la vita, in luogo del suo vero cognome, del tutto ignorato dai più. Anche quando visse come inserviente presso l'orfanotrofio maschile e, in seguito, presso la caserma dei carabinieri.
Calzolaio controvoglia in gioventù, ma nomade e piuttosto scansafatiche per vocazione, egli aveva abbandonato il deschetto dopo la guerra del 1915-18, per viver d'espedienti.
Oltreché fuorviarlo , distogliendolo dal suo pacifico lavoro, la guerra gli aveva lasciato indelebili tracce sul fisico. L'uso dell'elmetto lo aveva ridotto pelato al pari d'una zucca candita, lasciandogli soltanto una corona fratina di capelli ricciutelli. La maggior parte dei suoi denti non era che una disastrata serie di finestre e finestrelle, inframezzate da vacillanti e giallognoli balaustrini. Durante la prigionia, mentre accorreva a prendere la sua razione di sbobba, una sentinella ungherese, per rimetterlo in fila, gli assestò una brutale botta sulla bocca, con il calcio del fucile.
Al primo inconveniente rimediò con un cappelluccio floscio, fatto ad agnolotto, che egli teneva costantemente in capo, anche in letto. Al secondo non fece gran caso, lasciando intatto quello scompiglio, senza ricorrere a dentisti di sorta. Tanto, il suo stomaco digeriva pure i sassi, senza bisogno d'una perfetta masticazione. D'altra parte, il vino che egli ingollava quotidianamente in abbondanza, contribuiva a favorirgli la digestione.
Oh, come gli piaceva il vino!
......
Questo è l'inizio di uno dei....
Ricordi di un PICCOLO MONDO PADANO di Giuseppe Giacomo Gardani
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