Cominciamo a percorrere quest'ultima parte di GENNAIO partendo dal Massachusetts, più esattamente da Amherst dove troviamo la bella casa e sopratutto l'amatissimo giardino di Emily Dickinson.
Eccovi due righe dal bellissimo libro di Marta McDowel la cui prima edizione è del 2005
Emily Dickinson e i suoi giardini |
Ad Amherst l'inverno è buio. Le giornate si accorciano, il sole tramonta verso le quattro e mezza. Davanti a casa Dikinson, Main Street non è stata spazzata; la neve è compatta e i fattorini riparano le ruote dei calessi. Dalle stalle escono le slitte, così silenziose che per avvisare i pedoni vengono munite di campanelli. L'inverno è fatto di "giornate di campanelli tintinnanti" scrisse Emily, ricordando le uscite e le corse in slitta della sua giovinezza. I bambini pattinano sulle pozze ghiacciate nel campo dei Dickinson e il cielo terso è solcato spesso da gelide piume di cirri. Prima di un temporale, le nubi si addensano grigie e fitte; l'aria sa di neve.
L'avanzare della stagione si può misurare dalla neve caduta.
Per gran parte dell'inverno il giardino di Emily è così imbiancato che sembra un paesaggio lunare. La neve è una coltre fredda ma preserva la vita, impedendo che l'avvicendarsi di gelo e disgelo faccia spuntare le piante e poi ne stronchi le radici tenere. La neve spolvera e glassa gli alberi della casa come fossero creazioni d'alta pasticceria - non a caso si usano espressioni come "ghiaccia" o "chiare montate a neve".
Durante certi temporali le precipitazioni si confondono, passano dallo stato liquido al solido quando le temperature scendono intorno allo zero. Emily la descrisse come "la frattura argentea dell'inverno". sulle grondaie di casa e granaio, dove sgocciola l'acqua si formano ghiaccioli affusolati, sotto i quali è un pericolo restare quando comincia il disgelo. I rami degli alberi scintillano al sole.
L'inverno si lascia seminare né più né meno che la primavera. |
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