venerdì 23 agosto 2019

La LETTURA nella ROMA ANTICA



"Se hai una bella biblioteca col giardino, hai tutto" 
 scriveva Cicerone a Varrone.

Per il cittadino romano gli studia humanitatis, le belle letture, sono un momento centrale dell'esistenza, parte della propria formazione, dell'impegno e dello svago, strumento indispensabile per costruire un' immagine di sé, della propria famiglia, della società. 
E l'eredità della cultura umanistica latina è giunta a noi attraverso una catena di passaggi (dai papiri e dalle pergamene ai codici medievali e alle moderne edizioni a stampa) che hanno permesso di conservarci un patrimonio di letteratura, storia e diritto che sono parte intrinseca del nostro essere italiani, europei, cittadini del mondo.


Si chiamavano volumina
ed erano rotoli in carta di papiro
che per la loro struttura dovevano essere maneggiati con attenzione
e questo fu il solo supporto
almeno fino all'introduzione della pergamena
II sec. d.C.
I volumina vengono prodotti su ordinazione in più esemplari, generalmente da schiavi specializzati.
E' documentata una editoria fiorente, capace di realizzare diverse migliaia di copie di un'opera, come ci informa Plinio nelle sue lettere circa l'elogio scritto a regolo per il padre. egli inoltre testimonia come Varrone sia letto in ogni parte del mondo.
Sappiamo inoltre che scrittori celebri sono legati ai loro editori di fiducia: Attico, per fare un solo famoso esempio, è l'editore di Cicerone.
Un nuovo libro uscito è subito rintracciabile nelle librerie, luoghi di piacevoli incontri tra letterati, e viene reclamizzato in forma di estratti oppure pubblicando manifesti con l'indice e il piano dell'opera.



Dalle didascalie presenti al MUSEO ARCHEOLOGICO di Como.

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