lunedì 30 luglio 2012

Vi presento ELIZABETH BARRETT

Dopo una lunga ed ingiustificata pausa, siamo tornate ad occuparci del nostro BLOG.
E per farlo abbiamo scelto una serie di 14 libri della Mondadori dedicati alle donne che sono entrate nella Storia; LE IMMORTALI.


Durham 6 marzo 1806
Firenze 29 giugno 1861
A quattro anni i bambini piangono per le ragioni più disparate: perché vogliono il sole, perché vogliono la luna, perché si sono sbucciati un ginocchio o perché non riescono ad aprire il ripostiglio della marmellata.
Ma è decisamente raro trovarne uno che pianga perché non capisce il greco antico. Pure fu questa la causa d'uno scoppio di lagrime infantili da parte di Elizabeth Barrett. Se poi si aggiunge che a sei anni scrisse la prima poesia "argomento: La virtù" e poco dopo lesse Omero, nella traduzione di Pope; e infine che prima di compiere i dieci anni aveva già al suo attivo un poemetto intitolato La battaglia di Maratona, vediamo precisarsi l'immagine di una bambina prodigio, in tutta la fastidiosa portata del termine.
Eppure Elizabeth Barrett "che in famiglia chiamavano Ba" non era un piccolo mostro, come sarebbe lecito aspettarsi. Se fosse stata figlia unica, sarebbe riuscita probabilmente insopportabile, date le premesse; ma per buona fortuna c'era una tribù di fratelli e di sorelle che contribuiva a smussarne le angolosità di carattere.

"Una giovane donna  snella e delicata, ancora una bambina, con mani e piedi squisiti, viso tondo, fronte nobilissima, bocca larga ma di bellissima forma e piena d'espressione; labbra di corallo e denti grandi, regolari e scintillanti di sano biancore; grandi occhi neri, con ciglia così lunghe da toccare le guance quando si abbassano, e, se rivolte in su , le fini sopracciglia arcuate; una carnagione bruna ma letteralmente splendida come di una rosa scura, una profusione di riccioli morbidi come la seta e quasi neri, e un insieme così giovanile e modesto che è difficile descriverlo. Aggiungete a tutto ciò una maniera semplice ma elegante e raffinate di vestirsi, caratteristica del resto di tutta la famiglia Barrett, e avrete un idea di lei".
( descrizione di Elizabeth  fatta dall'amica e collaboratrice Mary Mitford nel 1837 )



" Abito a Londra , si, ma potrei vivere in un deserto, tanto profonda è la mia solitudine e tanto completo l'isolamento dalle cose e dalle persone di fuori. Sto sdraiata sul divano tutto il giorno, e un giorno dopo l'altro, e le mie finestre non guardano neppure sulla via. Per darmi un illusoria parvenza campestre ho fatto piantare in un vaso dell'edera , che è attecchita e si è avvinghiata ad una delle finestre, e se appena tira un soffio d'aria, batte sul vetro colpetti sommessi, e mi richiama alla mente i boschi e la verzura."
( tratto da una lettera di Elizabeth )

Da "LE IMMORTALI" di Arnoldo Mondadori Editore.

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